venerdì 13 settembre 2013

Soldi alle scuole palestinesi che adottano i libri israeliani

Soldi alle scuole palestinesi che adottano i libri israeliani 

 13/09/2013

La nuova trovata del Comune di Gerusalemme per cancellare la storia e l'identità palestinese della Città Santa: finanziamenti a chi passa al curriculum israeliano.

Soldi alle scuole palestinesi se infileranno materiale educativo israeliano nei loro curriculum. È l'ultima trovata del Comune di Gerusalemme, l'ulteriore tentativo di scardinare la già indebolita narrativa palestinese.

A riportare la notizia è l'agenzia stampa Ma'an News: il Comune della Città Santa ha offerto aumenti di salario agli insegnanti e ai presidi che inseriranno materiale scolastico israeliano nei curriculum palestinesi. Un aumento di circa duemila shekel (circa 500 euro) per ogni studente che passerà al nuovo sistema. Secondo il direttore dell'educazione araba a Gerusalemme, Sameer Jibril, almeno cinque scuole palestinesi avrebbero accettato di abbandonare il curriculum dell'Autorità Palestinese a favore di quello israeliano: "Si tratta di un passo molto pericoloso per la sensibilità dei palestinesi di Gerusalemme, è il tentativo di fargli il lavaggio del cervello e di controllare le nuove generazioni", ha commentato un insegnante.

In pericolo c'è l'insegnamento della storia, pietra fondante la narrativa palestinese in contrapposizione a quella israeliana: nei libri di testo israeliani la Cisgiordania non è identificata come territorio occupato ma come parte integrante dello Stato di Israele, mentre della Nakba del popolo palestinese del 1948 non c'è traccia. Gerusalemme, naturalmente, è indicata come capitale unica ed indivisibile di Israele (tacendo lo status di città internazionale stabilito dalle Nazioni Unite oltre sessant'anni fa), e il Muro di Separazione si trasforma in una semplice barriera protettiva.

Una violenza contro l'identità palestinese, già gravemente minacciata dai ripetuti tentativi israeliani di cancellarne storia e tradizioni. Una cancellazione che passa anche attraverso l'utilizzo dei nomi: le città e i villaggi palestinesi nei Territori Occupati non vengono chiamati con il loro originale nome arabo, ma con quello ebraico stabilito dai precedenti governi israeliani (ad esempio, Nablus è chiamata Shkhem), nel tentativo di giustificare l'occupazione militare.

La reazione palestinese è stata immediata. Il capo negoziatore e membro del Comitato Esecutivo dell'OLP, Saeb Erekat, ha duramente condannato le autorità comunali di Gerusalemme: "Israele sta tentando di cambiare lo status quo di Gerusalemme sin dal 1967. Oltre alla politica di colonizzazione e di trasferimento forzato, Israele ha provato in varie occasioni ad imporre il proprio curriculum scolastico alle scuole palestinesi. Tali atti, come molti altri, sono una palese violazione del diritto internazionale e umanitario. Israele mostra di non aver alcuna intenzione di porre fine all'occupazione, anzi, cerca di consolidare l'annessione illegale del territorio palestinese".

E come spesso accaduto in passato, il target principale resta Gerusalemme. Ad essere minacciati dalla nuova direttiva sono i 139 asili nido e le 207 scuole palestinesi di Gerusalemme Est. Le condizioni degli istituti arabi sono nettamente peggiori di quelli ebraici. E il timore è che la promessa di finanziamenti costringa scuole con necessità imminenti (in primis l'allargamento delle classi) ad accettare un compromesso che mette in serio pericolo l'identità palestinese.

Interessante, a tale proposito, è il libro pubblicato lo scorso anno dalla professoressa israeliana Nurit Peled-Elhalan, cofondatrice del Tribunale Russell per la Palestina. Il libro, "La Palestina nei libri di testo israeliani", analizza le rappresentazioni propagandistiche della Palestina nei testi scolastici adottati negli istituti scolastici israeliani: storia e geografia vengono raccontate partendo da presupposti come l'antisemitismo, la minaccia araba e il diritto degli ebrei a tornare nella terra promessa. Come fossero dati di fatto, incontrovertibili, e negando apertamente la presenza, la storia e l'identità del popolo palestinese. Nena News 

 

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