Italia tra razzismo e misoginia
25/06/2013
Il linguaggio della politica, che ormai da quasi venti anni ha subito un progressivo svilimento di toni e contenuti, nell’ultimo periodo ha offerto una misera rappresentazione dell’oscena volgarità che tanti uomini e donne di partito non hanno più vergogna di esibire scrive Rosa Ana De Santis su Altrenotizie.
Voci da stadio, da tifoserie inferocite, discorsi da bar. Ultimo, in ordine di tempo, l’immancabile Borghezio, sospeso dal gruppo Europa della Libertà e della Democrazia, per gli ultimi insulti al Ministro dello Sport, Josefa Idem. “Puttane” questo il termine con cui appella un Ministro della Repubblica e i suoi avversari politici: uomini o donne che siano.
Sempre lui si era unito al coro degli insulti razzisti dagli inizi dell’incarico del Ministro per la Cooperazione, Cecilie Kyenge, quando aveva annunciato la proposta di legge sullo ius solis. E sempre contro di lei era addirittura arrivato dalla pagina facebook, in una battuta di rabbia - come ha provato a difendersi Dolores Velandro consigliera della Lega a Padova - una frase shock del tipo “Nessuno che stupri la Kyenge?”, come a voler rammentare che gli stupri avvengano solo per mano degli stranieri. La Lega Nord non è al corrente, evidentementi, dei numeri del femminicidio, che vedono mariti e fidanzati italiani doc carnefici delle loro donne: stupratori, stalker e killer spesso mandati in carcere con pene ridicole, altro che immigrati irregolari.
In Italia, doloroso riconoscerlo, avere un Ministro con la pelle nera, scatena reazioni xenofobe a tutti i livelli e senza pudore, dentro le stesse aule istituzionali o davanti alla stampa. Siamo messi proprio così, mentre andiamo a Berlino a raccontare di essere “molto europei”. Sono arrivati a darle dell’ “ebete” per aver detto che gli stranieri immigrati rappresentano una risorsa per l’Italia. E’ nata addirittura una simpatica disquisizione etimologica sul significato di ebete in dialetto veronese attraverso cui il segretario della sezione locale, Marco Pavan, ha provato penosamente a salvare la faccia di un partito ormai sempre più sovrapponibile a un manipolo di beoni da osteria.
E’ormai diventata un’emergenza democratica vera e propria, troppo sottovalutata, quella di un partito che insulta un Ministro del governo e si fa portavoce delle più basse e meschine sotto idee razziste. Non che la storia della Lega sia nota per pensiero di spessore e raffinata diplomazia, ma mai si era arrivati al coro dell’insulto tanto volgare nei riguardi di un Ministro che ha la colpa di non essere bianca e di rappresentare tutto quello che il Carroccio non vuole: un Paese di seconde generazioni e multiculturale.
La parabola dell’orrore razzista aveva visto un altro pregiato esemplare nel post di una candidata leghista di Monza che sulla tragedia del canale di Sicilia e degli immigrati sopravvissuti aggrappati alle gabbie dei tonni aveva scritto quanto fosse un danno per gli italiani onnivori e vegetariani privarsi dei tonni piuttosto che salvare le vite dei migranti.
Anche questa volta il segretario della Lega Nord di Monza ha preso successivamente le distanze, ma la ferocia di certe troppe affermazioni è diventata a tutti gli effetti un leit motiv purtroppo prevedibile e tollerato. Una nota stonata con gli appelli di accoglienza che sono arrivati dal presidente Napolitano e dalla Boldrini alla vigilia della giornata del rifugiato.
Se la questione è quella della legalità basta ricordare ai Borghezio di occasione che sono i padroncini italiani a voler mantenere gli stranieri in clandestinità garantendo la sopravvivenza di un autentico sistema di capolarato che non fa eccezione al Nord del Tevere, anzi. Succede in Franciacorta e sulle colline di Brescia per la vendemmia. Succede che gli stranieri lavorino mesi e mesi per leggere in busta paga di qualche giornata, succede che la paura alimenti un sistema di bieco sfruttamento che fa guadagnare soltanto i padroncini nazionali in una modalità che non era certamente quello che intendeva il Ministro Kyenge quando parlava di risorsa per la nostra economia.
Ma se la Lega vanta un glorioso primato di xenofobia, il vento del razzismo, come sempre accade nei periodi di crisi e come la storia insegna, non risparmia proprio nessuno. E’ stata infatti Caterina Marini, consigliera di Prato del PD, a scrivere su facebook ”Extracomunitari ladri dovete morire subito”. La frase, a seguito di un momento di rabbia personale, è stata subito cancellata, ma il PD sta maturando l’idea di espellerla.
La zona di Prato vive una conflittualità altissima con il lavoro straniero della comunità cinese, che ha ucciso di competizione sleale e illegale il tessile su cui la provincia viveva ed è come tante altre zone italiane spremuta dalla crisi con l’inevitabile odio sociale tra poveri che si chiama razzismo e xenofobia. Ma è doveroso alzare il livello di guardia quando sono figure politiche, partiti e istituzioni a tutti i livelli, e non la gente comune, a diventare il megafono di sentimenti di pancia pericolosi e bassi.
L’emergenza reale è questo abbassamento della politica all’ordinarietà popolare e le parole, come teorizzava Habermas, sono fatti. Fatti che insegnano che la politica, aldilà dei colori, non sa più guidare, istruire, assegnare un progetto alle azioni del giorno. Non sa più aggiungere un orizzonte al provvedimento di turno. E’ questa fine dell’idea a consegnare, specialmente le persone più semplici, all’illusione che l’odio per la differenza sia la cura della propria miseria.
Lo Staff
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