Il sito "The Huffington Post Quebec" ci racconta la storia di una donna, Anna Maria Morissette, che ha deciso di indossare il niqab per un brevissimo tempo, nel periodo in cui si svolgevano le votazioni, per vedere con i propri occhi, le violenze che vengono veramente subite dalle donne velate al giorno d'oggi.
Sono andata a votare il 3 novembre indossando il niqab e devo dire che non ho lasciato la gente indifferente, ma al contrario ho agitato gli animi, del quartiere della mia zona, che è Mercier, che fino ad oggi si manteva tranquilla. In mezz'ora, giusto il tempo di rientrare dal mio seggio, ho ricevuto una marea di insulti.
'Terrorista' è stato quello più spesso accompagnato dal più famoso "tornatevene nel vostro paese".
Una macchina, lungo il mio percorso, mi ha tagliato la strada insultandomi, e chiaramente mi ha fatto sentire che non ero la benvenuta, ma il momento più difficile è stato quando mi hanno fischiato...
L'idea di velarmi mi è venuta, guardando il film di Elia Kazan, Gentlemen Agreement (1947). Il direttore di un quotidiano di New York, vuole un rapporto sull'antisemitismo, ma attraverso un approccio diverso da quello che cita fatti e statistiche. Il giornalista responsabile decide di 'giocare' a fare l'ebreo, per due mesi. Esso dovrà duramente confrontarsi con i rifiuti sistematici: al lavoro, presso gli hotel, nei circoli sociali ecc ecc...
Così in primavera, ho acquistato un niqab, il velo che copre tutto il mio viso con due fori per gli occhi. In realtà, sapevo di non avere il diritto di farmi vedere col viso coperto, ma ero sicura che nessun poliziotto avrebbe avuto il coraggio di farmi togliere il velo per identificarmi. Così da allora, ho un niqab nel mio guardaroba.
L'esperienza che mi preparavo a fare, mi avrebbe permesso anche di verificare se gli impiegati del seggio elettorale avrebbero rispettato la regola secondo la quale, per essere identificata chiaramente, io avrei dovuto togliermi il velo.
Lei: " Bisognerà che ci mostri il suo viso per poter votare. "
Io: " Ok, ma non posso mostrare il mio viso ad un uomo. "
Lei: " No, lo mostrerete al vostro tavolo di voto; ci sono 2 donne che se ne occupano. "
Io: " Ma non posso, ci sono uomini ovunque intorno. "
La signora, muta, sembra pensare.
Io: " Non ho nessuno problema a farmi identificare, solo non voglio farlo davanti a degli uomini. "
La signora resta pensierosa e silenziosa.
Io: " Forse che mi potreste identificare nella sala attigua. "
Orgogliosamente, in breve, ho semplicemente fatto il mio dovere come cittadina. Ma è fuori dal seggio che il tornado è tornato a colpirmi: La gente ha cominciato a fischiarmi, Una donna vedendomi ha iniziata a urlarmi "boo" e poi giu' di seguito tutti quelli che erano rimasti bloccati in fila al seggio, in attesa del voto, hanno continuato come in un effetto a catena.
È difficile spiegare come mi sentivo: ero triste, delusa, spaventata, disgustata.
Mi dicevo che se ero veramente una donna musulmana, che aveva preso il suo coraggio a due mani, dicendo al proprio marito che voleva avvalersi del suo diritto di voto, e che uscendo di casa per avvalermi di questo diritto, mi sarei vista trattare così, avrei probabilmente sentito la voglia di correre a rifugiarsimi in moschea, per stare tra i miei simili. Garantisco che è sicuro che avrei perso la voglia di accostarmi alla società che mi ha "accolta"
Mi sono sentita sola, vulnerabile e senza difesa, ed era solamente un " abito." Si parla di intimidazione nelle scuole, mentre io mi sono sentita intimidita nella via, tra gli adulti.
Recentemente in Svezia, delle donne hanno deciso di portare il velo per sostenere la vittima di un aggressione islamofoba.
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