Per non pagare lauti risarcimenti, Regno Unito e Usa hanno fatto
pressione per annacquare una rapporto che rivelava legami tra l'uranio
impoverito e le nascite premature in Iraq
Ex funzionari Onu e ufficiali dell'Oms rivelano interferenze politiche
per sopprimere prove scientifiche della catastrofe sanitaria ambientale
del dopoguerra.
A settembre, l'Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un documento molto atteso riassumendo le indagini di una investigazione interna nella prevalenza di difetti congeniti alla nascita (Cbd) in Iraq, che molti esperti credono sia connessa con l'utilizzo di munizioni ad uranio impoverito (Du) dalle Forze Alleate. Secondo la "relazione di sintesi": «Il tasso di aborto spontaneo, nati morti e nascita prematura trovati nello studio sono coerenti con o addirittura inferiori in rapporto alle stime internazionali. Lo studio non fornisce chiara evidenza per insinuare un insolito alto tasso nascita prematura in Iraq».
Jaffar Hussain, Capo della missione dell'Organizzazione mondiale della sanità in Iraq, riferisce che la relazione è basata su tecniche di sondaggio che sono «rinomate in tutto il mondo», e che lo studio è stato recensito «ampiamenteı da parte di esperti internazionali.
Ma le conclusioni contrastano drammaticamente dalle precedenti dichiarazioni circa i risultati della ricerca dei funzionari del ministero iracheno della Sanità (Moh) coinvolti nello studio. All'inizio di quest'anno, la Bbc News ha parlato con i ricercatori del Moh. Quest'ultimi hanno confermato le «prove schiaccianti» che la relazione congiunta avrebbe fornito, ovvero che i tassi di nascita prematura sono più alti nelle zone con pesanti combattimenti nella guerra del 2003. In un precedente comunicato stampa allo stesso modo l'Oms ha riconosciuto che «le statistiche esistenti del ministero iracheno della Sanità mostrano un elevato numero di casi di nascite premature» nelle aree «ad alto rischio» selezionate per lo studio.
La pubblicazione di questo documento riassuntivo sul sito web dell'Oms ha fatto sollevare domande da parte di esperti indipendenti e da parte di ex funzionari dell'Onu e dell'Oms stesso, i quali mettono in discussione la validità delle loro conclusioni e dell'anonimità degli autori.
Per anni, in Iraq i medici hanno riportato «un alto livello di nascite premature». Altri studi recensiti hanno documentato un drammatico aumento di mortalità infantile, cancro e leucemia all'indomani del bombardamento militare degli Stati Uniti. A Fallujah i dottori sono testimoni di un «numero senza precedenti» di patologie cardiache, e un aumento di patologie al sistema nervoso. Le analisi effettuate prima del 2003 paragonate a ora dimostrano che «il tasso di patologie cardiache congenite erano 95 su 1.000 nascite - 13 volte più del tasso riscontrato in Europa».
Lo scopo dello studio dell'Oms era quello di sondare i dati seguenti, ma alcuni dicono che il progetto era profondamente sbagliato.
Il professor Keith Bavistock del dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università della Finlandia Orientale è un esperto dell'Oms sulle radiazioni e sulla salute, ormai in pensione da tredici anni. Mi ha detto che il nuovo «documento di sintesi» era al meglio «deludente». Egli ha anche condannato la decisione di «escludere anticipatamente la possibilità di guardare la misura in cui l'aumento di nascita prematura fosse legata all'uso di uranio impoverito», e la dibattuta ulteriore mancanza di credibilità scientifica del documento.
«Questo documento non è di qualità scientifica. Non sarebbe passato come recensione nemmeno in una delle peggiori riviste del settore. Uno dei più grandi problemi metodologici, tra i tanti riscontrati, è che il documento non tenta nemmeno di guardare le diagnosi dei casi rilevanti attualmente scoperti dai dottori iracheni. Questi dottori che raccolgono dati clinici hanno riportato più nascite premature di quante lo studio conferma. Invece, il documento si focalizza su interviste con le mamme come base di diagnosi, molte delle quali sono traumatizzate da questo ambiente, dei loro ricordi inaffidabili, e non sono competenti per fare le diagnosi».
Ho chiesto al dottor Baverstock se, evitando il documento con l'analisi delle prove chiave (cartelle cliniche compilate dai dottori iracheni) c'era ragione di credere che le conclusioni della ricerca sono state compromesse a causa di una pressione politica. Baverstock ha così risposto: «Il modo in cui questo documento è stato prodotto desta estremi sospetti. Ci sono punti interrogativi al riguardo del ruolo che Stati Uniti e Regno Unito hanno avuto in questo vero e proprio conflitto d'interessi. Di cosa sto parlando? Dei risarcimenti per danni che potrebbero derivare da accertamenti che determinano un legame tra le nascite premature più elevate e l'utilizzo di uranio impoverito».
Se cosi fosse, non sarebbe la prima volta che l'Oms ha alterato i risultati di una ricerca sull'uranio impoverito potenzialmente imbarazzante per gli Alleati. Nel 2001, Baverstock era nel gruppo editoriale per un progetto di ricerca dell'Oms per i rischi ambientali per la salute nel risarcimento degli Stati Uniti e del Regno Unito coinvolte nell'utilizzo dell'uranio impoverito. Le sue dettagliate raccomandazioni editoriali rappresentano la nuova ricerca con la quale si prova che la natura dell'uranio conosciuta come genotoxin (capace di cambiare il dna) sono state ignorate e annullate: «Le mie modifiche redazionali furono soppresse, anche se alcune delle ricerche furono prese dagli studi del Dipartimento di Difesa osservando soggetti che avevano ingerito uranio impoverito da fuoco amico, dimostrando chiaramente che l'uranio impoverito era geneticamente tossico».
Successivamente Baverstock divenne co-autore di un articolo scientifico sull'argomento, sostenendo la plausibilità del collegamento tra uranio impoverito e alti tassi di difetti alla nascita in Iraq. Secondo quanto riferito dallo stesso Baverstock, l'Oms ne bloccò la pubblicazione «perché non avevano gradito le sue conclusioni».
«La misura con cui i principi scientifici vengono invertiti per rendere politicamente convenienti le conclusioni è allarmante», ha riferito Baverstock.
Altri esperti indipendenti si sono bilanciati nel criticare lo studio dell'Oms. La rivista medica britannica "The Lancet" riferisce che, nonostante le dichiarazioni dello studio, una «recensione scientifica standard potrebbe non essere stata pienamente eseguita».
Uno scienziato denominato come recensore del progetto, Simon Cousens, professore di epidemiologia e statistica presso la London School di Igiene e Medicina Tropicale, ha detto a "The Lancet" che lui «ha partecipato a un relativamente breve incontro di circa un ora e mezza. C'è appena stato il tempo di rilasciare alcuni commenti su una presentazione iniziale dei risultati. Non la vorrei classificare come una recensione approfondita».
Quanto il nuovo studio Oms sia lontano dalla letteratura scientifica dell'ultimo decennio è ben chiaro da un nuovo rapporto pubblicato all'inizio di quest'anno da una ong con sede a Tokyo, Human Rights Now (Hrn), che ha condotto anche una revisione della letteratura esistente sui fatti di Fallujah.
La relazione dell'Hrn ha posto l'accento sulle nascite premature registrate in un grande ospedale a Fallujah durante il 2012, confermando l'incidenza di nascita prematura nel corso di un periodo di un mese nel 2013, e ha intervistato medici e genitori di bambini nati in modo prematuro: «C'è una straordinaria situazione di nascite premature congenite sia in modo naturale sia in quantità. L'indagine ha dimostrato una significativa crescita di queste condizioni sanitarie nel periodo successivo alla guerra. Una panoramica della letteratura scientifica relativa agli effetti di uranio e metalli pesanti connessi a munizioni utilizzate per la guerra e l'occupazione dell'Iraq del 2003, insieme ai potenziali percorsi di esposizione, suggeriscono fortemente che l'inquinamento ambientale derivante da combattimento durante la guerra in Iraq può giocare un ruolo significativo nel tasso osservato di nascita prematura».
La relazione ha criticato sia l'Onu che l'Oms per gli approcci che sono «insufficienti a soddisfare le esigenze dei problemi nell'ambito del loro incarico».
Secondo Hans von Sponeck, l'ex assistente segretario generale delle Nazioni Unite e coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l'Iraq, «il divario tra le precedenti rivendicazioni fatte da ricercatori del ministero iracheno della Sanità circa lo studio, ed il nuovo documento di sintesi, hanno giustificato lo scetticismo pubblico».
«La brevità di questa relazione è inaccettabile», ha detto von Sponeck. «Tutti si aspettavano un buon articolo scientifico-professionale, con dati empirici opportunamente controllati e controllabili. Anche se vorrei essere indiscreto dal giungere subito alle conclusioni, l'Oms non può essere sorpreso quando le persone pongono domande sul fatto che l'organizzazione sta ricevendo pressioni politiche da due fronti».
Von Sponeck riferisce che la pressione degli Stati Uniti sull'Oms aveva fatto fallire precedenti inchieste in merito all'impatto dell'uranio impoverito in Iraq: «Ho servito a Baghdad e mi sono confrontato con la realtà dell'impatto ambientale dell'uranio impoverito. Nel 2001, ho visto a Ginevra come una missione dell'Oms per l'esecuzione di valutazioni in loco a Bassora e nel sud dell'Iraq, dove l'uranio impoverito ha portato a problemi di salute ambientali devastanti, è stata interrotta sotto la pressione politica degli Stati Uniti».
Gli ho chiesto se tale pressione politica sul corpo delle Nazioni Unite potrebbe spiegare la natura non scientifica dell'ultima relazione. «Non sarebbe sorprendente se tale pressione degli Stati Uniti è continuata», ha risposto. Aggiungendo: «Vi è la prova definitiva di un allarmante aumento di nascita prematura, leucemia, cancro e altre malattie cancerogene in Iraq dopo la guerra. Guardando la netta differenza tra le descrizioni precedenti dello studio dell'Oms e questo nuovo rapporto, pare che qualcuno, goffamente, abbia deciso che non avrebbero fatto pubblicare questi risultati perché scioccanti, e che li avrebbero, invece, oscurati».
La Coalizione internazionale per bandire l'uranio impoverito ha chiesto all'Oms di rilasciare tutti i dati del progetto, in modo che possa essere sottoposto ad un'analisi indipendente e trasparente. L'organo delle Nazioni Unite continua a ignorare queste richieste, cercando di difendere l'integrità della ricerca.
A settembre, l'Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un documento molto atteso riassumendo le indagini di una investigazione interna nella prevalenza di difetti congeniti alla nascita (Cbd) in Iraq, che molti esperti credono sia connessa con l'utilizzo di munizioni ad uranio impoverito (Du) dalle Forze Alleate. Secondo la "relazione di sintesi": «Il tasso di aborto spontaneo, nati morti e nascita prematura trovati nello studio sono coerenti con o addirittura inferiori in rapporto alle stime internazionali. Lo studio non fornisce chiara evidenza per insinuare un insolito alto tasso nascita prematura in Iraq».
Jaffar Hussain, Capo della missione dell'Organizzazione mondiale della sanità in Iraq, riferisce che la relazione è basata su tecniche di sondaggio che sono «rinomate in tutto il mondo», e che lo studio è stato recensito «ampiamenteı da parte di esperti internazionali.
Ma le conclusioni contrastano drammaticamente dalle precedenti dichiarazioni circa i risultati della ricerca dei funzionari del ministero iracheno della Sanità (Moh) coinvolti nello studio. All'inizio di quest'anno, la Bbc News ha parlato con i ricercatori del Moh. Quest'ultimi hanno confermato le «prove schiaccianti» che la relazione congiunta avrebbe fornito, ovvero che i tassi di nascita prematura sono più alti nelle zone con pesanti combattimenti nella guerra del 2003. In un precedente comunicato stampa allo stesso modo l'Oms ha riconosciuto che «le statistiche esistenti del ministero iracheno della Sanità mostrano un elevato numero di casi di nascite premature» nelle aree «ad alto rischio» selezionate per lo studio.
La pubblicazione di questo documento riassuntivo sul sito web dell'Oms ha fatto sollevare domande da parte di esperti indipendenti e da parte di ex funzionari dell'Onu e dell'Oms stesso, i quali mettono in discussione la validità delle loro conclusioni e dell'anonimità degli autori.
Per anni, in Iraq i medici hanno riportato «un alto livello di nascite premature». Altri studi recensiti hanno documentato un drammatico aumento di mortalità infantile, cancro e leucemia all'indomani del bombardamento militare degli Stati Uniti. A Fallujah i dottori sono testimoni di un «numero senza precedenti» di patologie cardiache, e un aumento di patologie al sistema nervoso. Le analisi effettuate prima del 2003 paragonate a ora dimostrano che «il tasso di patologie cardiache congenite erano 95 su 1.000 nascite - 13 volte più del tasso riscontrato in Europa».
Lo scopo dello studio dell'Oms era quello di sondare i dati seguenti, ma alcuni dicono che il progetto era profondamente sbagliato.
Il professor Keith Bavistock del dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università della Finlandia Orientale è un esperto dell'Oms sulle radiazioni e sulla salute, ormai in pensione da tredici anni. Mi ha detto che il nuovo «documento di sintesi» era al meglio «deludente». Egli ha anche condannato la decisione di «escludere anticipatamente la possibilità di guardare la misura in cui l'aumento di nascita prematura fosse legata all'uso di uranio impoverito», e la dibattuta ulteriore mancanza di credibilità scientifica del documento.
«Questo documento non è di qualità scientifica. Non sarebbe passato come recensione nemmeno in una delle peggiori riviste del settore. Uno dei più grandi problemi metodologici, tra i tanti riscontrati, è che il documento non tenta nemmeno di guardare le diagnosi dei casi rilevanti attualmente scoperti dai dottori iracheni. Questi dottori che raccolgono dati clinici hanno riportato più nascite premature di quante lo studio conferma. Invece, il documento si focalizza su interviste con le mamme come base di diagnosi, molte delle quali sono traumatizzate da questo ambiente, dei loro ricordi inaffidabili, e non sono competenti per fare le diagnosi».
Ho chiesto al dottor Baverstock se, evitando il documento con l'analisi delle prove chiave (cartelle cliniche compilate dai dottori iracheni) c'era ragione di credere che le conclusioni della ricerca sono state compromesse a causa di una pressione politica. Baverstock ha così risposto: «Il modo in cui questo documento è stato prodotto desta estremi sospetti. Ci sono punti interrogativi al riguardo del ruolo che Stati Uniti e Regno Unito hanno avuto in questo vero e proprio conflitto d'interessi. Di cosa sto parlando? Dei risarcimenti per danni che potrebbero derivare da accertamenti che determinano un legame tra le nascite premature più elevate e l'utilizzo di uranio impoverito».
Se cosi fosse, non sarebbe la prima volta che l'Oms ha alterato i risultati di una ricerca sull'uranio impoverito potenzialmente imbarazzante per gli Alleati. Nel 2001, Baverstock era nel gruppo editoriale per un progetto di ricerca dell'Oms per i rischi ambientali per la salute nel risarcimento degli Stati Uniti e del Regno Unito coinvolte nell'utilizzo dell'uranio impoverito. Le sue dettagliate raccomandazioni editoriali rappresentano la nuova ricerca con la quale si prova che la natura dell'uranio conosciuta come genotoxin (capace di cambiare il dna) sono state ignorate e annullate: «Le mie modifiche redazionali furono soppresse, anche se alcune delle ricerche furono prese dagli studi del Dipartimento di Difesa osservando soggetti che avevano ingerito uranio impoverito da fuoco amico, dimostrando chiaramente che l'uranio impoverito era geneticamente tossico».
Successivamente Baverstock divenne co-autore di un articolo scientifico sull'argomento, sostenendo la plausibilità del collegamento tra uranio impoverito e alti tassi di difetti alla nascita in Iraq. Secondo quanto riferito dallo stesso Baverstock, l'Oms ne bloccò la pubblicazione «perché non avevano gradito le sue conclusioni».
«La misura con cui i principi scientifici vengono invertiti per rendere politicamente convenienti le conclusioni è allarmante», ha riferito Baverstock.
Altri esperti indipendenti si sono bilanciati nel criticare lo studio dell'Oms. La rivista medica britannica "The Lancet" riferisce che, nonostante le dichiarazioni dello studio, una «recensione scientifica standard potrebbe non essere stata pienamente eseguita».
Uno scienziato denominato come recensore del progetto, Simon Cousens, professore di epidemiologia e statistica presso la London School di Igiene e Medicina Tropicale, ha detto a "The Lancet" che lui «ha partecipato a un relativamente breve incontro di circa un ora e mezza. C'è appena stato il tempo di rilasciare alcuni commenti su una presentazione iniziale dei risultati. Non la vorrei classificare come una recensione approfondita».
Quanto il nuovo studio Oms sia lontano dalla letteratura scientifica dell'ultimo decennio è ben chiaro da un nuovo rapporto pubblicato all'inizio di quest'anno da una ong con sede a Tokyo, Human Rights Now (Hrn), che ha condotto anche una revisione della letteratura esistente sui fatti di Fallujah.
La relazione dell'Hrn ha posto l'accento sulle nascite premature registrate in un grande ospedale a Fallujah durante il 2012, confermando l'incidenza di nascita prematura nel corso di un periodo di un mese nel 2013, e ha intervistato medici e genitori di bambini nati in modo prematuro: «C'è una straordinaria situazione di nascite premature congenite sia in modo naturale sia in quantità. L'indagine ha dimostrato una significativa crescita di queste condizioni sanitarie nel periodo successivo alla guerra. Una panoramica della letteratura scientifica relativa agli effetti di uranio e metalli pesanti connessi a munizioni utilizzate per la guerra e l'occupazione dell'Iraq del 2003, insieme ai potenziali percorsi di esposizione, suggeriscono fortemente che l'inquinamento ambientale derivante da combattimento durante la guerra in Iraq può giocare un ruolo significativo nel tasso osservato di nascita prematura».
La relazione ha criticato sia l'Onu che l'Oms per gli approcci che sono «insufficienti a soddisfare le esigenze dei problemi nell'ambito del loro incarico».
Secondo Hans von Sponeck, l'ex assistente segretario generale delle Nazioni Unite e coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l'Iraq, «il divario tra le precedenti rivendicazioni fatte da ricercatori del ministero iracheno della Sanità circa lo studio, ed il nuovo documento di sintesi, hanno giustificato lo scetticismo pubblico».
«La brevità di questa relazione è inaccettabile», ha detto von Sponeck. «Tutti si aspettavano un buon articolo scientifico-professionale, con dati empirici opportunamente controllati e controllabili. Anche se vorrei essere indiscreto dal giungere subito alle conclusioni, l'Oms non può essere sorpreso quando le persone pongono domande sul fatto che l'organizzazione sta ricevendo pressioni politiche da due fronti».
Von Sponeck riferisce che la pressione degli Stati Uniti sull'Oms aveva fatto fallire precedenti inchieste in merito all'impatto dell'uranio impoverito in Iraq: «Ho servito a Baghdad e mi sono confrontato con la realtà dell'impatto ambientale dell'uranio impoverito. Nel 2001, ho visto a Ginevra come una missione dell'Oms per l'esecuzione di valutazioni in loco a Bassora e nel sud dell'Iraq, dove l'uranio impoverito ha portato a problemi di salute ambientali devastanti, è stata interrotta sotto la pressione politica degli Stati Uniti».
Gli ho chiesto se tale pressione politica sul corpo delle Nazioni Unite potrebbe spiegare la natura non scientifica dell'ultima relazione. «Non sarebbe sorprendente se tale pressione degli Stati Uniti è continuata», ha risposto. Aggiungendo: «Vi è la prova definitiva di un allarmante aumento di nascita prematura, leucemia, cancro e altre malattie cancerogene in Iraq dopo la guerra. Guardando la netta differenza tra le descrizioni precedenti dello studio dell'Oms e questo nuovo rapporto, pare che qualcuno, goffamente, abbia deciso che non avrebbero fatto pubblicare questi risultati perché scioccanti, e che li avrebbero, invece, oscurati».
La Coalizione internazionale per bandire l'uranio impoverito ha chiesto all'Oms di rilasciare tutti i dati del progetto, in modo che possa essere sottoposto ad un'analisi indipendente e trasparente. L'organo delle Nazioni Unite continua a ignorare queste richieste, cercando di difendere l'integrità della ricerca.
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