giovedì 12 settembre 2013

Siria, Assad accetta il piano russo: "Consegneremo armi chimiche"

Siria, Assad accetta il piano russo: "Consegneremo armi chimiche"

12/09/2013

La Siria ha accettato il piano russo per la messa sotto controllo internazionale delle armi chimiche. "Ma non perché temiamo la minaccia Usa". Lo ha detto il presidente siriano Bashar al Assad in un'intervista con il canale Russia 24 annunciando che saranno inviati alle Nazioni Unite i documenti necessari alla firma della Convenzione internazionale che bandisce le armi chimiche.

Un appello alla cautela era stato lanciato dal presidente russo Vladimir Putin sul New York Times. A 24 ore dal discorso alla nazione del presidente americano Barack Obama, Putin sceglie il giornale liberal per rivolgersi a Washington e agli americani e presentare la sua versione dei fatti sulla Siria accusando i ribelli di aver usato le armi chimiche e di aver distrutto i simboli della cristianità.

Il Syrian Network for Human Rights, l'8 settembre 2013 ha documentato l'uccisione di 10.913 bambini da parte delle forze governative.

Delle vittime, 76 erano neonati.

Delle vittime, 2.305 avevano meno di dieci anni.

Delle vittime, 3.399 erano bambine.

Delle vittime, almeno 530 hanno subito esecuzioni: o massacrati con coltelli come nei quartieri di Houla, Karm al Zeitoon, Rifai a Homs, o come nei massacri di Raas Alnabaa e Bayda a Banyas, oppure con le pallottole.

Delle vittime, 79 sono morti sotto tortura: dei 194mila detenuti siriani, 9000 sono bambini sotto ai 18 anni, torturati nelle prigioni allo stesso modo degli adulti.

I sostenitori di Assad hanno accusato i ribelli di aver bombardato le Chiese nelle varie province siriane, (Secondo un rapporto di Syrian Network For Human Rights del 6 settembre 2013) le chiese distrutte sono:

Provincia di Homs: 10 chiese bombardate.
Provincia di Aleppo: 7 chiese bombardate.
Provincia di Damasco: 5 chiese bombardate.
Provincia di Deir-Azzor: 5 chiese bombardate.
Provincia di Lattakia: 3 chiese bombardate.
Provincia di Idlib: 2 chiese bombardate.
Provincia di Raqqa: 1 chiesa bombardata.

Suor Pelagia Sayyaf, madre superiora del Monastero di Santa Tecla a Damasco, nega categoricamente che i ribelli abbiano assaltato i simboli della cristianità. Pelagia ha negato qualsiasi attacco alle chiese e monasteri, e contrasta le voci secondo le quali i ribelli avrebbero commesso stragi, croci spezzate, chiese bruciate e civili rapiti.
Ma la smentita, arriva addirittura direttamente dalla  tv russa RT la quale documenta "involontariamente" il momento in cui i carri armati del regime siriano bombardano il monastero cristiano di Mar Sarkis, situato a Maaloula, un piccolo villaggio arroccato sulle montagne a nord della capitale Damasco, ecco il video: http://youtu.be/ll9fVpmsX9A

Ma la stampa nostrana, continua a diffamare la resistenza siriana sostenendo che i ribelli siano autori della distruzione dei monasteri di Maaloula http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35932 .

Le forze governative non prendono di mira solo chiese; i bombardamenti, le uccisioni e la tirannia non distinguono tra una religione e l'altra. Sono state distrutte:

1451 moschee
più di 3700 scuole
270 ospedali privati

Le costruzioni distrutte in Siria sono almeno 3 milioni (case, scuole, chiese, moschee, ospedali), comprese 850mila case completamente rase al suolo da missili Scud, TNT, bombardamenti di artiglieria e altri tipi di assalto, riferisce sempre il Syrian Network For Human Rights,il 5 settembre 2013.


A mettere in dubbio la posizione di Putin c'è anche uno studio condotto da «Globalsecurity» secondo il quale «gran parte della tecnologia per la produzione di gas è stata acquistata proprio dalla Russia e attraverso  transazioni in Olanda, Svizzera, Francia, Austria e Germania». «L’esistenza dell’arsenale chimico siriano - riassume Amy Smithson, del James Martin Centre - si deve in gran parte agli aiuti ricevuti dall’esterno anche se ora è in grado di produrre i gas da solo». 

A soffermarsi sulla continuità delle forniture russe dopo la fine dell’Urss è il rapporto del Congressional Research Service del 2012 che cita gli esperti Mary Beth Nitikin, Andrew Feickert e Paul Kerr: «Mosca ha fornito per decenni istruttori, agenti chimici e vettori a Damasco». Ciò spiega perché, secondo l’ex ispettore Kay è «di uno degli arsenali più avanzati del mondo» pubblica il 4 settembre 2013, La Stampa.


Ingenti forniture da Mosca, acquisti dall’Europa all’Asia e almeno una parte delle armi chimiche di Saddam: sono le tre origini dell’arsenale di gas della Siria che, da almeno 15 anni, ha raggiunto la capacità produrle. (...)

Il National Intelligence Estimate redatto dai servizi Usa il 15 settembre 1983 riassume così quanto avvenuto nei dieci anni precedenti: «La Siria ha ricevuto grandi quantitativi di armi chimiche e biologiche sovietiche» e in particolare «Urss e Cecoslovacchia hanno consegnato agenti chimici, sistemi di lancio e garantito istruttori».

Sono questi i gas che, secondo Amnesty International, Assad usò nel febbraio 1982 per reprimere la rivolta di Hama. Nel giugno seguente Israele distrusse l'intera aviazione di Assad, durante l’operazione «Pace in Galilea» in Libano e da lì, per reazione,
«decide di produrre in proprio i gas», scrive l’analista Zuhair Diab sulla «Non proliferation Review» nel 1997. 

Lo shopping , si svolge anche in Gran Bretagna dove, fra il 2000 e 2001, vengono acquistati  precursori chimici e, secondo «The Independent» il commercio continua fino al gennaio 2012 quando - a guerra civile iniziata - un’azienda britannica viene autorizzata a vendere ai siriani sostanze «dual use» - possibili da usare a fini militari - per sei mesi. 

Questa è la cornice politica in cui si muoverà oggi il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, quando incontrerà il capo del dipartimento di Stato Usa John Kerry a Ginevra per il primo faccia a faccia sul piano russo per la Siria.

Putin afferma: la Russia "non sta proteggendo il governo siriano ma la normativa internazionale". E mette in guardia sulle conseguenze di un potenziale attacco americano contro Damasco, che sarebbe, senza l'appoggio dell'Onu, un "atto di aggressione". Putin ribadisce che "non c'è dubbio che gas" chimico "sia stato usato in Siria. ma ci sono ragioni per ritenere - afferma il presidente russo - che non sia stato l'esercito siriano ma le forze dell'opposizione per provocare un intervento" di potenze straniere che, così, "si allineerebbero con i fondamentalisti".

"Dobbiamo smetterla di usare il linguaggio della forza e tornare sulla strada della diplomazia. Una nuova opportunità per evitare un'azione militare è emersa negli ultimi giorni. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono trarre vantaggi dalla volontà del governo siriano a mettere l'arsenale chimico sotto il controllo internazionale per una successiva distruzione".

Nuovi decisivi elementi di giudizio potrebbero emergere lunedì prossimo, se come annuncia il ministro degli Esteri Laurent Fabius, sarà reso pubblico il rapporto degli ispettori Onu sugli attacchi con armi chimiche, compreso quello del 21 agosto che ha aperto la strada alla reazione americana.

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