domenica 15 settembre 2013

"Save Syria, over 100.000"

"Save Syria, over 100.000"
 14/09/2013
  Un giovane italiano, Nicola Fornoni, durante l'infanzia ha sofferto di una malattia che lo ha indebolito e costretto all'uso di una carrozzina.
Ha 23 anni, e risente ancora degli effetti della sua malattia, é un artista ma  non è ricco. 
Solo 20 giorni fa, è venuto a sapere dei massacri che insanguinano la Siria.
Avrebbe desiderato andare in Siria, ma a causa delle sue condizioni di salute ed anche economiche, non gli è stato possibile farlo, ed haper questo pensato, ad un'azione in molti sensi eroica e coraggiosa, decidendo di fare una performance sulla sua sedia a rotelle, su cui ha issato la bandiera dell'indipendenza siriana e quella italiana della pace.
Ha scelto le due piazze principali della sua città che distano tra loro 2 chilometri, ed ha deciso di fissare la sua performance in un giorno , importante per la sua città, Brescia in Fiore Bmode, per trasmettere questo messaggio: "Come per dire: che cosa state facendo? Vi preoccupate di voi, della moda, del giardino mentre i bambini in Siria vengono uccisi?"
Ha chiamato la performance "Save Syria, over 100.000"

Ha completato il percorso sulla sua carrozzina, che specifichiamo non è elettrica, rifiutandosi di ricevere il benché minimo aiuto o spinta.
E ha poi così descritto quello che ha  provato:
‘Mentre mi spingevo, percorrendo la strada, mi sembrava di sentire le bombe, le granate, l’odore del gas, della polvere, le grida di Aleppo, i sogni svaniti dei bambini di Homs, i pianti di Dar’à. Ero con loro. Ero uno di loro. Stavo partecipando ad una sofferenza comune. Sentivo il peso, la responsabilità nel portare due bandiere cosi forti dal punto di vista simbolico, ideologico, patriottico. Ci pensavo. Mi veniva da piangere perché consapevole di cosa stavo facendo: stavo portando, ideologicamente, il cuore sanguinante della popolazione siriana, il dolore di un popolo oppresso da una tirannia fratricida, parricida, omicida. Lo stavo portando tra la gente. Le persone là hanno sicuramente sofferto più di me, la mia è una sofferenza solo di un giorno. Ma come potevo non soffrire per una nazione che lo sta facendo da due anni? Volevo essere vicino a loro in tutto e per tutto’”. 
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