giovedì 15 agosto 2013

Egitto, "4.500 morti"

Egitto, "4.500 morti"
 15/08/2013

Il bilancio ufficiale, dopo lo sgombero dei sit-in e' di oltre 500 morti. Il "golpe democratico" ha mostrato al mondo il suo volto brutale con un massacro lungamente annunciato

E' di "oltre 4.500 il bilancio dei morti, ma non è definitivo poichè la conta e l'identificazione dei cadaveri continua anche in tre moschee, tre ospedali e 2 obitori": lo riferisce via Twitter il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad El-Haddad, dopo lo sgombero delle piazze dei pro-Morsi al Cairo e altre vittime nel Paese.  "Oltre 1.000 morti si contano negli scontri fuori dal Cairo, in tutto il Paese", aggiunge Gehad El-Haddad. da Rabaa, scrivendo su Twitter: "e' la nostra Tiananmen", 

Il bilancio ufficiale del Ministero della Salute egiziano, e' fermo a 278 vittime, tra i quale 43 agenti.  L’introduzione dello stato di emergenza ha rispolverato una delle vecchie abitudini del regime di Mubarak.

Mohammed el Baradei, premio Nobel per la pace 2005 a cui seguì Obama nel 2009, ieri, dopo che il ministero della salute egiziano gli ha comunicato il numero di morti e dei  feriti ha  messo sul tavolo del presidente Adly Mansour le proprie dimissioni, e quest'ultimo è stato costretto ad accettarle.

Nella notte appena trascorsa Il Cairo era una città fantasma. Per le strade nelle ore centrali del coprifuoco, scattato ieri alle 19, solo i blindati dei militari che presidiano le principali arterie intorno ai luoghi considerati strategici. Sono e resterano completamente isolate le piazze Rabaa e Nahda, cosi' come Tahrir.

Un corrispondente di Al Arabiya ha riportato via  twitter che sono stati ritrovati ventotto cadaveri con evidenti segni di torture a Rabaa al-Adawya dopo il passaggio dell'esercito.

Il ministro degli Interni egiziano, Mohamed Ibrahim, ha detto che i due leader dei Fratelli Musulmani, Essam el-Erian e Mohamed El-Beltagui, non sono stati arrestati, contraddicendo quanto detto in precedenza sulla loro detenzione. In precedenza, alcuni ufficiali della forze di Sicurezza avevano annunciato che i due erano stati arrestati dopo che la polizia ha forzato uno dei sit-in dei manifestanti pro-Morsi.

Catherine Ashton, in qualità di rappresentante per l'UE ha condannato le violenze da parte dell'esercito egiziano e ha lanciato un appello al governo ad interim a porre fine "immediatamente" allo stato di emergenza "per permettere il ritorno a una vita normale". Ashton ha quindi inviato le sue condoglianze alle vittime e ha anche condannato gli attacchi alle chiese e alle istituzioni.

Il segretario di Stato americano John Kerry ha "deplorato" la violenza in Egitto, affermando che rappresenta "un duro colpo alla riconciliazione". "La violenza non e' una soluzione, in Egitto come in nessun altro posto -ha affermato- la violenza impedisce soltanto la transizione verso un governo civile inclusivo, un governo scelto con elezioni libere ed eque, che governi democraticamente, coerente con gli obiettivi della rivoluzione egiziana". Kerry ha tuttavia voluto sottolineare che la strada verso una soluzione politica inclusiva e' ancora aperta. "Sono convinto - ha detto, parlando davanti ai giornalisti a Washington- che la strada sia ancora aperta anche se gli eventi di oggi l'hanno resa piu' difficile e complicata".



In nottata si riunisce a porte chiuse il Consiglio di sicurezza dell'Onu, su richiesta di Francia, Gran Bretagna e Australia. Le violenze delle ultime 48 ore sono state severamente condannate dal presidente statunitense Barack Obama che annuncia "l'interruzione delle esercitazioni militari congiunte", seguito poi dal suo ministro della Difesa Chuck Hagel secondo cui "la violenza mette a rischio le relazioni militari" tra i due Paesi.

Il dipartimento di Stato ha diffuso una nota di allerta per i viaggi dei cittadini americani, invitandoli a lasciare il Paese e non a non recarvisi. Il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha stigmatizzato una repressione "brutale, inaccettabile, non scusabile", e espressioni di preoccupazione arrivano dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania.

La voce fuori dal coro giunge dal primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan che  è stato criticato per le sue dichiarazioni di oggi in merito alla collaborazione dell'occidente su quanto sta accadendo in Egitto in queste ore, dicendo che i leader occidentali stanno mantenendo delle  trattative segrete per quello che sta accadendo  in Egitto, sanno che si tratta di un colpo di stato ma loro non dichiarano pubblicamente. Erdogan ha detto in un discorso citato dalla stampa turca: "Un giorno i Faraoni affronteranno Mosè, che metterà fine alla tirannia."

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