Siria, Usa: "Uso armi chimiche innegabile".
26/08/2013
Il segretario di Stato Usa e il portavoce della Casa Bianca: "Scosse coscienze del mondo". "Il colpevole deve pagare". Ma poi: "Obama non ha ancora deciso". Secondo i media Gb la scelta sarà fatta entro poche ore. Palazzo Chigi: "Superato punto di non ritorno". Fuoco da cecchini sul convoglio ispettori.
Si gioca tutto sulle armi chimiche. E' "innegabile" che siano state
usate in Siria e che ci sono "pochi dubbi" che il regime di Assad sia
responsabile del loro uso. Questa la posizione di Washington. Ma la
decisione degli Stati Uniti non è stata ancora presa.
L'attacco
con i gas di mercoledì 21 agosto in Siria ha "sconvolto la coscienza del
mondo", ha detto il segretario di Stato americano John Kerry in una
conferenza stampa per aggiornare lo stato del lavoro del team di
sicurezza del presidente Barack Obama. Perché, ha continuato Kerry,
l'uso di armi chimiche in Siria è stato indiscriminato e su larga scala e
"non può essere senza conseguenze. E' un'offesa a tutta l'umanità". E
ancora. "Il regime siriano ha qualcosa da nascondere. Il via libera agli
ispettori è arrivato troppo tardi. Siamo in possesso di informazioni e
le stiamo valutando insieme agli alleati".
Il portavoce della
Casa Bianca. Jay Carney, conferma: "Ci sono pochi dubbi sul fatto che
sia stato il governo di Assad a usare le armi chimiche". Ma precisa che
Obama non ha ancora deciso l'azione.
E' sulle prove degli
ispettori sulle armi chimiche che gli Stati Uniti decideranno se
intervenire militarmente o meno. E con loro il resto della comunità
internazionale. Perché Washington vuole che la soluzione sia
"multilaterale". Per questo si susseguono contatti con il Vecchio
continente.
E oggi gli ispettori delle Nazioni Unite sono stati colpiti, senza essere feriti, da alcuni cecchini. Stavano raggiungendo il luogo dell'attacco con i gas in cui sono morte oltre 1.300 persone. Secondo Sky News, sono comunque riusciti a raccogliere "elementi utili". Addirittura di "grande valore".
Chi
sia stato a tentare di ostacolarli non è chiaro. Gli attivisti
hanno però riferito che il convoglio degli esperti Onu ha potuto poi
riprendere l'ispezione e entrare nella zona sotto assedio da settimane,
incontrando alcuni dei civili colpiti e i medici nel centro della
Mezzaluna rossa dove sono state portate decine di persone che hanno
ancora sintomi dovuti a un attacco chimico. Gli ispettori hanno parlato
con alcuni feriti a cui hanno prelevato campioni di sangue e di capelli.
Poi, dopo la visita, sono tornati verso l'hotel dove alloggiano a
Damasco.
La missione degli ispettori è
stata lo stesso interrotta: "Il primo veicolo dell'equipe che indaga
sulle armi chimiche è stato deliberatamente e più volte preso di mira
con colpi di arma da fuoco da cecchini non identificati", ha raccontato
il portavoce Onu Martin Nesirky.
Stati Uniti e Gran Bretagna
decideranno a breve come procedere al primo attacco missilistico contro
il regime siriano. Dopo la lunga telefonata (40 minuti) tra Barack
Obama e David Cameron in cui i due leader avrebbero stabilito di
prendere una decisione "entro 48 ore" ipotizzando un attacco entro al massimo "10 giorni", la comunità internazionale è in allarme.
Bashar Assad dice
di non aver paura: "Sono accuse assurde, se ci attaccano li aspetta il
fallimento". La Siria è pronta ad "affrontare qualsiasi eventualità"
hanno reso noto fonti dei servizi di sicurezza siriani. Intanto gli
insorti avrebbero messo a segno un importantissimo successo militare,
riuscendo a tagliare le linee di rifornimento verso Aleppo destinate
alle forze fedeli al regime.
Si aspetta di sapere con certezza
l'uso dei gas. Il nodo è lì. Ma con ogni probabilità, sostengono
Washington, Londra e Parigi, i tecnici del Palazzo di Vetro non
troveranno nulla perché è trascorso troppo tempo. Gli esperti hanno
spiegato che dopo 3 giorni (72 ore) è quasi impossibile trovare tracce
dei gas.
La mancanza di prove è quello a cui si tiene fermo anche Il presidente russo Vladimir Putin.
"Non ci sono prove del fatto che ci sia stato un attacco con armi
chimiche né di sapere chi sia responsabile". Un intervento militare
avrebbe "conseguenze gravissime", ha avvertito il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Poi ha concluso: Mosca non andrà in guerra con nessuno in caso di intervento militare.
Dal governo italiano è
arrivata una "condanna totale dell'atteggiamento del regime" di
Damasco: "Si è oltrepassato il punto di non ritorno". E' quanto
riferiscono fonti di palazzo Chigi, al termine dell'incontro sulla
Siria, durante il quale si è auspicata "una soluzione in ambito
multilaterale". Prima di assumere qualunque tipo di iniziativa in Siria
bisogna "pensarci mille volte" perché le "ripercussioni potrebbero
essere drammatiche", ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino che giudica l'uso di armi chimiche "abbastanza assodato".
Secondo
la Francia, l'Occidente deciderà "nei prossimi giorni", più
precisamente "entro la settimana", quale risposta adottare: lo hanno
affermato tanto il presidente Francois Hollande quanto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius.
"Nei prossimi giorni sarà negoziata" una "risposta proporzionata" e "la
decisione di un intervento militare non è stata presa" ha detto Fabius.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto
che l'attacco del regime siriano deve avere conseguenze: "Deve essere
indagato, non può essere lasciato senza conseguenze". E il suo portavoce
ha poi precisato che il governo tedesco ha "prove molto chiare che si è
trattato di un attacco con armi chimiche". Il ministro degli Esteri
tedesco Guido Westerwelle ha precisato che se l'uso di armi chimiche
dovesse essere confermato ci saranno delle "conseguenze" per Damasco,
perché "sarebbe un crimine contro la civiltà".
Mentre la Cina
sollecita un approccio "cauto" alla crisi. "Tutte le parti dovrebbero
gestire la questione delle armi chimiche con cautela, per evitare di
interferire nella complessiva direzione di risolvere la questione
siriana attraverso la soluzione politica", ha indicato il ministro degli
Esteri di Pechino, Wang Yi. L'Arabia Saudita ha chiesto all'Onu di agire di fronte ai "terribili massacri". E di uso "palese" di armi chimiche parla anche Israele. Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha
detto che "il mondo sta guardando la Siria", sottolineando ancora una
volta che gli esperti delle Nazioni unite devono avere "libero accesso"
al sito ed essere messi in grado di lavorare "senza ostacoli".
Oggi ad Amman in Giordania si
è tenuta la riunione dei vertici militari di 10 Paesi, a partire dal
generale usa Martin Dempsey, il britannico Sir Nick Houghton, e gli
omologhi di Francia (il cui governo sostiene la necessita di una
risposta militare ad Assad), Canada, Italia e Germania (che non vedono
di buon occhio un intervento armato) oltre che Giordania, insieme ad
Arabia Saudita, Qatar e Turchia (Paesi sunniti che fanno a gara nel
sostegno alla multiforme opposizione siriana). La Turchia si è detta
disponibile a partecipare a qualunque coalizione intervenga in Siria.
L'evento, hanno sottolineato diverse fonti, era previsto da giugno.
Nella regione Washington e Londra hanno già forze
militari potenti. Gli Usa hanno schierato nel Mediterraneo (base
dell'intera VI flotta) nelle vicinanze delle acque siriane 4
cacciatorpedinieri della classe Arleigh Burke armati ognuno con 96
missili da crociera Tomahawk in grado di colpire con estrema precisione
bersagli a 2.500 km di distanza, gli stessi usati per martellare la
Libia di Muammr Gheddafi nel 2011. La Royal Navy ha diverse navi da
guerra, incluso un sottomarino a propulsione nucleare, la portaerei Hms
Illustriuos, la portaelicotteri Hms Bulwark e almeno 4 fregate, Il
dispositivo aereo vede nelle vicinanze la base Usa di Incirilik a Smirne
in Turchia, oltre a squadriglie di F-16 nella confinante Giordania e
quella della Raf ad Akrotiri a Cipro.
E si torna a parlare anche delle sorti di padre Paolo Dall'Oglio,
scomparso circa un mese fa e del giornalista Domenico Quirico.
"Sappiamo con certezza solo che padre Paolo è in grave pericolo", dicono
i giovani del "Free Youth Committee" di Raqqa legati all'opposizione
siriana. (LaRepubblica)
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