mercoledì 31 luglio 2013

Ahmed Mansour - Al-Jazeera scrive tramite Facebook.


31/07/2013   

Ahmed Mansour - Al-Jazeera scrive tramite Facebook.

Abramovich commentatore televisivo del canale israeliano ha detto «Per Netanyahu, il successo del colpo di stato è importante affinchè non venga contrastato il programma nucleare iraniano», l'orientalista sionista Avi Meda ha detto: «Il grande sforzo svolto dai militari in Egitto al fine di modificare l'ambiente culturale avrà un ruolo nell'indebolimento dell'estremismo islamico", mentre il sionista Generale Ravin Pedhtisor, ha detto: «Il coinvolgimento dell'esercito egiziano nella politica attuato in questo modo garantirà la continuazione della nostra superiorità qualitativa e ci permetterà di sopraffare gli arabi per molti anni". 


Nella stessa notte ha annunciato che nel Canale Dieci israeliano Netanyahu ha chiesto ad Obama di fare pressione sui  leader arabi in modo da intensificare le loro visite in Egitto al fine di dichiarare la legittimità del colpo di stato, mentre il Professor Ephraim Kam ricercatore senior presso il Research Center, ha pubblicato un articolo sul quotidiano «Israele oggi», dove ha avvertito del pericolo di fallimento del colpo di stato militare in Egitto e ha detto  «che gli interessi strategici di Israele per raggiungere il successo, necessitano di un alleanza tra  militari e  liberali. «Il Dan Halutz, ex capo di stato maggiore dell'esercito di Israele,  ha detto in un'intervista alla radio dell'esercito israeliano « il risultato più importante raggiunto da Sisi recentemente è stato l'indebolimento dell'esercito egiziano a lungo termine », e Efraim Halevy, ex capo del Mossad, ha detto « il successo del colpo di stato  migliorerà lo stato dell'America e questo a sua volta rafforzerà la nostra posizione regionale », ma ha affermato Siegel  commentatore del canale della seconda TV israeliana,   « che Netanyahu ha detto di essere più felice per la caduta di Morsi, perché Morsi ha ferito i suoi pezzi grossi durante il loro ultimo attacco a Gaza », l'ex sottosegretario del ministero degli esteri israeliano,  Alon Levin ha pubblicato la sua ricerca dal titolo «finisce il sogno della democrazia araba », The Journal of Seacour una rivista di ricerche sionista, ha pubblicato un numero speciale dal titolo «il mondo arabo sta per disintegrarsi», e tra  i commenti più divertenti degli israeliani e anche tra i  più ridicoli c'è stato quello del  pensatore sionista Eyal Pardo, che ha detto a proposito del sistema politico egiziano  «Gli Egiziani sono come se qualcuno avesse sostituito l'iPhone con un telefono primitivo».
 

" La polizia ha dato l'ordine di disperdere i sit-in dei manifestanti pro-Morsi ",

" La polizia ha dato l'ordine di disperdere i sit-in dei manifestanti  pro-Morsi ",  lo ha reso noto Breaking News aggiungendo che il  Governo provvisorio egiziano ha ordinato al Ministero degli Interni di prendere tutte le misure necessarie per disperdere e terminare i sit-in dei manifestanti pro-Morsi  presso Rabaa al-Adaweya, in Piazza El-Nahda , e in altre località.

I sit-in da parte dei sostenitori di Morsi e altri sono stati descritti come una "minaccia alla sicurezza nazionale" dal governo.

Inoltre, al Ministro degli Interni è stato dato 'tutto il potere e il sostegno necessari' per combattere il "terrorismo" e la violenza in Egitto legalmente.

 


[Foto: Rabaa al-Adaweya]

Aggiornamenti da Egitto - 14:46:

Aggiornamenti da Egitto - 14:46:

1. L'Egitto ha risposto duramente alle affermazioni del Sud Africa che afferma che la rimozione dell'ex presidente Morsi era "incostituzionale".
In una dichiarazione rilasciata Martedì, il governo del Sud Africa ha anche espresso preoccupazioni per la recenti violenze in Egitto, affermando che "La violenza contro una protesta legittima amplifica ulteriormente la causa della democrazia verso la guarigione delle differenze tra le persone in una società polarizzata come quella dell'Egitto."
Il governo Egiziano ha risposto duramente alla  critica del Sud Africa, affermando che la sua dichiarazione è stata "un insulto alla volontà di milioni di egiziani."
Il ministero degli Esteri egiziano ha anche criticato i diritti dell'uomo nel Sud Africa, aggiungendo: "Piuttosto che descrivere le nostre proteste dove vengono usate  armi da fuoco e bombe molotov contro le forze di sicurezza, così come il blocco della strada e le minacce contro installazioni vitali definendole come legittime proteste, il governo sudafricano dovrebbe concentrarsi sul loro ripristino dei diritti dei suoi minatori che protestavano contro la forza  brutale che è stata usata contro di loro, piuttosto che interferire negli affari interni di un paese africano delle dimensioni e con la posizione come Egitto ".
2. Il Responsabile della politica estera
dell'Unione europea Catherine Ashton,  ha concluso la sua visita in Egitto, dopo un incontro con numerosi esponenti politici e rappresentanti.
Le fonti hanno indicato che al deposto presidente Morsi è stato offerta un uscita sicura dalal crisi  in cambio della sua collaborazione nel fermare ulteriori proteste, ma pare che Morsi abbia respinto questa proposta. Tuttavia, tali relazioni non sono state confermate.
3. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiesto a due senatori repubblicani senior, John McCain e Lindsey Graham, di recarsi in Egitto per incontrare i personaggi politici del paese.
I due senatori dovrebbero recarsi in Egitto la prossima settimana, ha detto Graham. Nel corso di una conferenza stampa, Graham ha continuato a negare che si tratti di un colpo di stato dichiarando "Vogliamo lanciare un messaggio unificato che chi uccide i membri dell'opposizione sta facendo diventare la situazione sempre più simile a un colpo di stato."
I Funzionari degli Stati Uniti stanno valutando
insieme  con il governo, in base ai recenti  avvenimenti in Egitto,  se gli eventi in Egitto possono essere considerati al pari di un 'colpo di stato' o meno.

Uccidere gli arabi, non è un problema per un ministro israeliano

Uccidere gli arabi, non è un problema per un ministro israeliano

31/07/2013

Congelati da tre anni, i colloqui diretti tra israeliani e palestinesi sono ripresi Lunedi, 29 luglio. Appena lanciati i colloqui, queste sono state le parole che hanno fatto scandalo del ministro dell'Economia israeliano, Naftali Bennett, .

Dopo l'annuncio da parte di Israele di rilasciare 104 prigionieri palestinesi, il presidente del partito ultra-nazionalista e religioso sionista di destra della patria ebraica ha espresso la sua preferenza per questi prigionieri dicendo che preferirebbe farli uccidere, piuttosto che liberarli, riferisce l' Huffington Post .

Il consigliere per la sicurezza nazionale, Yaakov Amidror, al suo fianco, gli ha fatto notare che questa pratica è illegale. "Ho ucciso molti arabi nella mia vita. E non vi è alcun problema con questo ", ha risposto spudoratamente il signor Bennett, nel corso dell'incontro e riportato dal giornale Yedioth Ahronoth.

Secondo il suo portavoce, gli arabi la cui Naftali Bennett si riferiva erano quelli uccisi nel corso del suo servizio nell'esercito, in "situazioni di combattimento." Egli ha proposto l'idea di una politica "più efficiente" per "eliminare i terroristi" piuttosto che tenerli in vita in carcere e poi rilasciarli, ha detto a difesa del ministro.

Questo tentativo di spiegazione non cambia lo sfondo: il ministro ha detto di aver ucciso "molti arabi" nella sua vita e lui non si assume alcun complesso di colpa per questo.

I Diplomatici palestinesi hanno accettato di riprendere i colloqui con il governo israeliano, anche se fin ora il ministro  non ha risposto alle domande, chiudendo di nuovo gli occhi sul discorso dell'odio razzista proveniente dalla controparte e il rifiuto del congelamento degli insediamenti rispettando il diritto al ritorno dei profughi. In questa prospettiva, il fallimento dei negoziati è all'orizzonte.

Una non-musulmana indossa un niqab per combattere contro la sua malattia

Una non-musulmana indossa un niqab per combattere contro la sua malattia

31/07/2013

Il sito di notizie inglese express ha pubblicato un articolo che racconta la storia di una donna britannica che soffre di una  malattia della pelle, che l'ha resa allergica al sole, infatti i raggi UVA e UVB, le provocano  placche, irritazioni e prurito.La donna ha deciso così di portare un niqab per risolvere il problema.

Regina Dennis ha provato molti trattamenti, farmaci e creme solari senza successo, così ha deciso di comprare questo vestito, ignara  dall'immaginare il numero di commenti razzisti che ha dovuto subire ogni giorno dal momento che ha cominciato ad indossarlo. Da quel giorno infatti, è stata  regolarmente bersaglio di insulti islamofobi. "Sono rimasta veramente scioccata dalla paura e dall'odio che le persone sembrano avere." Ha detto.

Regina Dennis ha detto tuttavia, di essere felice di indossare questo vestito perché gli ha dato una buona lezione di vita.

Ha anche dichiarato che dopo aver provato qusta esperienza di sentirsi molto più completa, e in contrasto con l'immagine che i media cercano di trasmettere alla gente. "Non mi sento meno attraente o femminile perché ho un niqab. ", ha dichiarato.

Svastiche su cartelli anti-razzismo nel Cremonese

Svastiche su cartelli anti-razzismo nel Cremonese

31/07/2013

Il raid è stato messo a segno nella frazione di Stilo de' Mariani ed e' stato segnalato ai carabinieri

Svastiche e pesanti ingiurie contro gli stranieri sono apparse sui cartelli anti-razzismo collocati dal Comune di Pessina Cremonese (Cremona) in paese.

Il raid e' stato messo a segno nella frazione di Stilo de' Mariani ed e' stato segnalato ai carabinieri. Gli autori, che per il momento rimangono ignoti, hanno imbrattato con le bombolette spray i due cartelli che campeggiano agli ingressi dell'abitato, messaggi con cui il Comune si dichiara ''libero dai pregiudizi razziali'' e ricorda a tutti di essere stato insignito della menzione speciale del ''Premio della pace 2010'' dalla Regione Lombardia, un riconoscimento legato alla decisione di accogliere il tempio sikh piu' grande d'Europa.

Il gesto e' stato condannato duramente dal sindaco Dalido Malaggi che ha espresso sdegno parlando di ''episodio grave'', anche se insieme alla sua giunta ha deciso di non sostituire i cartelli, ''per lasciare che ognuno faccia le proprie riflessioni''

martedì 30 luglio 2013

Egitto: Manifestanti in preghiera a pizza Rinascimento


Manifestanti in preghiera a pizza Rinascimento
 Video in Diretta


In diretta da Alessandria






Donne e bambini uccisi nel bombardamento su Anadan

Donne e bambini uccisi nel bombardamento su Anadan

30/07/2013

Una uova strage di civili si è consumato nel pomeriggio di oggi ad Anadan, in provincia di Aleppo, dal Diario di Siria.

Decine di bambini e donne sono stati uccisi da barili esplosivi lanciati dalle milizie governative, mentre si trovavano all’interno della moschea Hamza Bin Abdulmuttalib.

All’interno del luogo di culto erano in corso preghiere e lezioni come si usa durante il Ramadan.

L’ennesimo massacro che si compie ai danni di innocenti, disarmati e indifesi.

Dichiarazione per i Media dal campo di piazza Rinascimento

Dichiarazione per i Media dal campo di piazza Rinascimento
  
Alcuni giornali hanno dato notizia che nei sit-in dei sostenitori della legittimità e del presidente Morsi si sono infiltrati dei membri di Al-Qaeda. Di conseguenza ci teniamo a sottolineare quanto segue

 
 
 
Primo: Abbiamo smentito le accuse di quei giornali, che si sono proclamati portavoce per il colpo di stato e che invece poi hanno mentito e distorto i fatti schierandosi dalla parte di chi è contro questa protesta e dei gruppi che sostengono i vandali.
 
Secondo: ogni egiziano ha il diritto di unirsi ai manifestanti che risiedono qui nel campo a favore della legittimità del ritorno del presidente Mohamed Morsi al suo incarico e contro il sanguinoso colpo di stato e i suoi simboli.
 
Terzo: Il campo è aperto a tutti gli egiziani, per condividere e vedere la nostra tranquillità e la nostra causa, venite nella Piazza Rinascimento per vedere la verità con i vostri occhi non atraverso le falsificazioni dei media finanziati dai gruppi di interesse che rifiutano la democrazia e rifiutano di abbracciare le problematiche della gente comune e dei poveri.
 
Quarto: Stiamo continuando a difendere il campo a sostegno del diritto legittimo degli egiziani di poter costruire una società democratica in cui non c'è posto per i colpo di Stato a beneficio dei nemici dell'Egitto.

معتصمو النهضة

Aggiornamenti dall'Egitto

Centinaia se non migliaia di sostenitori di Morsi  si sono riuniti presso la Moschea Al-Nour e adesso stanno marciando  verso il Ministero della Difesa il corteo è stato fermato poco vicino a Ain Shams Univeristy quando i manifestanti hanno trovato la loro strada bloccata da una barricata Militare.






Aggiornamenti dall' Egitto - 14:25 Ora locale:

Aggiornamenti dall' Egitto - 14:25 Ora locale:




1. La Responsabile della politica estera dell'Unione Europea Catherine Ashton, ha incontrato il presidente deposto Mohammed Morsi in un incontro che è durato quasi due ore.
La Ashton ha dichiarato che Morsi, che è in una località segreta, è "in buone condizioni e che viene trattato bene", aggiungendo che egli ha accesso alle 'informazioni che avvengono al di fuori' attraverso la televisione, i giornali e altre fonti.
Ashton non ha rivelato esattamente ciò che è stato discusso con Morsi, ma l'incontro fa parte dei tentativi di raggiungere un 'accordo' tra i Fratelli Musulmani e i leader provvisori che sono saliti al potere per porre fine alle violenze.
Voci non confermate da Anadolu Agency hanno dichiarato che Ashton ha offerto a Morsi ed ai suoi compari una "uscita di sicurezza" in cambio di mettere fine alle manifestazioni.
La visita di Ashton è la secondo in appena due settimane. Tuttavia, l'incontro con Morsi è visto come uno sviluppo, che fino ad ora, nessuno era riuscito a raggiungere, come il dare informazioni in merito al  presidente Morsi e alle sue condizioni di salute.
Nel frattempo, nel corso di una conferenza stampa con la Ashton, il Vice Presidente Dr. Mohammed El-Baradei ha affermato che non vi è alcuna comunicazione tra lo Stato e la Fratellanza Musulmana. El-Baradei ha anche aggiunto che le chiamate da parte della Francia per la sua liberazione non possono essere soddisfatte poichè al momento vi sono delle  accuse penali rivolte a suo carico.
2. Morsi sostenitori si stanno preparando per una nuova giornata di proteste, con diverse marce.
Centinaia se non migliaia di
sostenitori di Morsi  si sono riuniti presso la Moschea Al-Nour nel tentativo di organizzare una marcia verso il Ministero della Difesa. Tuttavia, il corteo è stato fermato poco vicino a Ain Shams Univeristy quando i manifestanti hanno trovato la loro strada bloccata da una barricata Militare.
La Coalizione Nazionale per il Sostegno e la legittimità hanno annunciato che le proteste che si terranno oggi serviranno a condannare la morte di decine di sostenitori pro-Morsi avvenute vicino Rabaa al-Adaweya.

Israele e palestinesi iniziano colloqui di pace a Washington

Israele e palestinesi iniziano colloqui di pace a Washington

30/07/2013

I negoziatori israeliani e palestinesi stanno cominciando intensi colloqui a Washington volti a rilanciare il processo di pace in Medio Oriente, in mezzo ai tanti  avvertimenti, questo potrebbe essere l'ultima possibilità di raggiungere un accordo per porre fine al conflitto storico. Il presidente Usa Barack Obama ha avvertito che sarà un "lavoro duro e che ci sarano scelte difficili da prendere". I colloqui preliminari oggi si concentreranno sulla competenza, la portata, la localizzazione e la tempistica dei negoziati formali. Se sarano fatti progressi sufficienti, Kerry spera di essere in grado di annunciare il primo incontro faccia a faccia tra il primo ministro israeliano, Binyamin Netanayhu, e il presidente palestinese, Mahmoud Abbas.

Lo Staff

Egitto ripristinata la temuta unità della polizia segreta

Egitto ripristinata la temuta unità della polizia segreta 

30/07/2013

Il governo provvisorio è stato accusato di aver tentato di riportare il paese all'era Mubarak Lunedi, dopo che il ministero degli interni del paese, ha annunciato il ritorno in campo di diverse unità di polizia controverse, che erano state nominalmente chiuse dopo  l'insurrezione del paese nel 2011.

L'Egypt's state security investigations service, era una sezione delle forze di polizia che operava sotto il presidente Mubarak, ed era divenuto un simbolo di oppressione della polizia, ed era stato presumibilmente chiuso nel marzo 2011 - insieme a diverse altre unità che operavano all'interno di essa. Al suo posto era stato istituito un nuovo servizio di sicurezza nazionale (NSS).

Ma dopo il massacro di Sabato nel quale sono morti decine di sostenitori di Morsi , il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim ha annunciato il ripristino delle unità, annunciando che gli agenti di polizia esperti che erano stati messi da parte in seguito alla rivoluzione del 2011 sarebbero stati rimessi in servizio.

L'annuncio di Ibrahim è arrivato poche  ore prima che al primo ministro ad interim egiziano venisse concesso il potere di mettere il paese in uno stato di emergenza "un marchio di garanzia del governo Egiziano sotto Mubarak".

"E 'un ritorno all'era Mubarak", ha detto Aida Seif el-Dawla, un importante attivista egiziano per i diritti umani, e il direttore esecutivo di un gruppo che sostiene spesso le vittime della brutalità della polizia, nel Centro Nadeem per la riabilitazione delle vittime di violenze e torture,

"Queste unità hanno commesso le più atroci violazioni dei diritti umani", ha detto el-Dawla. "Perpretrando arresti, uccisioni  fuori dalla legge. Quelle erano delle [unità] che gestivano l'uccisione dei musulmani nel corso del 1990. Si tratta di un'autorità bruta che non è mai stata assicurata alla giustizia."

Karim Ennarah, un ricercatore in materia di giustizia penale nel campo della polizia su iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR), ha detto che le unità non sono mai state sciolte in verità. Ma, ha detto che Ibrahim stia utilizzando la situazione di caos attuale nella polizia come un pretesto per la loro riabilitazione pubblica.

"Queste unità per monitorare i gruppi politici non sono tornate per il semplice fatto che in realtà non sono  mai andate via, in primo luogo", ha detto Ennarah. "L'unica cosa che è successa è stato che hanno cambiato il nome. Stanno solo  cercando di utilizzare una situazione in cui i fattori sul terreno  rendano più facile la loro ri-legittimazione di queste unità e delle loro pratiche di polizia." "In sostanza, non è cambiato nulla in fatto di  sicurezza dello stato [dal 2011], tranne per il nome", ha detto Heba Morayef.

L'odio per la polizia è stato una delle principali cause della rivoluzione del 2011, mentre la riforma è stata una delle sue richieste implicite. Ma l'entusiasmo evidente della polizia per la caduta di Morsi ha contribuito a riabilitarli agli occhi di molti. Agenti in divisa sono stati visti  propagandare la campagna anti-Morsi, mentre la polizia non è riuscita a proteggere la sede della Fratellanza Musulmana di Morsi.

Molti poliziotti hanno anche marciato contro Morsi, e in alcuni raduni anti-Morsi insieme ai manifestanti hanno scandito slogan del tipo: "La polizia e le persone sono una mano sola."


Lo Staff

Hamas ordina la chiusura di due media presenti a Gaza

Hamas ordina la chiusura di due media presenti a Gaza 


30/07/2013


Hamas ha ordinato la chiusura di due  media presenti nel territorio - l'emittente Al-Arabiya e l'agenzia di stampa Maan - dopo averli accusati di pubblicare notizie "false".

Ismail Jaber, il procuratore generale, ha detto Giovedì 25 luglio, che le emittenti trasmettevano "notizie inventate" e "minacciavano la pace civile a danno della popolazione palestinese e della loro resistenza" a Israele .

Ha descritto l'interruzione come temporanea, anche se l'ordine non specifica quando sarà consentito agli uffici di riprendere le trasmissioni.

Maan, con sede in Cisgiordania, e Al-Arabiya, con sede in Arabia Saudita , spesso hanno riportano una forte critica ad Hamas.

Nella dichiarazione Hamas ha citato un articolo pubblicato da Maan, nelquale veniva riportato che i capi dei Fratelli Musulmani  erano fuggiti a Gaza per organizzare attività a sostegno del deposto presidente egiziano, Mohamed Morsi . Al-Arabiya si dice che abbia riportato una storia simile.

Il  il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a New York, ha detto che i governi non hanno il diritto di chiudere le società di informazione solo perché contestano la veridicità di alcune storie e ha chiamato Hamas a riconsiderare la questione.

Human Rights Watch (HRW) ha rilasciato una dichiarazione dicendo che le autorità di Hamas a Gaza dovrebbero revocare le decisioni di chiusura.

Tom Porteous, vice direttore del programma di HRW, ha dichiarato: "Queste azioni non fanno quadrato con le pretese delle autorità di Gaza a far rispettare la libertà dei media."

Secondo un rapporto del New York Times, il procuratore generale ha anche ordinato alla polizia di chiudere una società di produzione a Gaza,  perché aveva fornito servizi di trasmissione a I24 News, un canale con sede in Israele.

Lo Staff

lunedì 29 luglio 2013

Aggiornamenti da Egitto - 15:07:

Aggiornamenti da Egitto -  15:07:



1. Undici corpi recanti segni di tortura sono stati trovati nei pressi di un sit-in pro-Morsi presso Rabaa Al-Adaweya, secondo il Ministero dell'Interno. Non è chiaro se le vittime erano state torturate e uccise a Rabaa, ma questa non è la prima volta che dei cadaveri recanti segni di tortura vengono ritrovati nei pressi dei sit-in dei manifestanti pro-Morsi . A Giza, tre corpi sono stati trovati all'inizio di questo mese, anche questi  mostravano segni di tortura, probabilmente le vittime erano state torturate e uccise durante una manifestazione pro-Morsi a El-Nahda Square.
2. La Responsabile della politica estera Catherine Ashton, dell'Unione europea oggi 
è in visita in Egitto nel tentativo di far raggiungere la riconciliazione nazionale tra le fazioni politiche in Egitto. Ashton ha già incontrato gli alti dirigenti del governo, tra cui il capo dell'esercito Abdel Fattah Al-Sissi e il vice presidente Mohammed El-Baradei, e dovrebbe  incontrare anche diversi membri della Fratellanza musulmana, tra cui Amr Darrag e l'ex-PM Hisham Qandil.

Coltan. Senza il Congo non telefoniamo

 Coltan. Senza il Congo non telefoniamo

29/07/2013

Dietro le guerre africane la sabbia nera che fa funzionare i cellulari.
In Congo la guerra invisibile per il controllo delle risorse. La "sabbia nera" serve per telefonini e computer. Il silenzio della stampa internazionale. Coltan, diamanti, petrolio, proiettano alcuni paesi africani nella guerra della globalizzazione. «Se le multinazionali sono tribù, allora queste sono guerre tribali» scrive terrelibere.


Cos`è il coltan? Una sabbia nera, leggermente radioattiva, formata dai minerali colombite e tantalite, da cui si estrae il tantalio, metallo raro che viene usato, sotto forma di polvere metallica, nell`industria della telefonia mobile, nella componentistica dei computer e in quella degli aerei, poiché aumenta la potenza degli apparecchi riducendone il consumo di energia. È lo sviluppo della news economy, quindi, delle telecomunicazioni, dell`elettronica di punta e della telefonia mobile, a rendere così indispensabile questa materia, di cui l`80% delle risorse mondiali viene estratta in Congo.
Il contesto geografico. La parte orientale del Repubblica Democratica del Congo, la zona del Kivu, che confina con Ruanda, Burundi e Uganda, è di gran lunga la zona più ricca in assoluto di minerali e risorse di tutto il territorio congolese. Ricca di oro e diamanti, dei quali continua a rifornire i mercati mondiali in modo assolutamente illegale, e di coltan. Qualcuno ha detto che la guerra iniziata in Ruanda nel lontano 1994, che ha provocato ondate di profughi verso quei territori, avesse come mira finale l`occupazione del Congo, il paese in più ricco del mondo, dal punto di visto minerario e geologico, ma anche e fra i paesi più poveri della terra, come condizioni di vita. Il Congo è grande quanto tutta l`Europa occidentale (2 mln e 342.000 km quadrati) e la zona del Kivu è molto distante dalla capitale Kinshasa e carente di infrastrutture, ferrovie o strade che la colleghino agevolmente a ad essa. Chi controlla quindi questa zona?
Chi fa affari con la guerra e le multinazionali. La distanza dalla capitale ha reso il Kivu terra di nessuno, consentendo ai Lords of war (i cosiddetti signori della guerra) di diventare i principali interlocutori delle multinazionali. È una zona bellissima dal punto di vista paesaggistico, propaggine della Foresta Equatoriale che si estende verso la Rift Valley, con clima ideale, né caldo né freddo, e con una natura incontaminata. Uno dei polmoni ecologici del mondo, che da anni è anche zona di piste clandestine per l`atterraggio di aerei provenienti direttamente dall`Europa, dall`America e dall`Asia che arrivano, caricano il materiale e se ne vanno.
Guerre e coltan: 11 milioni di morti. Chi compra il coltan non si preoccupa da dove arriva e se il mercato è clandestino e senza controlli. Quello che poteva essere una benedizione per i congolesi è diventata la più grande delle maledizioni, per la mancanza di normativa, di regolamentazione e di controllo in merito all`estrazione di questo minerale e alle sue modalità. Chi lo estrae, adulti ma anche bambini, lo fa spesso scavando a mani nude, con conseguenti frane e incidenti quotidiani. Ogni giorno decine di bambini muoiono. Non c`è un censimento e tanto meno un risarcimento. L`età dei bambini che vanno a lavorare si abbassa di anno in anno. Ragazzini di 7-8 anni dopo dieci anni di lavoro sono vecchi e sviluppano, a causa della radioattività, malattie del sistema linfatico che ne causano la morte. Le guerre sviluppate attorno all`accaparramento del coltan ha portato sinora circa 11 milioni di morti e schiere di migliaia di bambini soldato che quando non combattono scavano la terra alla ricerca del minerale.
Conflitti del passato e moderni. Jean-Léonard Touadi, congolese, giornalista, saggista, ex deputato e docente di Geografia dello Sviluppo in Africa, sottolinea le grandi novità di questa guerra: "È facile catalogarla come una guerra tribale, secondo categorie occidentali, rimandando a concetti noti di etnie e tribù locali che si contrappongono tra loro. Una guerra lontana, etnica, `roba loro`. In realtà siamo di fronte a `tribù` moderne. I Signori della Guerra che dominano queste terre di nessuno sono estremamente modernizzati: hanno telefoni satellitari, connessioni con grandi banche occidentali e collegamenti con paradisi fiscali, dove i soldi vengono versati direttamente sui conti esteri (rapporti ufficiali dell`Onu hanno certificato questa triangolazione). Vi è un circolo vizioso tra materie prime che escono, fornitura delle armi e la guerra che continua perché nessuno ha interesse a fermarla".
Una guerra post-ideologica. Siamo di fronte a una nuova forma di guerra post-ideologica. Le guerre in Africa avevano sempre motivazioni politiche o geopolitiche dettate dalla difficoltà di creare una nation building o, durante la guerra fredda, erano collegate al conflitto est-ovest. "Dopo la caduta del muro di Berlino - ha aggiunto Jean-Léonard Touadi - la maggior parte delle guerre in Africa hanno avuto come mira la conquista delle materie prime. Il diamante, l`oro, il petrolio, il coltan proiettano paesi come la Liberia, il Sierra Leone, l`Angola, il Congo nella logica della globalizzazione. E potremmo chiamarle guerre tribali solo se considerassimo anche le multinazionali che ne traggono profitto come delle grandi etnie, delle grandi tribù".
La legge che non c`è, il silenzio dei media. L`unica via per interrompere il mercato del "coltan insanguinato" e i conflitti ad esso collegati sarebbe una normativa internazionale. Se, infatti il "protocollo di Kimberley" ha posto regole al commercio dei diamanti, per il coltan, per il quale il percorso di tracciabilità sarebbe più facile provenendo prevalentemente da un solo paese, non esiste alcuna regola. È necessaria una campagna di sensibilizzazione, visto che solo la pressione mediatica spinge i decisori internazionali a darsi da fare per cercare soluzioni. Ma dopo una campagna di sensibilizzazione avviata in Belgio, denominata "niente sangue nel mio Gsm", è di nuovo calato il silenzio. Non fare campagna intorno alla questione è il modo migliore perché questi interessi continuino a proliferare. Conclude Touadi: "È un circuito consolidato e tutti trovano il loro tornaconto, compresi gli Stati vicini, visto che il commercio illegale passa per Kigali e Kampala. Bisogna che se ne parli, che chi legge i giornali si renda conto. E secondo me uno dei motivi per i quali la guerra non finisce è proprio questa. Ciò che mi scandalizza di più è il silenzio".

Lo Staff

domenica 28 luglio 2013

L'ambasciatore israeliano al Cairo si congratula con Al-Sisi definendolo un "eroe nazionale"

L'ambasciatore israeliano al Cairo si congratula con Al-Sisi definendolo un "eroe nazionale"


29/07/2013

L'ambasciatore israeliano al Cairo ha detto a un ministro del governo provvisorio che il popolo di Israele considera il generale Abdul-Fattah Al-Sisi come un "eroe nazionale". Secondo Radio Israele, l'ambasciatore ha telefonato al ministro Ayman Abu Hadid per congratularsi con lui per il suo nuovo incarico e ha detto: "Al-Sisi non è un eroe nazionale per l'Egitto, ma per tutti gli ebrei in Israele e in tutto il mondo." Lo ha riportato middleeastmonitor, che ha anche annunciato che Israele è in attesa del lancio di nuove relazioni con l'Egitto, ha detto Yaakov Amitai, così come negli sforzi congiunti nella guerra al terrore.

La sua menzione di "terrore" è intesa come un riferimento indiretto ai sostenitori del  presidente Mohamed Morsi che protestano contro il colpo di stato che lo ha rimosso dal suo incarico.

I due uomini hanno concordato la ripresa dei lavori della commissione agricoltura Egitto e Israele Suprema. Le riunioni del Comitato si svolgono alternativamente tra Cairo e Tel Aviv ogni sei mesi. Esse hanno inoltre concordato di riattivare la filiale egiziana del Future Leaders Network, che comprende egiziani, giordani, palestinesi e giovani israeliani.

Lo Staff

Aggiornamenti dall'Egitto 2:30

 Aggiornamenti dall'Egitto 2:30
L'ambasciatore israeliano al Cairo ha detto un ministro del governo provvisorio che il popolo di Israele considerano generale Abdul-Fattah Al-Sisi come un "eroe nazionale". Secondo Radio Israele, l'ambasciatore ha squillato ministro Ayman Abu Hadid a congratularsi con lui per il suo nuovo incarico e ha detto: "Al-Sisi non è un eroe nazionale per l'Egitto, ma per tutti gli ebrei in Israele e in tutto il mondo."

Israele è in attesa del lancio di nuove relazioni con l'Egitto, ha detto Yaakov Amitai, così come gli sforzi congiunti nella guerra al terrore. La sua menzione di "terrore" è inteso come un riferimento indiretto a sostenitori del presidente Mohamed Morsi protestano contro il colpo di stato che lo ha rimosso dal suo incarico.

I due uomini hanno concordato la ripresa dei lavori della commissione agricoltura Egitto e Israele Suprema. Le riunioni del Comitato si svolgono alternativamente in Cairo e Tel Aviv ogni sei mesi. Essi hanno inoltre concordato di riattivare la filiale egiziana del Future Leaders Network, che comprende egiziani, giordani, palestinesi e giovani israeliani. - See more at: http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&ie=UTF8&prev=_t&rurl=translate.google.it&sl=auto&tl=it&u=http://www.middleeastmonitor.com/news/middle-east/6617-israeli-ambassador-calls-al-sisi-a-qnational-hero-for-all-jewsq&usg=ALkJrhjTJhaoK0mRF7JAPypDbgZ3aflTqw#sthash.suYdImsF.dpuf
L'ambasciatore israeliano al Cairo ha detto un ministro del governo provvisorio che il popolo di Israele considerano generale Abdul-Fattah Al-Sisi come un "eroe nazionale". Secondo Radio Israele, l'ambasciatore ha squillato ministro Ayman Abu Hadid a congratularsi con lui per il suo nuovo incarico e ha detto: "Al-Sisi non è un eroe nazionale per l'Egitto, ma per tutti gli ebrei in Israele e in tutto il mondo."

Israele è in attesa del lancio di nuove relazioni con l'Egitto, ha detto Yaakov Amitai, così come gli sforzi congiunti nella guerra al terrore. La sua menzione di "terrore" è inteso come un riferimento indiretto a sostenitori del presidente Mohamed Morsi protestano contro il colpo di stato che lo ha rimosso dal suo incarico.

I due uomini hanno concordato la ripresa dei lavori della commissione agricoltura Egitto e Israele Suprema. Le riunioni del Comitato si svolgono alternativamente in Cairo e Tel Aviv ogni sei mesi. Essi hanno inoltre concordato di riattivare la filiale egiziana del Future Leaders Network, che comprende egiziani, giordani, palestinesi e giovani israeliani. - See more at: http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&ie=UTF8&prev=_t&rurl=translate.google.it&sl=auto&tl=it&u=http://www.middleeastmonitor.com/news/middle-east/6617-israeli-ambassador-calls-al-sisi-a-qnational-hero-for-all-jewsq&usg=ALkJrhjTJhaoK0mRF7JAPypDbgZ3aflTqw#sthash.suYdImsF.dpuf

La situazione è ora molto tesa, soprattutto dopo la dichiarazione ufficiale, che è stato annunciata dal portavoce militare che ha apertamente minacciato di uccidere chiunque si avvicina a un edificio dell'intelligence militare o di qualsiasi proprietà appartenente alle forze armate o di qualsiasi altra struttura pubblica. La situazione al momento risulta essere tranquilla.



-LE “IMPORTANTI QUESTIONI” DEL NUOVO EGITTO -


-LE “IMPORTANTI QUESTIONI” DEL NUOVO EGITTO -

Anche stamattina, come ogni mattina da ormai 9 giorni, io, Emy e Alessandro, siamo andati al Media Center del Cairo, sperando che fossero pronti i nostri permessi per entrare a Gaza attraverso il valico di Rafah, per i quali abbiamo fatto richiesta un mese fa. Ma come ogni mattina da ormai 9 giorni, anche stamattina i permessi non sono arrivati…

L’unico passaggio mancante per il loro rilascio, è l’autorizzazione da parte della Sicurezza egiziana.
Dopo nostre pressioni e richieste di spiegazioni, l’impiegata della sezione stampa stamattina ci ha chiaramente detto che tutte le pratiche per i permessi all’ingresso nella Striscia di Gaza sono state congelate e bloccate a tempo indeterminato. Ci ha detto che quando chiama per sollecitare, non viene neanche ascoltata dall’ufficio della Sicurezza, che risponde dicendo che ora hanno altre questioni ben più importanti a cui pensare…

Deduco che queste “importanti questioni”, in termini più concreti, sarebbero: assediare la città con carroarmati e soldati, assicurare che l’esercito abbia pieno controllo sul paese… E per non tradire il carattere “repubblicano” dello stato egiziano, l’esercito, che ha preso il potere con un colpo di stato, chiama il popolo a dare il suo consenso alla più brutale repressione militare…
La questione più importante di cui il “nuovo Egitto” si deve preoccupare in questo momento è eliminare gli oppositori e chiunque sia d’intralcio al nuovo regime militare.

In questo quadro, gli USA continuano a devolvere denaro e armi all’Egitto, nonostante la legge statunitense vieti di farlo nei confronti di quei paesi i cui leader siano saliti al potere con un colpo di stato…
Da più di 30 anni, l’Egitto è il secondo maggior beneficiario degli aiuti americani dopo Israele, di cui più dell’80% sono aiuti militari…

Considerato questo, è molto più chiaro il motivo per cui i nostri permessi non sono ancora pronti dopo un mese: le Forze Armate egiziane dipendono completamente dagli Stati Uniti e dalla promessa di rispettare il trattato di pace con Israele del ’79. Ancora una volta a pagare il prezzo più alto è la Palestina, ora più isolata che mai.

Gabriele Curtacci

Egitto: Condanne arrivano da tutte le parti del mondo ed Erdogan replica alle nazioni

Egitto: Condanne arrivano da tutte le parti del mondo ed Erdogan replica alle nazioni

28/07/2013

Gli Stati Uniti hanno esortato l'Egitto a tirarsi indietro "dal baratro" dopo che le forze di sicurezza hanno ucciso decine di sostenitori del deposto presidente  Mohamed Morsi .Il Segretario di stato americano John Kerry ha parlato ai due alti membri dell'esercito e del governo ad interim dell'Egitto, esprimendo la sua "profonda preoccupazione"

Il Ministro degli Esteri britannico William Hague ha condannato le forze di sicurezza egiziane, per i violenti scontri che hanno lasciato decine di manifestanti morti, invitando tutte le parti a porre fine alla violenza.

Il Responsabile della politica estera dell'UE  Catherine Ashton ha detto di essere "profondamente addolorata" e condanna l'azione violenta che ha causato la morte di decine di manifestanti e infine ha invitato le parti a porre fine alle violenze.

Condanne sono state espresse anche dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon per cio' che è avvenuto sabato, e per la  " recrudescenza della violenza" in Egitto dopo le ultime proteste, dichiarando :  "esprimo le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e auguri ai feriti una pronta guarigione"

Ma, il primo ministro turco Tayyip Erdogan si è scagliato contro l'Unione europea e gli altri stati per non aver condannato fermamente  le uccisioni avvenute al Cairo.
 
"Coloro che sono stati in silenzio quando la volontà della Nazione egiziana è stata  massacrata sono di nuovo in silenzio adesso che le persone vengono massacrate", ha detto Erdogan in un discorso a un gruppo di uomini d'affari a Istanbul durante dei commenti televisivi. 
 
"Cosa è successo negli Stati Uniti (e) nella capitale europea, dove sono quelli che vanno in giro dando lezioni di democrazia?"

"Dov'è l'ONU? Dove sono coloro che hanno creato un baccano quando la polizia turca, in un modo completamente giustificato e legittimo, ha usato acqua (cannone) e spray al peperoncino,  ora che  c'è un colpo di stato in corso e che stanno facendo un massacro in Egitto,"ha detto.

Nonostante le innumerevoli prove, correlate da foto e video e le condanne da parte dei vari  rappresentanti istituzionali,  la Polizia ha nagato la sua colpevolezza per i morti di sabato, il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim ha detto alla vigilia degli scontri  al-Rabaa Adawia  nel nord del Cairo che "Se Dio vuole, il caso presto sarà esaminato."  "I residenti erano arrabbiati con i membri della fratellanza, e disturbati dal loro sit-in sotto le loro case, da qui sono nati gli scontri, e noi siamo intervenuti con i gas lacrimogeni"

Gli attivisti della fratellanza hanno dichiarato che non si lascerano intimorire dallo spargimento di sangue e che non si tirerano indietro "Resteremo qui fino a che moriremo, uno per uno", ha detto Ahmed Ali, 24 anni, mentre aiutava i medici del pronto soccorso a trattare i feriti nell'ospedale da campo improvvisato Sabato".

Gehad El-Haddad portavoce per la fratellanza ha detto che le loro richieste rimangono quelle di sempre, e che il primo  presidente liberamente eletto deve essere reintegrato. ed ha accusato Al- Sisi di aver continuato nel suo programmato "ordine predeterminato di uccidere".

"Chiediamo una fine al silenzio sopra i massacri in corso contro i manifestanti pacifici che chiedono il rispetto della legittimità in Egitto alle forze dell'ordine che ricevono miliardi di dollari dai contribuenti americani", ha dichiarato il Council on American-Islamic Relations (CAIR), definendo l'attacco come  "un attacco omicida immotivato" dall'esercito egiziano su manifestanti pacifici del Cairo e di Alessandria.


La dichiarazione segue la morte di almeno 65 persone e centinaia di feriti dopo che le forze di sicurezza dell'Egitto hanno aperto il fuoco  sui manifestanti  del deposto presidente Morsi .

 I Fratelli Musulmani, hanno parlato di  un feroce assalto all'alba da parte di uomini vestiti di nero che indossavano dei caschi . Il servizio di ambulanza ha messo il bilancio delle vittime a 72.

"Senza una chiara condanna delle uccisioni, l messaggio diventa quello che possono essere adottate misure ancor più repressivi contro i manifestanti," dice il comunicato del CAIR

"L'indicatore più evidente dello sdegno della nostra nazione per le uccisioni sarebbe quello  di sospendere tutti gli aiuti militari americani fino a quando non vengono  fermate le violenze e ripristinate  le libertà democratiche".. 

"L'esercito egiziano sta esponendo il paese ad una guerra civile con i suoi continui attacchi contro i manifestanti disarmati e pacifici, uccidendo circa 300 persone e causando migliaia di feriti dall'inizio del colpo di stato, il 3 luglio," ha detto il  presidente della All India Muslim Majlis-e-Mushawarat (AIMMM), Dott. Zafarul-Islam Khan  in una dichiarazione il 27 luglio. 

"il colpo di stato è stato assolutamente illeggittimo e il governo può essere sostituito solo da una nuova elezione," ha aggiunto.

"Qualsiasi altro mezzo per modificare il mandato del popolo è illegale ed equivale a un alto tradimento"

infine ha aggiunto che l'esercito stava "giocando con il fuoco ed esponendo il loro paese a una guerra civile lunga sulle linee dell'Algeria." e poi rivolgendosi ai membri degli stati occidentali e dell'India, li ha esortati a interrompere i rapporti con l'esercito egiziano fino a quando non restituiscono il loro leggittimo presidente alla nazione.



Lo Staff

Razzismo, contro l’intolleranza ecco il Piano anti discriminazioni

Razzismo, contro l’intolleranza ecco il Piano anti discriminazioni

28/07/2013

Cécile Kyenge sta per lanciare il primo piano organico di lotta ai razzismi in Italia. Contro tutte le discriminazioni, di genere, di sesso, di razza, di lingua, di religione. Un piano che sarà «programmatico», quindi senza una data di scadenza e si articolerà non a fasi ma complessivamente in una miriade di azioni coordinate, un piano che non sarà calato dall’alto ma verrà delineato attraverso un percorso di interlocuzione e confronto continuo con le associazioni che già operano in questi campi e con gli enti locali, scrive l'Unità..

Di questo piano, che verrà presentato ufficialmente martedì prossimo e che coinvolgerà fondi e competenze non solo del ministero dell’Integrazione - quello della Kyenge, alla quale resta in ogni caso la responsabilità al vertice - ma anche il dicastero delle Pari Opportunità e altri, siamo in grado di anticipare almeno le linee guida. Il dato sicuramente più significativo sta proprio nell’approccio metodologico rispetto a un fenomeno grave e di vaste proporzioni ma anche con varie sfaccettature, che fanno tutte parte di una cultura discriminatoria se non di vero e proprio razzismo e rifiuto violento dell’altro, del diverso da sé, dello straniero, del gay, del rom, dei soggetti più deboli e meno protetti, incluse le donne.

Il piano è infatti concepito come un working in progress, un processo di interscambio e di monitoraggio delle situazioni di criticità e contestualmente delle «buone pratiche» già messe alla prova in alcuni territori.

Si inizierà dunque dal confronto con il mondo dell’associazionismo, suddividendo i gruppi di lavoro in base ai settori fondamentali di intervento: occupazione, casa e scuola. In parallelo saranno interessati gli enti territoriali, Comuni e Regioni in particolare, anche loro chiamati a elaborare proposte specifiche. Fondamentale sarà una attività di ricognizione delle situazioni di discriminazione e di individuazione degli ostacoli al raggiungimento di diritti pieni nei vari campi, attività che partirà in parallelo alle azioni positive. Ostacoli come ad esempio quelli sulla bancabilità e la concessione di credito agli immigrati, o sull’accesso ai servizi, da quelli medici a quelli sociali.

È il caso, in molti Comuni, dei requisiti di residenza, più alti di quelli indicati dalla Comunità europea ad esempio per le famiglie rom. Il monitoraggio riguarderà infatti anche l’attività amministrativa e normativa, il cosiddetto «razzismo istituzionale», cioè le norme e le disposizioni che alimentano e scaturiscono da preconcetti o stereotipi di ordine xenofobo, sessista, religioso

Verrà poi elaborato un dataset su cui innervare i progetti futuri. In base a una recente indagine dell’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali - ente istituito nel 2000 che l’ultimo governo Berlusconi voleva sterilizzare e che ora collabora attivamente a questo piano del governo Letta - emerge come la maggioranza degli italiani siano consapevoli di un diffuso atteggiamento discriminatorio nei confronti degli immigrati e lo condannino in generale, ma poi rispondendo a domande più specifiche - del tipo: «avrebbe problemi se sua figlia-figlio si fidanzasse con uno straniero?», «avrebbe qualcosa in contrario ad avere vicini di casa extracomunitari?» - restano maggioritarie le diffidenze o anche gli atteggiamenti di chiusura.

Per disinnescare gli stereotipi più diffusi, e pericolosi per la tendenza alla loro trasformazione in stigma sociali, è necessario soprattutto un intervento di informazione. È infatti dall’ignoranza che spesso si generano atteggiamenti razzistici. Ad esempio esistono considerazioni tanto condivise quanto false sulla provenienza degli immigrati - si pensa che arrivino in massa dal mare sui «barconi dei disperati» mentre è via terra che arriva il flusso maggiore - o sulla prevalenza tra loro di fedeli islamici, magari fondamentalisti.

La scuola è dunque il primo settore di intervento, terreno indispensabile per affermare una cultura in cui le diversità siano sentite come ricchezza e non come pericolo per la propria identità. Crescere imparando a condividere esperienze e culture diverse significa passare dalla logica della semplice «integrazione» e della «tolleranza» a quella, ben più civile e progressiva, dell’interazione multiculturale, in cui ognuno è valorizzato nelle proprie caratteristiche attraverso un percorso di confronto e di scambio.

È con le stesse finalità che il piano concepisce anche azioni particolari dedicate al mondo del lavoro, rubricate come diversity management. Il diversity management è una filosofia di gestione delle risorse umane che si propone di utilizzare e mettere pienamente a frutto le diverse abilità e conoscenze in un ambiente e con tempi di lavoro modellati a questo scopo. Ciò riguarda in particolare le esigenze e le competenze femminili: un orario più flessibile e rispondente alle esigenze di accudimento dei figli o asili aziendali possono mettere a più donne di sviluppare nel lavoro le loro competenze che oggi restano, spesso, inutilizzate. Il piano anti discriminazione della ministra Kyenge dovrà perciò formulare anche protocolli di questo tipo rivolti ai ruoli alti dell’impresa e alle figure apicali nel settore dei servizi, in grado di favorire e valorizzare le caratteristiche femminili, come maggior senso di squadra, maggiore responsabilità. È un piano ambizioso che ha come obiettivo, a ben vedere, la società nel suo complesso, riprendendo un tipo di innovazione per cui l’Italia, decenni addietro, era all’avanguardia in Europa.

Lo Staff

Rabaa Adaweya - 27/7/2013 la testimonianza

 Rabaa Adaweya - 27/7/2013 la testimonianza

Mi diressi al Raba'a al-Adaweya sulle prime ore del 27 luglio, dopo aver sentito che il Ministero degli Interni aveva intenzione di rimuovere il sit-in. Ho pensato di recarmi  lì e documentare ciò che accade, aspettandomi il peggio, come quella volta  in cui le forze di sicurezza attaccarono i  manifestanti pro-Morsi alla Guardia presidenziale un paio di settimane fa.

 Quando ho raggiunto Nasr Street alle 02:15, il taxi era stato fermato da un cordone di polizia, costituito principalmente da forze speciali. Ci hanno chiesto di girare e andare oltre. Ho lasciato la cabina, e sono riuscito a raggiungere un secondo cordone più in alto su Nasr Street, vicino al Raba'a, dove ho visto molti volti noti, tra i tanti  giornalisti a cui  era stato anche impedito l'accesso. Quando sono arrivato, ho visto che gli scontri erano già iniziati, ma non potevo ancora capire che cosa aveva scatenato tutta quella violenza. Incapace di lavorare, ho camminato indietro e preso un altro taxi sperando che sarei riuscito ad entrare nel sit-in da un'altra parte, da al-Hay al-Saba'a.Un'ora più tardi, intorno a 3:00 sono arrivato a Rabaa, un sit-in nel quale ho avuto abbastanza familiarità,  a causa delle frequenti visite di lavoro, era chiaro che non era una notte normale. Alle 03:00, nessuno sembrava essere addormentato. Un uomo, dal palco col suo altoparlante e con voce chiara e scandita, sottolineava chiaramente che  tutti dovevano prepararsi ad aiutare i fratelli che si trovavano là fuori. La gente ha cominciato a creare delle corsie in mezzo alla folla brulicante. Prima che potessi nemmeno pensare perché facevano ciò, un ambulanza si è apparsa precipitosamente attraverso la corsia e la gente ha iniziato a urlare mentre un cadavere veniva scaricato dal retro.Cercavo di avvicinarsi agli scontri, su Nasr Street ma era buio.Il fumo bianco dei lacrimogeni si espandeva e gonfiava illuminato dalle luci lampeggianti delle ambulanze e delle moto che passavano a razzo, per la strada trasportando le vittime. C'era un rumore lontano ma continuo di armi da fuoco vivo. I sostenitori di Morsi cantavano Allahu Akbar, e gridavano  qualcosa contro i cecchini. Preoccupato per quanto stava accadendo di oscuro e pericoloso, sono tornato a Raba'a e mi sono diretto  verso l'ospedale di fortuna.All'ospedale è stato il caos. Alle 03:45 ho trovato la mia strada per ospedale, attraverso la massa di corpi e macchine fotografiche, stava diventando chiaro come la situazione era peggiorata in pochi minuti. Un medico mi ha detto che otto erano stati uccisi e oltre 500 feriti. Hanno provato a creare dei posti letto per le vittime in arrivo, ma ben presto si sono ritrovati a corto di spazio e hanno dovuto usare un'altra stanza. Nel corso della ore successive, ho visto almeno una trentina di casi di ferite da proiettile nel torace, gambe e testa. Pochi di loro ce l'hanno fatta.Poi alle 8 del mattino mi sono recato all'Obitorio, dove sono conservati i corpi, ed ho contato una ventina di uomini. Nella ia visita durata quaranta minuti, sono arrivate cinque nuove vittime, di cui uno che è stato considerato solo cerebralmente morto  è stato fatto tornare indietro alla clininca, lasciando il numero di morti che ho visto a ventiquattro. Almeno tre di loro erano irriconoscibili.Al sorgere del sole sopra Raba'a, la situazione sembrava più tranquilla alla testa del fronte. Mi diressi lì alle 6 del mattino, e ho notato i sostenitori di Morsi che  avevano creato tre linee di difesa con pareti fatte di mattoni, e stavano accovacciati dietro queste mura, mentre i proiettili volavano. Nel tempo che ho trascorso a Raba'a, ho visto che i sostenitori di Morsi  erano disarmati, avevano con se solo pietre e fuochi d'artificio, oltre ad occasionali lacrimogeni che ributtavano indietro alla polizia che li lanciava contro di loro. Mi sento in dovere, però, di non dubitare della possibilità che loro potessero essere  armati nella prima parte della notte, quando l'attacco è stato  più feroce e caotico.Gli infortuni su chi si è trovato in prima linea sono stati regolari e inevitabili.. Quasi ogni paio di minuti, un uomo è caduto. Nasr Street è una strada molto larga, il che rende impossibile sapere da dove arrivano le pallottole.. La sparatoria è stata indiscriminata e la polizia ha mostrato poco, se è il caso di dirlo, autocontrollo. Ho visto un uomo colpito nella  parte posteriore della sua testa e cadere morto, immediatamente, sul marciapiede su cui si trovava. Lui non era nemmeno vicino alle prime linee. E 'stato spaventoso.Ho notato che la polizia, era accompagnata  da civili armati che stavano dalla loro parte. Questi  civili sembravano un mix di residenti, che ho visto quando mi trovavo vicino al cordone di polizia, all'inizio della notte, così come quelli che sembravano essere teppisti pagati. Entrambi i civili e la polizia hanno sparato contro i  sostenitori di Morsi mentre mi trovavo lì. Impotenti, i sostenitori di Morsi per lo più hanno cercato di difendersi protegendosi dietro il muro e  lanciato pietre e fuochi d'artificio contro la polizia prima che uno è stato colpito e portato via. Questa immagine è stata trasmessa ripetutamente innumerevoli volte.Per quanto riguarda i militari, ho visto che non hanno preso parte durante l'assalto. Il loro coinvolgimento è stato solo occasionale e breve, quando i soldati come nel memoriale di Sadat hanno sparato colpi in aria,  sono riusciti a distanziare le due parti, prima che riprendessero di nuovo gli scontri.La mia conclusione in merito alla tragedia di Rabaa è che era chiaramente un attacco a senso unico, l'aggressione è stata ingiustificata, da parte della polizia che è stata accompagnata da civili armati, con il compiacimento da parte dei militari, che hanno fatto ben poco per fermare lo spagimento di sangue. Gli orrori della notte scorsa, come quello del massacro alla Guardia Repubblicana e come quelli di molte notti precedenti,  che durano ormai da troppo tempo,  stanno spezzando in due la nazione -  e il popolo che giorno dopo giorno, sta perdendo la sua umanità  trasformandosi in mostri. A livello personale, non posso che essere preoccupato, non vedo nessuna normalità nel dover lavorare intorno a sangue e cadaveri. Sembrava tutto così casuale e il mio distacco era inquietante. Mi sono reso conto che ho perso, come molti,   una grossa fetta di umanità lungo il cammino di questa rivoluzione autodistruttiva.

A questo link è possibile vedere le foto del report: http://www.flickr.com/photos/mosaaberising/sets/72157634814310842/

Lo Staff