Dopo "l'acqua, l'aria, la frutta
e gli hammam", Damasco da tredici secoli può vantare la sua
"quinta meraviglia": la Grande Moschea degli Omayyadi, i cui
mosaici risalenti al 700 d.C. sono stati oggi danneggiati da un
colpo di mortaio caduto sul centro storico della capitale
siriana controllata dalle milizie del regime, ma assediata dai
ribelli ostili al presidente Bashar al Assad.
Questo mentre a nord di Damasco due attentati hanno arrestato l'avanzata delle forze
lealiste lungo la catena montuosa del Qalamun al confine con la
valle libanese della Bekaa, e mentre sempre nella capitale un
civile è stato ucciso da un altro colpo di mortaio.
E' la prima volta dallo scoppio della guerra siriana più di
un anno fa che viene danneggiata la Grande Moschea di Damasco.
In particolare, il razzo sparato dai ribelli ha centrato
un dettaglio del mosaico che orna il transetto della sala di
preghiera, posta sul lato meridionale del complesso. "Il
danneggiamento di una parte dei mosaici della Grande Moschea
degli Omayyadi è un fatto gravissimo", afferma parlando al
telefono con l'ANSA Eva Ziedan, archeologa siriana laureatasi
all'università di Damasco e con un diploma di dottorato
conseguito all'università di Udine. "La Grande Moschea racchiude
in sé tutti gli elementi della civiltà del nostro Paese". "Nel
perimetro sacro ci sono resti del tempio di Hadad, d'epoca
aramea, risalente al mille a.C.", afferma Ziedan, che ricorda
che "le fondazioni delle mura perimetrali e numerose colonne
sono invece di epoca romana, quando sul sito sorgeva il Tempio
di Giove".
Quest'ultimo, in epoca cristiana, è stato trasformato nella
cattedrale dedicata a San Giovanni Battista, trasformata e
ampliata agli inizi della dominazione islamica, sotto il califfo
omayyade Abdel Malek b. Marwan, nell'attuale moschea, costruita
tra il 705 e 715 d.C. Secondo la leggenda, fu proprio il califfo
Abdel Malek a indicare nella moschea la "quinta meraviglia di
Damasco", che avrebbe dovuto affiancare gli altri quattro
tradizionali pregi della città, terza città santa per l'Islam:
"l'acqua, l'aria, la frutta e gli hammam".
"La Grande Moschea di Damasco è anche il simbolo dell'unione
tra le varie correnti dell'Islam", sottolinea l'archeologa
siriana, ricordando che "è luogo di pellegrinaggio non solo per
i sunniti ma anche per gli sciiti, perché al suo interno è
custodita la testa di Husayn", terzo veneratissimo imam per gli
sciiti. "La parete di mosaico colpita oggi - riprende Ziedan -
era stata in parte restaurata nel 1965 dopo esser stata
danneggiata durante un devastante incendio nel 1893. Questa
sezione è storicamente molto importante - continua - perché
testimonia la prima applicazione artistica nel Levante arabo del
dettame islamico di non raffigurare né esseri umani né animali".
"Nonostante ciò - prosegue - a livello decorativo è un mosaico
molto ricco e anche tra i più enigmatici perché vi sono
rappresentati un fiume, degli alberi, delle piante e degli
edifici. Secondo alcuni storici in quella parete è stata
rappresentata Damasco, attraversata dal suo fiume Barada, mentre
secondo altri si intendeva raffigurare il Paradiso". (ANSAmed).
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