giovedì 16 maggio 2013

Il capo della polizia religiosa dell'Arabia Saudita condanna utenti di Twitter

Il capo della polizia religiosa dell'Arabia Saudita condanna utenti di Twitter

16/05/2013

Il capo della polizia religiosa dell'Arabia Saudita ha messo in guardia i cittadini contro l'uso di Twitter, che è in aumento tra la popolazione saudita.

Sheikh Abdul Latif Abdul Aziz al-Sheikh ha detto che chi utilizza siti di social media - e soprattutto Twitter - "ha perso la sua vita in questo mondo e in quello dopo la morte".

Le sue osservazioni riflettono la preoccupazione di Riyadh che i sauditi usano Twitter per discutere di delicate questioni politiche ed altri argomenti.

Sebastian Usher della BBC ha detto che il regno conservatore dell'Arabia Saudita ha visto aumentare molto velocemente la diffusione di Twitter nel mondo.

Le dichiarazioni dello Sheikh fanno eco a quelle dell'imam della Grande Moschea della Mecca,  che nel mese di aprile disse durante la sua Khutaba -  che è stata vista da milioni di spettatori in TV - attenzione ad usare Twitter perchè rappresenta una minaccia per l'unità nazionale.

In precedenza,il Gran Muftì dell'Arabia Saudita , il più anziano religioso musulmano del regno, aveva etichettato gli utenti di Twitter come "folli".

Molti sauditi hanno sfruttato Twitter, come il modo più immediato ed efficace per aprire piccole finestre su una società tradizionalmente opaca.

Recentemente alcune immagini di alcune proteste recenti avvenute nella provincia orientale dell'Arabia Saudita, sono state tweetate e le immagini degli attivisti per i diritti umani, sono statae pubblicate sul social network, scattandole direttamente durante il processo, dalle aule di tribunale, per poi caricarle direttamente su twitter, sfidando così molti tabù.

In risposta, le autorità saudite hanno proposto alcuni provvedimenti che potrebbero inibire gli utenti di Twitter, collegando i loro conti online con i loro numeri ID sauditi.

Un certo numero di attivisti web sono stati arrestati, di cui almeno uno con il reato di presunta apostasia, il cui reato potrebbe portare alla pena di morte.

Tuttavia, alcuni elementi dell'élite saudita hanno anche messo in guardia contro alcuni provvedimenti giudicati troppo duri verso gli utenti dei social network.

Un uomo d'affari miliardario, il  principe Alwaleed Bin Talal, che si presenta come un riformista, ha detto che questi provvedimenti che sono stati fatti per limitare i social media si presentano già come una battaglia persa.


Lo Staff

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