domenica 28 luglio 2013

-LE “IMPORTANTI QUESTIONI” DEL NUOVO EGITTO -


-LE “IMPORTANTI QUESTIONI” DEL NUOVO EGITTO -

Anche stamattina, come ogni mattina da ormai 9 giorni, io, Emy e Alessandro, siamo andati al Media Center del Cairo, sperando che fossero pronti i nostri permessi per entrare a Gaza attraverso il valico di Rafah, per i quali abbiamo fatto richiesta un mese fa. Ma come ogni mattina da ormai 9 giorni, anche stamattina i permessi non sono arrivati…

L’unico passaggio mancante per il loro rilascio, è l’autorizzazione da parte della Sicurezza egiziana.
Dopo nostre pressioni e richieste di spiegazioni, l’impiegata della sezione stampa stamattina ci ha chiaramente detto che tutte le pratiche per i permessi all’ingresso nella Striscia di Gaza sono state congelate e bloccate a tempo indeterminato. Ci ha detto che quando chiama per sollecitare, non viene neanche ascoltata dall’ufficio della Sicurezza, che risponde dicendo che ora hanno altre questioni ben più importanti a cui pensare…

Deduco che queste “importanti questioni”, in termini più concreti, sarebbero: assediare la città con carroarmati e soldati, assicurare che l’esercito abbia pieno controllo sul paese… E per non tradire il carattere “repubblicano” dello stato egiziano, l’esercito, che ha preso il potere con un colpo di stato, chiama il popolo a dare il suo consenso alla più brutale repressione militare…
La questione più importante di cui il “nuovo Egitto” si deve preoccupare in questo momento è eliminare gli oppositori e chiunque sia d’intralcio al nuovo regime militare.

In questo quadro, gli USA continuano a devolvere denaro e armi all’Egitto, nonostante la legge statunitense vieti di farlo nei confronti di quei paesi i cui leader siano saliti al potere con un colpo di stato…
Da più di 30 anni, l’Egitto è il secondo maggior beneficiario degli aiuti americani dopo Israele, di cui più dell’80% sono aiuti militari…

Considerato questo, è molto più chiaro il motivo per cui i nostri permessi non sono ancora pronti dopo un mese: le Forze Armate egiziane dipendono completamente dagli Stati Uniti e dalla promessa di rispettare il trattato di pace con Israele del ’79. Ancora una volta a pagare il prezzo più alto è la Palestina, ora più isolata che mai.

Gabriele Curtacci

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