A giudizio 2 poliziotti in servizio a Quarto
Lui ha denunciato di essere stato deriso, picchiato, immobilizzato e
appeso con una corda alle grate dell’infermeria del carcere di Quarto.
Dieci minuti di terrore che sarebbero stati vissuti da Mohammed Carlos
Gola, 28 anni, cittadino italiano di origini brasiliane, recluso nella
casa circondariale astigiana per scontare una condanna definitiva per
reati violenti. Per la presunta aggressione, che sarebbe avvenuta nel
2010, ora sono stati rinviati a giudizio per lesioni il sovrintendente
della polizia penitenziaria Carmelo Rositano, 49 anni, e l’assistente
Nicola Sgarra, 43. La prima udienza del processo è stata fissata per
l’11 aprile. Il procuratore Giorgio Vitari ha disposto il giudizio con
«citazione diretta»: per questa tipologia di accuse infatti non è
necessario il «filtro» dell’udienza preliminare. Gola durante la lunga
detenzione si era convertito all’Islam e sarebbe stata questa
circostanza a farlo finire nel mirino dei poliziotti. Il 27 maggio 2010,
il giovane sarebbe stato accompagnato in infermeria per una visita di
routine da un appartenente alla polizia penitenziaria con «due binari»
sulle spalle dell’uniforme, poi identificato in foto come Rositano. Il
sovrintendente avrebbe iniziato ad irridere Gola per la sua fluente
barba, sostenendo tra l’altro che «Maometto puzzava». Il detenuto
avrebbe protestato, dando un calcio ad una scrivania. Questa reazione
scomposta avrebbe scatenato le ire del sovrintendente Rositano, che
avrebbe percosso ripetutamente Gola insieme all’assistente Sgarra,
rimasto fino a quel momento in disparte. Successivamente sarebbero
intervenuti altri due uomini, non identificati nelle indagini, uno dei
quali in abiti civili e con un passamontagna sul volto: «Abbiamo dieci
minuti» avrebbe detto uno dei due. I quattro, approfittando della
momentanea assenza dell’infermiera avrebbero alzato il volume dello
stereo per non farsi sentire, «silenziando» Gola con nastro da pacchi
sulla bocca. Poi gli avrebbero tagliato un pezzo di barba per schernirlo
e, dopo avergli coperto il volto con un sacchetto della spazzatura, lo
avrebbero appeso per alcuni minuti alle grate. Durante l’aggressione
sarebbe stato anche minacciato: «Farai la fine dei tuoi fratelli nelle
carceri irachene».
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