giovedì 21 novembre 2013

Detenuto denuncia “Pestato dagli agenti perchè musulmano”

A giudizio 2 poliziotti in servizio a Quarto
Lui ha denunciato di essere stato deriso, picchiato, immobilizzato e appeso con una corda alle grate dell’infermeria del carcere di Quarto. Dieci minuti di terrore che sarebbero stati vissuti da Mohammed Carlos Gola, 28 anni, cittadino italiano di origini brasiliane, recluso nella casa circondariale astigiana per scontare una condanna definitiva per reati violenti. Per la presunta aggressione, che sarebbe avvenuta nel 2010, ora sono stati rinviati a giudizio per lesioni il sovrintendente della polizia penitenziaria Carmelo Rositano, 49 anni, e l’assistente Nicola Sgarra, 43. La prima udienza del processo è stata fissata per l’11 aprile. Il procuratore Giorgio Vitari ha disposto il giudizio con «citazione diretta»: per questa tipologia di accuse infatti non è necessario il «filtro» dell’udienza preliminare. Gola durante la lunga detenzione si era convertito all’Islam e sarebbe stata questa circostanza a farlo finire nel mirino dei poliziotti. Il 27 maggio 2010, il giovane sarebbe stato accompagnato in infermeria per una visita di routine da un appartenente alla polizia penitenziaria con «due binari» sulle spalle dell’uniforme, poi identificato in foto come Rositano. Il sovrintendente avrebbe iniziato ad irridere Gola per la sua fluente barba, sostenendo tra l’altro che «Maometto puzzava». Il detenuto avrebbe protestato, dando un calcio ad una scrivania. Questa reazione scomposta avrebbe scatenato le ire del sovrintendente Rositano, che avrebbe percosso ripetutamente Gola insieme all’assistente Sgarra, rimasto fino a quel momento in disparte. Successivamente sarebbero intervenuti altri due uomini, non identificati nelle indagini, uno dei quali in abiti civili e con un passamontagna sul volto: «Abbiamo dieci minuti» avrebbe detto uno dei due. I quattro, approfittando della momentanea assenza dell’infermiera avrebbero alzato il volume dello stereo per non farsi sentire, «silenziando» Gola con nastro da pacchi sulla bocca. Poi gli avrebbero tagliato un pezzo di barba per schernirlo e, dopo avergli coperto il volto con un sacchetto della spazzatura, lo avrebbero appeso per alcuni minuti alle grate. Durante l’aggressione sarebbe stato anche minacciato: «Farai la fine dei tuoi fratelli nelle carceri irachene».  

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