Musulmani
perseguitati in Etiopia
Giovedì 04/04/2013
Un gruppo
internazionale per i diritti umani ha accusato l'Etiopia di
perseguitare i musulmani oltre a cercare di soffocare le loro
proteste pacifiche contro le interferenze del governo negli affari
religiosi, attraverso leggi anti-terrorismo, che mirano a
demonizzare i musulmani e ridurre al silenzio le loro proteste.
Leslie Lefkow, vice
direttrice della divisione Africa di Human Rights Watch (Hrw), ha
detto in un comunicato stampa "Sembra che non ci sia alcun
limite all'uso, da parte del governo etiope, delle sue leggi
anti-terrorismo, e processi iniqui per fermare il dissenso pacifico.
Il trattamento da parte del governo, di questi leader musulmani,
porta le caratteristiche di un procedimento giudiziario a sfondo
politico."
I musulmani dicono
che il governo sta conducendo una campagna in collaborazione con il
Consiglio Supremo per gli Affari islamici con lo scopo di
indottrinare la loro comunità verso le ideologie di una setta
chiamata "Ahbash". Per sedare le proteste dei musulmani, il
governo etiope ha arrestando decine di leader della protesta. Tra gli
arrestati compare il presidente
della comunità musulmana Abubakar Ahmed, insieme al portavoce
Ahmedin Jebel, e altri membri del comitato, i quali sono stati
portati nel carcere Maikelawi, che è noto per le torture che
vengono inferte ai detenuti. Gli imputati musulmani sono stati
accusati di pianificazione e cospirazione di "atti
terroristici", ai sensi dell'articolo 3 e 4 del proclama
anti-terrorismo Etiope del 2009, senza che siano stati forniti gli
elementi di accusa o i reati a loro carico.
Human Rights Watch
ha anche accusato il governo etiope di lanciare una guerra mediatica
per demonizzare i leader musulmani. "Il processo iniquo degli
attivisti musulmani, è aggravato dai programmi televisivi, mandati
in onda dal governo, con lo scopo di demonizzare i leader della
protesta facendoli passare come "terroristi" ha detto
Lefkow. "Il governo etiope sta perseguitando le persone che
stanno semplicemente cercando di proteggere i loro diritti alla
libertà religiosa e di parola, e anche i giornalisti, che
appoggiano le proteste musulmane, andando contro le interferenze del
governo, sono stati arrestati.
Tra i giornalisti
sotto processo compaiono Getachew Yusuf, ex caporedattore della ormai
defunta rivista islamica Yemuslimoch Guday e il suo successore
Salomone Kebede, che si trova ormai da più di due mesi in detenzione
preventiva senza avere alcun reato a suo carico e senza che gli sia
stato riconosciuto il diritto ad un avvocato, e questo aumenta ancora
di più le preoccupazioni per il suo trattamento all’interno del
carcere e la sua sicurezza..
Secondo la
Costituzione etiope, i detenuti dovrebbero essere rilasciati entro 48
ore, in caso di mancanze di prove di un eventuale colpevolezza.
Lefkow ha detto "Piuttosto che imprigionare manifestanti
pacifici e giornalisti critici, il governo dovrebbe modificare la
legge anti-terrorismo, dovrebbe raggiungere la comunità musulmana e
ascoltare le loro rimostranze, piuttosto che mettere a tacere i loro
leader."
Il governo
filo-etiope occidentale ha utilizzato il terrorismo spaventapasseri
per ottenere il supporto dell’occidentale. Un rapporto di novembre
di Amnesty International ha accusato il governo etiope di aver preso
di mira i musulmani, l'arrestandoli con l’accusa di terrorismo
senza nessun motivo fondato, e che questi si erano solo limitati a
partecipare a proteste pacifiche con lo scopo di esigere la propria
libertà religiosa.
Il gruppo londinese
ha anche accusato Addis Abeba di usare la lotta al terrorismo come
pretesto per reprimere le proteste pacifiche musulmani. I musulmani
costituiscono circa il 34 % della popolazione dell'Etiopia, secondo
un censimento del governo del 2007. Ma altre fonti rivelano che in
realtà si tratterebbe di circa il 50% della popolazione del paese.
Lo Staff
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