Un collezionista americano ha deciso di finanziare con fondi privati
la costruzione in Marocco del Museum for Photography and Visual Arts
(MMPVA), la cui apertura è prevista nel 2016.
L’architetto è l’inglese David Chipperfield e l’edificio sorgerà
vicino ai giardini di Menara a Marrakech.
L’idea è di farlo diventare un
epicentro culturale nella regione, il cuore di una stella a molte punte
che attrarrà studenti e visitatori da tutto il mondo. Sarà formato da 4
piani di gallerie, un teatro, un caffè, un bookstore. La collezione si
focalizzerà su tre tematiche: Architettura/Design, Foto-giornalismo,
Moda/Cultura.
Nel frattempo, il MMPVA ha eletto come suo domicilio temporaneo il
Palazzo el-Badi. L’esposizione inaugurale si è svolta il 20 settembre
con fotografie, provenienti dalla collezione permanente, di artisti
quali Yto Barrada, Carole Benitah, Hicham Benouhoud, Ali Chraibi,
Yasmine Bouziane Daoud. È stata poi trasferita nel Sofitel Marrakesh per
lasciare spazio alla prossima esposizione che aprirà i battenti l’8
novembre e che vedrà protagonisti 5 fotografi: Abbas, Jim Goldberg,
Susan Meiselas, Mark Power e Mikahel Subotsky dell’agenzia fotografica
Magnum. L’esposizione, inoltre, coinciderà con l’inaugurazione del museo
a livello internazionale.
L’obiettivo che si prefigge il Museo è di diventare la prima
istituzione di questo genere nel continente africano e di diffondere
l’esperienza artistica scavalcando le frontiere culturali per formare
una tolleranza e una comprensione reciproca. Questo progetto ambizioso,
ma soprattutto l’ergersi ad unica istituzione nel campo, rischia però di
sminuire le istituzioni pubbliche e private e le iniziative, seppur non
numerosissime, già presenti nel continente e radicate nei propri
contesti e comunità.
Ci si chiede come la missione di cui è investita il MMPVA sarà
tradotta in programmi concreti una volta effettuata l’apertura al
pubblico. Le problematiche in gioco sono numerose a partire dalla
lingua: in Marocco le lingue ufficiali sono l’arabo e il tamazight e si
parla più in francese e in spagnolo che non in inglese, lingua verso cui
invece è orientato prevalentemente il Museo. C’è poi la questione di
come verrà inquadrata la storia della fotografia in e del Marocco, di
cui non si potrà non prendere in conto il colonialismo e l’orientalismo.
Si dovrà poi fare in modo che la storia fotografica del Paese dopo
l’indipendenza nel 1956 non venga filtrata da canoni artistici europei e
americani. Infine, dati i fondi privati di cui gode il Museo, sarà
interessante osservare come le priorità dei finanziatori si
concilieranno con quelle del pubblico.
Le problematiche elencate sono però altrettante sfide che possono
dare la possibilità al MMPVA di trasformare il suo pubblico locale e la
sua comunità artistica in una priorità e di dislocare la centralità dei
canoni artistici e fotografici moderni e contemporanei euro-americani in
Marocco e altrove. (Arabpress)
Nessun commento:
Posta un commento