giovedì 7 novembre 2013

Le Nazioni Unite dicono che le condanne inflitte in Bangladesh sono ingiuste

Dhaka: L'alto Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite, Mercoledì ha espresso "allarme grave" per le  condanne a morte assegnate da un tribunale del Bangladesh a 152 soldati, accusati del massacro   di decine di ufficiali dell'esercito nel corso dei conflitti del 2009.

L'Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha chiamato i crimini commessi durante i conflitti "odiosi" e " riprovevoli", ma ha criticato il processo di massa.

Settantaquattro persone sono state uccise durante  di due giorni di conflitti a Dhaka, tra cui 57 alti ufficiali. Alcuni sono stati colpiti a morte o bruciati vivi, prima che i loro corpi venissero gettati  nelle fognature o dentro  tombe poco profonde.

Pillay ha aggiunto in un comunicato da Ginevra che "la giustizia non sarà raggiunta" conducendo "processi che non hanno rispettato le norme fondamentali del giusto processo". 

Il Bangladesh ha difeso le sue condanne a morte, insistendo sul fatto che i condannati avrebbero la possibilità di fare appello, e che non sarebbe vero che le confessioni sarebbero state estorte sotto tortura.

"I detenuti per legge hanno almeno due ordini di appello", ha detto il ministro Shafique Ahmed, il giorno dopo che il tribunale di Dhaka aveva espresso i  verdetti contro gli 823 soldati a processo.

"Nessuna condanna a morte verrà eseguita, a meno che le condanne non siano confermate anche dai tribunali superiori,"  ha aggiunto Ahmed

Pillay, tuttavia, ha chiesto un'indagine indipendente sulle accuse di violazioni dei diritti umani, la tortura e le uccisioni dopo i conflitti.

"I risultati delle indagini dovrebbero essere resi pubblici e  i responsabili devono essere ritenuti responsabili," ha detto.

 Ha inoltre aggiunto che le condanne di ciascuno dei sospetti "devono essere esaminati singolarmente, e le prove ottenute sotto tortura non devono essere ammesse in tribunale." L'Onu si oppone alla pena di morte in qualsiasi circostanza, anche per i crimini di guerra e genocidio.

 Così come si oppone alle condanne a morte, rilasciate dal tribunale speciale per più di 400 persone Martedì.

I Condannati a morte sono stati accusati di possesso d'armi, saccheggi e di aver eseguito una serie di omicidi in una base militare nel febbraio 2009.

Meenakshi Ganguly della sede di New York di Human Rights Watch (HRW) ha detto che la sua organizzazione ha documentato la morte di 47 soldati presi in custodia dopo l'ammutinamento.

Ha detto che gli attivisti di HRW avevano intervistato altri indagati che hanno subito una disabilità permanente o sviluppato problemi psicologici dopo il loro interrogatorio da parte dell'esercito o del Rapid Action Battalion (RAB).

"Molti degli imputati non sapevano neanche di cosa fossero accusati e non hanno avuto alcun rappresentante legale", ha detto Ganguly.

Il ministro Ahmed ha respinto le accuse, chiedendo: "Perché dovevamo torturali" anche il Procuratore Mosharraf Hossain ha respinto quello che ha definito  accuse "infondate", insistendo sul fatto che il processo è stato condotto in modo esemplare.

"E' stato un processo con ben  654  testimoni, una situazione che è senza precedenti nel mondo", ha detto Hossain.

"Gli avvocati degli imputati hanno avuto tutto il tempo per interrogare i testimoni. Ogni imputato ha avuto un avvocato. "La corte martedì ha assolto  anche 271 persone il coinvolgimento nell'ammutinamento.

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