MADRID - La parola araba Nur (luce) si associa sia
alla luce fisica che metafisica. La luce nell'arte e nella conoscenza,
in rapporto con la cultura islamica, come motivo unificatore nelle
civiltà islamiche di tutto il mondo, è il filo conduttore
dell'esposizione 'Nur: la luz en el arte y la ciencia del mundo
islamico', proposta dalla Fondazione Focus-Abengoa nella sua sede
dell'Ospedale dei Venerabili di Siviglia, fino al prossimo 9 febbraio.
Organizzata in collaborazione con il Museo d'Arte di Dallas (dove
sarà ospitata dal 30 marzo al 29 giugno 2014), la mostra propone un
itinerario attraverso 150 oggetti, alcuni esposti per la prima volta, di
diverse collezioni pubbliche e private d'Europa, Medio Oriente e Stati
Uniti e musei come il British Museum di Londra. Opere datate fra il IX
secolo e gli inizi del XX secolo, fra le quali manoscritti, gioielli,
strumenti chirurgici, mobili, ceramiche, preziosi manufatti in metallo
con incisioni in oro, orologi solari e astrolabi, tutti illustrativi
dell'influenza del mondo islamico sul Rinascimento e sul pensiero
scientifico. A selezionarli, la curatrice Sabiha Al Khemir, esperta
internazionale di arte islamica, ex direttrice del Museo di Doha (Qatar)
e consulente del Metropolitan Museum di New York e del museo di Dallas.
"Non è un'esposizione religiosa, si tratta nel 90% di oggetti secolari e
della vita quotidiana che non potrebbero essere esposti in una moschea,
pur avendo una profonda relazione con la cultura islamica", ha spiegato
ad ANSAmed nel corso della presentazione, oggi, alla Casa Araba di
Madrid.
"Gli 11 secoli e i 14 paesi rappresentati in Nur illustrano non solo la
tradizione di talento e di artigianato che inonda il mondo islamico, ma
anche la pura bellezza, frutto della cultura islamica, e il contributo
di questa civilizzazione al coacervo culturale dell'umanità", ha
aggiunto la direttrice scientifica dell'esposizione. Una mostra che
avvicina il visitatore alla Spagna come ponte fra il mondo islamico e
l'Europa, via d'accesso delle scoperte islamiche in campi come la
medicina, la geometria o l'astronomia. L'inizio dell'itinerario esprime
visivamente e simbolicamente l'idea della luce come metafora condivisa
fra le religioni musulmana, cristiana ed ebraica, proponendo un'opera
cristiana del XIX secolo proveniente dall'Iran, che combina calligrafia
in copto e in arabo; accanto a un menorah ebraico, il candelabro a 7
bracci, proveniente dal Marocco, che dialoga con un tappeto per la
preghiera musulmana, con al centro la lampada di una moschea "nel segno
della luce nella cultura islamica", come ha sottolineato Al Khemir.
Nella sezione dedicata a 'La pagina illuminata', alcuni tesori
bibliografici, come il celebre Corano blu tunisino del secolo IX-X,
unico esemplare esistente in pergamena blu, del quale sono esposte
quattro pagine. O il raro e prezioso acquamanile prestato dalla
Sovrintendenza di Pisa, in cristallo di rocca, uno dei sei conservati
risalenti all'Egitto fatimi (969-1171) che giunsero in Occidente. La
taracea, tecnica di incastonatura decorativa che conferisce agli oggetti
una luce speciale e contrasti luminosi, è la protagonista di un'altra
sezione, che propone manufatti in metallo con incisioni di oro e argenti
provenienti dalle scuole di Jazira, Musul e Khorasam, datate nel XIII
secolo. Fra i 'pezzi' finora mai esposti, un'opera iraniana del XIX
secolo su carta, di due metri di lunghezza, in cui sono riprodotti i
dodici segni dello zodiaco. Impressionante, inoltre, il manoscritto
arabo più antico conservato nell'attualità, datato 1009-1010, del
'Trattato delle stelle fisse' di Abd al Rahman al-Sufi. "Una
finestra del XV secolo proveniente dal Marocco e dall'Egitto presiede la
sezione dedicata alla importanza della geometria in questa cultura", ha
rilevato la curatrice. "E' presente in tutti i periodi e luoghi,
riprodotta su tutti i materiali, legni o tessuti, dalla Spagna all'Asia
centrale, un autentico linguaggio universale". L'itinerario espositivo
si conclude con gli esempi più significativi dell'architettura islamica
spagnola: dagli interni dei Santa Maria la Blanca di Toledo, la sinagoga
decorata da maestri andalusi provenienti da Cordova all'Alhambra di
Granada, a Medina Azahara, alla cupola dell'Alcazar di Siviglia, le
opere d'arte, di ingegneria e di edilizia, che resero unico Al
Andalus.(ANSAmed).
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