venerdì 16 agosto 2013

Il governo egiziano sgombera la moschea-obitorio del Cairo

Il governo egiziano sgombera la moschea-obitorio del Cairo

estero della moschea di ad El Iman

El Iman non è più un obitorio, è tornata la moschea del quartiere Nasr City. «La polizia ha aspettato l’inizio del coprifuoco e sono entrati con le armi», raccontano. E «fuori tutti!». C’erano le ambulanze diventate carri funebri. Almeno 248 cadaveri trasportati alla morgue di un ospedale nella periferia più lontana. «Vogliono che non se ne parli più», si sfogano davanti ad El Iman. «Ieri autorizzavano la sepoltura solo in cambio di certificati con scritto “decesso per morte naturale”. O “suicidio”. Ma com si fa a parlare di suicidio se uno ha tre colpi tra la nuca e la schiena».

Il Ministero dell’Interno ha voluto chiudere la moschea-obitorio prima della preghiera del mezzogiorno. Dalle 6, quando è finito il coprifuoco, i blindati dell’esercito hanno cominciato a chiudere il Ponte 6 ottobre. In un paio d’ore tutte le piazze sono passate sotto il controllo della polizia. I Fratelli Musulmani annunciano manifestazioni in 28 moschee. Poi, anche se non confermato, sarebbe previsto un corteo fino a piazza Ramses, tra la stazione dei treni e il mercato all’aperto. Anche qui i blindati controllano e aspettano. Da ieri la polizia può sparare a vista contro assembramenti sospetti, ha comunicato il Ministero dell’Interno. Come se giovedì, il giorno della strage, l’ordine di sparare nelle piazze di Rabaa e Nahda non l’avesse dato nessuno.


I militari autorizzano la sepoltura
solamente in cambio di certificati
di “morte naturale” o di “suicidio”

Alle undici del mattino, davanti al ad El Iman, è rimasto un enorme blocco di ghiaccio, lenzuola insanguinate, i teli di plastica che avvolgevano i quasi 300 cadaveri.  scrive la stampa.

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