Lo dice il decreto istruzione, convertito in legge stamattina dal
Parlamento. Bisognerà però ancora attendere prima che si passi dalla
teoria alla pratica
Roma – 7 novembre 2013 – La conversione in legge del decreto
istruzione, approvata definitivamente stamattina dal Senato, porta in
dote una novità importante per gli studenti stranieri in Italia,
soprattutto per gli universitari.
Interviene infatti sulla durata dei permessi di soggiorno per motivi
per studio, che finora andavano rinnovati ogni anno. D’ora in poi non
potrà essere “inferiore al periodo di frequenza, anche pluriennale, di
un corso di studio di istituzioni scolastiche, universitarie e dell'alta
formazione artistica, musicale e coreutica o per formazione debitamente
certificata”.
Rimane però una condizione: “la verifica annuale di profitto”. Vuol
dire, ad esempio, che uno studente universitario dovrà comunque superare
un numero minimo di esami ogni anno per conservare il diritto di
rimanere in Italia. Altra novità: “Il permesso può essere prolungato per
ulteriori dodici mesi oltre il termine del percorso formativo”, una
norma che darà un po’ di respiro in più a chi, dopo anni di studio, si
affaccia sul mondo del lavoro.
Rimangono aperti diversi interrogativi su come verrà applicata la nuova
legge. Ad esempio, per dimostrare che continuano a sostenere e superare
esami, gli studenti dovranno portare un certificato ogni anno in
Questura, o, come più probabile e auspicabile, il ministero dell’Interno
potrà controllare la loro situazione semplicemente collegandosi
telematicamente alle banche date degli atenei?
E ancora: quanto costerà il nuovo permesso per studio? Oggi, poiché è
annuale, tra le varie spese sostenute dai titolari per il rilascio o il
rinnovo c’è una tassa di 80 euro. La nuova norma, però, non dovrebbe
comportare ulteriori aggravi per le casse dello Stato. Come recuperare
allora i soldi persi ora che il numero di rinnovi viene ridotto? Si
aumenterà la tassa proporzionalmente alla durata del documento?
Il governo dovrà rispondere a queste e altre domande entro sei mesi,
modificando il regolamento di attuazione del Testo Unico
sull’Immigrazione. Dopo questo passo bisognerà attendere altri quindici
giorni e solo da quel momento le novità approvate oggi dal Parlamento
entreranno effettivamente in vigore.
Nessun commento:
Posta un commento