Olanda - Keti Koti e schiavi moderni
02/07/2013
Il 1° luglio si è celebrato in Olanda il “Keti Koti” ovvero (“Le catene sono spezzate”), detto anche il giorno dell’emancipazione, in ricordo dell’abolizione (formale) della schiavitù da parte dell’Olanda in Suriname nel 1863.
Anche se gli schiavi ritornarono effettivamente liberi soli dieci anni dopo.
Anche se gli schiavi ritornarono effettivamente liberi soli dieci anni dopo.
L’appuntamento è diventato una sorta di festa nazionale dal 2009 .
Sia ad Amsterdam che in altre città olandesi si organizzano eventi per celebrare questa data.
Il “Keti Koti” di Amsterdam è stato celebrato per tutta la giornata, con l’intervento dei reali Wilhelm-Alexander e Maxima e del vice primo ministro Lodewijk Asscher, presso il monumento nazionale contro la schiavitù.
Anche il Consiglio delle Chiese olandese ha partecipato alle manifestazioni, e ha organizzato una celebrazione festosa nella Koningskerk di Amsterdam, che è stata trasmessa sui canali nazionali.
Vediamo nella storia che quella della schiavitù, è stata per secoli una pratica ben
consolidata nel giudaismo e nel cristianesimo, dove ha assunto forme ingiuste. Esistono
molti libri che trattano dell’argomento. Parecchi di questi libri scritti da
autori dichiaratamente “cattolici”, prendono in esame alcuni versetti del
Corano commentandoli senza alcuna scienza e conoscenza né del contesto storico
né dei fatti. Quindi ci sarebbe da chiedergli: come possono questi uomini di
Chiesa chiamare le persone al cristianesimo quando il cristianesimo stesso ha condonato
e legittimato la schiavitù?
In altre parole: come possono suscitare un problema
quando essi stessi ne sono stati
coinvolti fino al collo ?!
La questione della schiavitù è completamente diversa
quando si prende in esame da diversi punti di vista partendo dal Cristianesimo all’Islam,
e sopratutto rispetto alla situazione esistente dall'inizio dell'avvento
dell'Islam.
Quindi dobbiamo discutere di questo argomento in
dettaglio, con riferimento a ciò che viene detto nel giudaismo, nel
cristianesimo e nella cultura contemporanea in materia, allora potremo parlare
di schiavitù nell'Islam.
Molte bugie sono state fabbricate circa Islam su
questo argomento, in un momento in cui i veri criminali di lunga data sono al
sicuro e nessuno punta il dito contro di loro.
L'Islam e la schiavitù:
L'Islam afferma che Allah, possa Egli essere
glorificato ed esaltato, creò l'uomo pienamente responsabile e con dei doveri,
e la sua ricompensa e la punizione sono direttamente collegati al suo libero
arbitrio e alla sua libera scelta.
Nessun essere umano ha il diritto di limitare questa
libertà o portare via la possibilità di quella scelta, violando la legge divina,
e chi osa farlo è un malfattore e un oppressore.
Questo è uno dei principi fondamentali dell'Islam.
Quando viene posta la domanda: perché l'Islam permette la schiavitù?
Rispondiamo con forza e senza vergogna che la schiavitù è permessa nell'Islam,
ma dobbiamo esaminare la questione con equità e con l'obiettivo di cercare la
verità, e dovremmo esaminare i dettagli delle sentenze sulla schiavitù
nell'Islam, con l’ausilio delle fonti e delle
ragioni per cui questo è avvenuto, e analizzando quali sono i diritti dello
schiavo e come questo deve essere trattato.
Nell’Islam i diritti e i doveri dello schiavo
sono uguali a quelli di un uomo libero, e sono tanti i modi in cui egli può guadagnarsi la libertà, secondo
la Shari'ah, al contrario dei nuovi tipi di schiavitù presenti in questo
mondo che sta fingendo di essere civile, moderno e progressista.
Quando arrivò l'Islam, c'erano molte situazioni di
schiavitù, dovute alla guerra, e ai debiti
(in cui, se il debitore non poteva pagare il suo debito, egli diveniva uno
schiavo), con sequestro di persona e incursioni, laddove c’era la povertà e il
bisogno.
La schiavitù si è diffusa, in tutti i continenti, per
mezzo dei sequestri di persona, anzi questo metodo fu proprio la principale
fonte della tratta degli schiavi in Europa
e in America nei secoli successivi.
I testi
dell'Islam hanno preso una posizione forte contro questo metodo. Si dice in un
hadith qudsi:
Da Abû Hurayrah, Allâh sia soddisfatto di lui, dal Profeta, la
Grazia e la Pace divine siano su di lui, che disse:
«Allâh, sia Egli esaltato, ha
detto: “Vi sono tre di cui Io sarò avversario il Giorno della Resurrezione: un
uomo che ha dato il suo giuramento per Me e poi l’ha tradito; un uomo che ha
venduto un uomo libero e si è arricchito illegalmente del suo prezzo; un uomo
che ha ingaggiato un lavoratore e ne è rimasto pienamente soddisfatto, e non
gli ha dato il suo compenso”».
Lo ha trasmesso Bukhârî (2227).
(e così Ibn Mâjah e Ahmad).
Vale la pena di sottolineare che non si trova alcun versetto nel Corano o narrazione nella Sunnah che "impone" di prendere altri come schiavi,
mentre ci sono decine di versetti del Corano e l'hadith del Messaggero (pace e
benedizioni di Allah su di lui), che invitano i fedeli a comprare gli schiavi per
liberarli.
Il numero degli schiavi era molto alto al momento
dell'avvento dell'Islam, mentre i mezzi per la loro liberazione erano
praticamente nulli. L'Islam ha cambiato il modo in cui la schiavitù è stata
trattata, ha creato molti nuovi modi per liberare gli schiavi, bloccato molte
pratiche che umiliavano le persone,
e ha stabilito le linee guida che hanno permesso di migliorare la condizione di questi uomini.
L’Islam ha limitato le tratte degli schiavi, rispetto alla situzione che c'era prima dell'inizio della missione del Profeta, portando il sistema che riduceva un uomo in schiavitù a
una sola condizione: Alla fine di una guerra, infatti, era consentito prendere con se i non musulmani come "prigionieri di guerra" e non come veri e propri "schiavi", e questo consenso si estendeva anche alle
loro donne e bambini.
Shaykh al-Shanqeeti (che Allah abbia misericordia di
lui) disse: La ragione della schiavitù può essere la miscredenza o la lotta
contro Allah e il Suo Messaggero. Allah permette al musulmano “mujaahideen” che
sta offrendo la sua anima e le sue
ricchezze, a Lui solo, e combatte con tutte le sue forze e con quello che Allah
gli ha concesso, per rendere la parola di Allah suprema sopra i miscredenti, di rendersi proprietario, dei loro prigionieri di
guerra, a meno che il sovrano decida di liberarli per niente o per un riscatto,
che andrebbe sempre al servizio degli interessi dei musulmani.
Termina citazione da Adwa
'al-Bayaan (3/387).
Egli ha anche detto:
Se lo schiavo diventa musulmano allora non c’è più
motivo di tenerlo come schiavo, poichè la ragione della schiavitù è la sua
miscredenza e la lotta contro Allah e il Suo Messaggero, quindi questo motivo
non è più valido?
La risposta è che il principio ben noto tra gli
studiosi e tra tutte le persone sagge, è che
il diritto precedentemente stabilito non può essere cancellato da un
diritto che si è instaurato successivamente a un’altra scelta, e che ciò che è venuto
prima ha la precedenza.
Quindi quando i musulmani conquistarono le terre dei
miscredenti, il loro diritto di possesso era stato affermato con la legge del
Creatore di tutti, che è in tutto Saggio e Onnisciente.
Questo diritto che è confermato e stabilito, affermava
che se lo schiavo diventava musulmano,
era suo diritto di liberarsi dalla schiavitù, abbracciando l'Islam, ma questo
suo diritto non poteva essere sostituito
da quello del Mujahid, secondo quanto precedentemente detto e secondo il fatto
che sarebbe ingiusto e iniquo annullare il primo diritto a causa di una scelta successiva , come è ben noto a tutte le
persone sagge.
Ma è bene ricordare che è un bene per il musulmano
liberare il suo prigioniero, quando questo
diventa musulmano. Il Legislatore giunto incoraggia questa scelta.
Gloria al
più Saggio, l'Onnisciente. " La Parola del tuo Signore è veritiera e
giusta ed esauriente. Nessuno può cambiare le Sue parole. Egli ascolta e sa.
"[Al-An'aam 6:115].
"E’ veritiera" significa in ciò che Egli ci
dice, e "giusta" significa nelle sue sentenze.
Indubbiamente questa giustizia si riferisce al
possesso degli schiavi e di altre decisioni del Corano.
Quante persone criticano qualcosa che hanno sentito
dire, quando il loro problema è la loro
incomprensione.
Termina citazione da Adwa 'al-Bayaan (3/389).
La cattura dei prigionieri durante la guerra era il
modo più comune di acquisire degli schiavi. I prigionieri venivano
inevitabilmente catturati durante ogni guerra, e il costume prevalente in quel
momento era che i prigionieri non avessero alcuna protezione o diritti, essi
dovevano essere uccisi o ridotti in schiavitù.
Ma l'Islam ha portato altre due condizioni a questa pratica: il rilascio
incondizionato o tramite riscatto.
Allah dice (interpretazione del significato):
"Da quel momento in poi, sia per generosità (cioè liberateli senza riscatto
generosamente), o in cambio di un riscatto (con il quale trarne dei benefici per
l’Islam)" [Muhammad 47:4].
Durante la battaglia di Badr il Profeta (pace e
benedizioni di Allah su di lui) accettò il riscatto dei prigionieri di guerra miscredenti
e li lasciò andare, e il Messaggero (pace e benedizioni di Allah su di lui)
lasciò liberi anche tanti altri prigionieri,
rilasciandoli senza alcun riscatto. Durante la conquista della Mecca è
stato detto alla gente di Mecca: "Andate, perché siete liberi."
Durante la campagna di Banu'l-Mustaliq, il Messaggero
(pace e benedizioni di Allah su di lui) ha sposato una donna prigioniera della
tribù sconfitta, in modo da renderle nuovamente il suo status, poiché era la figlia di uno
dei loro leader, vale a dire la Madre dei Credenti Juwayriyah bint al-Harith
(che Allah si compiaccia di lei). Poi i musulmani lasciarono andare tutti i
prigionieri della tribù.
L'Islam non è assetato di sangue dei prigionieri, né è
desideroso di renderli schiavi.
Questi erano i
modi limitati che portavano alla schiavitù. L'Islam non ha abolito del tutto
questa pratica, perché il prigioniero miscredente che si opponeva alla verità e
alla giustizia era stato un malfattore, o era un sostenitore dell’ illecito o
era uno strumento per l'esecuzione o l'approvazione di atti illeciti. Lasciarlo
andare libero gli avrebbe dato l'opportunità di diffondere le sue malefatte e
le aggressioni contro gli altri e di opporsi alla verità facendo di tutto
affinché questa non potesse raggiungere le persone.
La libertà è un diritto umano fondamentale che non può
essere portato via da una persona, tranne per un motivo. Quando l'Islam ha
accettato la schiavitù ha posto dei limiti che abbiamo descritto, e ha messo delle
restrizioni all'uomo che sfrutta la sua
libertà nel modo peggiore.
A colui che è stato fatto prigioniero in una guerra di
aggressione nella quale è stato sconfitto, la buona condotta islamica impone che venga usato un comportamento
corretto nei suoi confronti è che venga mantenuto in condizioni ragionevoli per tutta la sua detenzione.
Nonostante tutto, l'Islam offre molte opportunità per
restituire la libertà a lui e alla gente come lui.
Il principio fondamentale nel trattare con gli schiavi nell’ Islam è una
combinazione di giustizia, gentilezza e compassione.
Uno dei mezzi per liberare gli schiavi era quello di elargire
una parte dei fondi “Zakaah” agli schiavi per liberarli, anche l’espiazione di
un reato come l’uccisione accidentale, zihaar
(una forma jaahili di divorzio che è proibita), la rottura dei voti e l’avere
rapporti sessuali durante il giorno nel Ramadan, veniva scontata attraverso la liberazione di uno schiavo. In aggiunta a ciò, i musulmani venivano
anche incoraggiati in termini generali a liberare gli schiavi per amore di
Allah.
Questo è un breve riassunto di alcuni dei principi su
come trattare con gli schiavi in modo
giusto e gentile:
1 - garantendo loro cibo e vestiti come quelli dei
loro padroni.
E 'stato raccontato che Abu Dharr (che Allah sia
soddisfatto di lui) ha detto: Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni di
Allah su di lui) ha detto: "Sono i vostri fratelli che Allah ha messo
sotto la sua autorità, quindi se Allah ha messo Il fratello di una persona
sotto la sua autorità, egli ha il dovere di dargli da mangiare da quello che
mangia il suo padrone e vestirlo degli stessi abiti che egli indossa, e non sovraccaricarlo di lavoro, e se è necessario
sovraccaricarlo di lavoro, allora che lasci tutto per aiutarlo. "Narrato
da Al-Bukhari (6050).
2 - Preservare la loro dignità
E 'stato raccontato che Abu Hurayrah (che Allah sia
soddisfatto di lui) ha detto: Ho sentito Abu'l-Qaasim (pace e benedizioni di
Allah su di lui) dire: "Chi accusa ingiustamente il suo schiavo, quando egli è innocente su ciò
di cui viene accusato , gli si dica che sarà frustato, nel Giorno della
Resurrezione, a meno che non sia, come è stato detto. "Narrato da al-Bukhari
(6858).
Ibn 'Umar (che Allah si compiaccia di lui) liberò un
suo schiavo, poi prese un bastone o qualcosa da terra e disse: non c'è più
alcuna ricompensa per esso, superiore
all'equivalente di questo (di averlo liberato), e ho sentito il Messaggero di
Allaah (pace e benedizioni di Allah su di lui) dire: "Chiunque
schiaffeggia il suo schiavo o lo batte, la sua espiazione è quella di liberarlo".
Narrato da Muslim (1657).
3 - Essere leali nei confronti degli schiavi e trattarli gentilmente
E 'stato raccontato che' Uthman ibn 'Affaan pizzicò
l'orecchio di un suo schiavo, perché aveva fatto qualcosa di sbagliato, e dopo ripensando al gesto gli disse : Vieni a
pizzicare il mio orecchio per ripicca. Lo schiavo rifiutò, ma lui insistette, così egli
(lo schiavo) iniziò a pizzicarlo leggermente, e ‘Uthman gli disse: Fallo con
forza, perché io non posso sopportare il castigo nel Giorno della Resurrezione.
Lo schiavo allora chiese stringendo più forte: così, o mio padrone? E ‘Uthman rispose : Il giorno che temi tu lo
temo anch’io.
Quando 'Abd al-Rahman ibn' Awf (che Allah si
compiaccia di lui) camminava tra i suoi
schiavi, nessuno poteva dirgli a parte loro, “perché non cammini davanti a loro”, poiché egli non indossava
nulla di diverso da quello che indossavano loro.
Un giorno 'Umar ibn al-Khattab, passò di lì e vide
alcuni schiavi in piedi che non mangiavano insieme con il loro padrone. Lui si arrabbiò e disse
al padrone: Cosa c'è di sbagliato nelle persone che sono egoiste nei confronti
dei loro dipendenti? Poi chiamò i servi e loro mangiarono insieme.
Un uomo entrò da
Salmaan (che Allah si compiaccia di lui)
e lo trovò che preparava del cibo - e lui era un governatore. Gli disse: O Abu
'Abd-Allah, che cosa è questo? Egli ha detto: Abbiamo inviato il nostro servo a
fare una commissione e non vogliamo dargli due lavori contemporaneamente.
4 - Non c'è niente di sbagliato del dare la precedenza
agli schiavi rispetto agli uomini liberi in alcune materie
... Per quanto riguarda le questioni religiose o mondane
sulle quali lo schiavo eccelle. Ad esempio, è valido per uno schiavo guidare la preghiera. 'Aisha la Madre dei
credenti aveva un suo schiavo che guidò i fedeli in preghiera.
Infatti ai musulmani è stato comandato di ascoltare e obbedire anche se uno
schiavo viene nominato responsabile dei loro affari.
5 - Uno schiavo può comprare se stesso dal suo padrone
e diventare libero.
Se una persona è divenuta schiava per qualche ragione,
ma è diventato evidente che egli ha abbandonato la sua trasgressione e
dimenticato il suo passato, e lui è diventato un uomo che rifugge il male e
cerca di fare del bene, è lecito rispondere alla sua richiesta di lasciarlo
andare libero? L'Islam dice di sì, e ci sono alcuni fuqaha 'che dicono che
questo è addirittura obbligatorio e alcuni che dicono che è mustahabb.
Questo è quello che viene chiamato un mukaatabah o
contratto di liberazione tra lo schiavo e il suo padrone.
Allah dice
(interpretazione del significato):
" Ai vostri schiavi che ve lo chiedano concedete
l'affrancamento contrattuale , se sapete che in essi c'è del bene, e date loro
parte dei beni che Allah ha dato a voi. "[Al-Noor 24:33]
Questo è come l'Islam considera gli schiavi,
giustamente e gentilmente.
Uno dei risultati di queste linee guida è che, in
molti casi, lo schiavo sarebbe diventato un amico del suo padrone, in alcuni
casi, lo avrebbe considerato come un figlio.
Sa'ad ibn al-Haashim Khaalidi ha
detto, descrivendo un suo schiavo:
"Egli non è uno schiavo, piuttosto egli è un figlio che
[Allah] ha messo sotto la mia cura".
"Lui mi ha sostenuto con il suo buon servizio, lui è le
mie mani e le mie braccia."
Un altro risultato dei modi in cui venivano trattati
gli schiavi musulmani era che questi diventavano parte delle famiglie
musulmane, come se fossero dei veri e propri membri della famiglia.
Gustave Le Bon dice in Hadaarat al-'Arab (civiltà
araba) (p. 459-460): Quello che credo sinceramente che la schiavitù che c’è tra
i musulmani è migliore della schiavitù che c’è stata tra tutte le altre popolazioni,
e che la situazione degli schiavi in Oriente è migliore di quella dei
dipendenti in Europa, e che gli schiavi in Oriente fanno parte della famiglia.
Gli schiavi che volevano essere liberi potevano realizzare la libertà esprimendone
il loro desiderio. Ma nonostante questo, non ricorrevano a esercitare questo loro diritto. Fine citazione.
Come invece hanno trattato gli schiavi i non
musulmani?
L'atteggiamento degli ebrei verso gli schiavi:
Secondo gli ebrei, l'umanità è divisa in due gruppi:
gli israeliti formano un gruppo e tutta l'umanità è un altro gruppo.
Per quanto riguarda gli Israeliti, è ammissibile schiavizzare
alcuni di loro, secondo gli insegnamenti specifici contenuti nel vecchio
testamento..
Per quanto riguarda le persone diverse dagli
Israeliti, essi sono una razza che appartiene a una classe bassa, secondo gli ebrei, possono
essere ridotti in schiavitù attraverso la dominazione e la sottomissione,
perché sono considerati delle persone che sono condannate all'umiliazione dal
decreto celeste dall'eternità.
Si dice in Esodo 21:2-6:
"Se compri un servo ebreo, egli deve servire per
sei anni. Ma il settimo anno, se ne andrà libero, senza pagare nulla.
3 Se lui viene da solo, egli è libero di andare da
solo, ma se ha una moglie quando lui arriva, lei deve stare con lui.
4 Se il suo padrone gli ha dato una moglie e questa
partorisce un figlio o delle figlie, la
donna e i suoi figli devono appartenere al suo padrone, e solo l'uomo può
essere liberato.
5 Ma se lo schiavo dichiara, 'Io amo il mio padrone e mia moglie e i miei figli e non vogliono andare libero,' allora il suo padrone lo deve portare davanti
ai giudici. Egli lo porterà con se fino alla porta o allo stipite della porta di casa sua e
gli perforerà l'orecchio con un punteruolo. Poi sarà il suo servo per la vita
"
Per quanto riguarda la riduzione in schiavitù dei non-Ebrei,
questo viene fatto prendendoli come prigionieri
o per sopraffazione, perché credono che la loro razza è superiore alle altre, e
cercano di trovare una giustificazione alla schiavitù nella loro distorta
Torah.
Così dicono che Ham, figlio di Noè - che era il padre di Canaan - fece
arrabbiare il padre, perché Noè era ubriaco un giorno e lo trovò nudo mentre
stava dormendo nella sua tenda, e Ham lo aveva visto in quello stato. Quando
Noè lo venne a sapere, dopo essersi svegliato, si arrabbiò maledicendo la sua progenie che erano
discendenti di Canaan, e disse - secondo il Libro della Genesi 9:25-26):
"Maledetto sia Canaan! Egli sarà il più basso tra gli schiavi per i suoi
fratelli '. Egli ha anche detto: 'Sia benedetto il Signore, Dio di Sem! Canaan
sia lo schiavo di Sem.'"
Nello stesso capitolo (v. 27) si dice: " possa
Dio estendere il territorio di Jafet; Jafet vivere nelle tende di SEM e Canaan
divenire il suo schiavo ".
Nel Libro del Deuteronomio 20:10-14, dice:
"Quando si marcia fino ad attaccare una città, la
sua gente faccia un'offerta di pace.
11 Se accettano e aprono le loro porte, tutte le
persone che vi si troveranno al suo interno, saranno soggette ai lavori forzati e dovranno
lavorare per noi.
12 Se si rifiutano di fare la pace e che si impegnano nella
battaglia, assedieremo quella città.
13 Quando il Signore tuo Dio li offre dalla sua mano, metti alla spada tutti
gli uomini per lui.
14 Per quanto riguarda le donne, i bambini, il
bestiame e tutto il resto della città, si possono prendere questi come bottino
per voi stessi "
L’atteggiamento dei cristiani verso gli schiavi:
Il cristianesimo ha confermato la schiavitù come era
stato affermato in precedenza dal giudaismo. Non vi è alcun testo nei Vangeli
che vieti o denunci la schiavitù.
È noto che lo storico William Muir ha
criticato il nostro Profeta Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui)
per non aver abolito immediatamente la schiavitù, quando osservando l'atteggiamento riguardanti
la schiavitù riportato nei Vangeli, non vi si trova alcuna relazione da parte del Messia, o da parte dei
discepoli, o da persone provenienti dalle chiese che chiarisca tale questione.
Piuttosto, nelle sue epistole, Paolo consigliò che gli
schiavi diventassero fedeli ai loro padroni, come egli dice nella sua
Lettera agli Efesini, dove ingiunge agli schiavi di obbedire ai loro padroni
come avrebbero obbedito al Messia:
"5 Schiavi, obbedite ai vostri padroni con rispetto e timore, e con sincerità di cuore, proprio come avreste
obbedito a Cristo.
6 obbedite loro, non solo per conquistare il loro
favore quando il loro occhio è su di voi, ma come servi di Cristo, compiendo la
volontà di Dio, nel vostro cuore.
7 Servite con tutto il cuore, come se aveste servito
il Signore e non gli uomini,
8 perché si sa che il Signore vi ricompenserà tutti
per qualsiasi bene che fate, se è da parte di uno schiavo o di un uomo libero
" (Efesini 6:5-9).
Nella Grand Larousse encyclopédique, si dice: Non è certo
una sorpresa che la schiavitù è continuata tra i cristiani fino ad oggi, i
rappresentanti ufficiali della fede hanno affermato la sua validità e accettato
la sua legittimità.
... Per riassumere: la religione cristiana ha
approvato pienamente la schiavitù e lo fa ancora oggi. E 'molto difficile per
chiunque dimostrare che il cristianesimo si è sforzato di abolire la schiavitù.
I santi hanno affermato che la natura rende alcuni
uomini schiavi.
Gli uomini di chiesa non hanno impedito la schiavitù né
tantomeno vi si sono opposti, anzi l’hanno sostenuta a tal punto che il filosofo San Tommaso
d'Aquino ha sostenuto la visione filosofica concordando con il punto di vista dei leader religiosi, i quali non si
opponevano alla schiavitù, ma anzi la elogiavano perché - secondo la visione di
Aristotele - è una delle condizioni con cui alcune persone sono state create
naturalmente, e non contraddice la fede di un uomo la cui posizione
è stata la più bassa nella vita.
Haqaa'iq al-Islam di al-'Aqqaad (p. 215).
Nel Dizionario della Bibbia del Dr. George Yousuf si
dice: il cristianesimo non si è opposto alla schiavitù per motivi politici o
economici, e non ha fatto pressione sui credenti affinché si opponessero a questa pratica in virtù di un beneficio per la loro generazione, no ne ha neanche discusso, e non si è pronunciato contro
i diritti dei proprietari degli schiavi, né ha motivato gli schiavi a cercare
l'indipendenza; i cristiani non si sono pronunciati sul danno o sulla durezza della
schiavitù né hanno intimato l'immediata
liberazione degli schiavi.
Non hanno cambiato nulla nella natura del rapporto tra
padrone e schiavo, al contrario, essi hanno affermato i diritti e i doveri di
entrambe le parti.
La schiavitù Contemporanea
E ' diritto del lettore, in questa epoca di avanguardia
e di progresso, porre delle domande in merito ai pionieri di questo progresso e sul numero
di persone che sono morte a causa del modo in cui gestivano le tratte degli schiavi, alcuni dei quali sono
morti durante il tragitto verso la costa dove le navi della società inglese e gli
altri padroni li avrebbero aspettati, ... il resto è morto a causa dei cambiamenti
climatici.
Circa il 4% è morto mentre venivano caricati sulle navi, e il 12%
durante il viaggio, per non parlare di coloro che sono morti nelle colonie.
La tratta degli schiavi continuò per mano delle aziende
inglesi che ottennero il diritto di monopolio, grazie al permesso del governo
britannico e dell'autorità dei loro sudditi , con la quale diedero libero sfogo alla riduzione in schiavitù delle persone, senza alcun riguardo della loro dignità di esseri umani.
Alcuni esperti stimano che il numero totale di persone sequestrate
dagli inglesi durante la schiavitù e mandati in esilio nelle colonie tra il 1680 e il 1786 è stato di circa
2.130.000 persone.
Quando l'Europa entro in contatto con l'Africa
nera, i suoi abitanti non erano ancora consapevoli della miseria umana a cui andavano incontro, e che si trovavano davanti ad una calamità che durò per ben cinque secoli .
Gli
stati d'Europa si avvicinarono con l’intenzione diabolica di rapire queste persone e portarle nelle loro terre per sfruttarli come combustibile per la loro rinascita, dove venivano
gravati con lavori pesanti, più di
quanto potessero sopportare.
Quando fu scoperta l'America, la calamità è
aumentata e così si ritrovarono a diventare schiavi in due continenti, invece che in uno solo.
L'Enciclopedia Britannica dice (2/779) sul tema della
schiavitù: Gli schiavi che furono catturati nei villaggi, vivevano circondati dalla giungla, per catturarli furono accesi dei fuochi di
paglia come dei recinti attorno
ai loro villaggi, così poi, quando gli abitanti dei villaggi tentarono di fuggire nella terra
aperta, gli inglesi li catturarono portandoli via con tutti i mezzi che avevano a loro
disposizione.
Durante il periodo 1661-1774, per ogni milione di Neri
africani che raggiungevano le Americhe, un ulteriore nove milioni moriva durante
la loro cattura, nelle operazioni di carico e trasporto. In altre parole, solo un decimo di quelli
che sono stati catturati sopravviveva ed effettivamente raggiungeva le
Americhe, dove non trovavano certamente riposo o sollievo, ma anzi venivano
sottoposti a lavori forzati e torture.
A quel tempo, avevano leggi di cui ogni persona saggia se ne sarebbe vergognata.
Tra queste leggi malvagie vi erano quelle che sostenevano
che qualsiasi schiavo che dimostrava infedeltà contro il suo padrone doveva
essere ucciso, e ogni schiavo che provava a scappare gli dovevano venire amputati
mani e piedi, e doveva essere marchiato con il ferro caldo, e
se provava a scappare di nuovo, doveva essere ucciso. Come poteva scappare se
le mani e i piedi erano stati amputati?!
Era proibito per un uomo di colore diventare istruito,
e il lavoro dei bianchi era proibito ai neri.
In America, se sette neri venivano trovati riuniti
insieme, veniva considerato come un delitto, e se un uomo bianco passava da
loro gli era lecito sputargli addosso e dare loro venti frustate.
Un'altra legge ha affermato che i neri non avevano
anima e che non possedevano intelletto, l'intelligenza o forza di volontà, e
che la vita esisteva solo nelle loro braccia.
In sintesi, per quanto riguarda i loro doveri al
servizio del loro padrone, lo schiavo era considerato sano, responsabile e punibile, al contrario
se invece cadeva in errore, nel pretendere riguardo i suoi diritti, questi non gli venivano minimamente riconosciuti poiché non aveva un'anima
e quindi non valeva più di un forte paio di braccia!
Finalmente, dopo molti secoli di schiavitù e
oppressione, venne istituito il protocollo che aboliva la schiavitù e concentrava gli sforzi per porre fine a questa pratica, in una risoluzione emessa dalle Nazioni Unite nel 1953 CE.
Quindi le loro coscienze non si svegliarono fino al
secolo scorso, dopo che avevano costruito la loro civiltà sui cadaveri di
uomini liberi che avevano resi schiavi in violazione delle leggi.
Quale
persona equanime può paragonare questo con gli insegnamenti dell'Islam, che è
venuto 1400 anni fa?
Sembra che accusare l'Islam in merito a questo argomento è
come il detto: "Mi ha accusato di un suo problema e poi si è alontanato."
E Allah conosce meglio.
Vedere anche : Shubahaat Hawl al-Islam di Muhammed Qutub; Talbees Mardood fi
Qadaaya Khateerah di Shaykh Dr. Salih ibn Humayd, Imam della
Moschea Al-Haram a Mecca.
Lo Staff
Approfondimenti :
L’etica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) con i prigionieri di guerra.
Nell’Islam il termine “prigioniero di guerra” si applica ai combattenti atei che i Musulmani catturano vivi[1].
Viene utilizzato soltanto durante il periodo di guerra. Tuttavia, quando abbiamo tracciato l'utilizzo di questa parola da parte dei sapienti, abbiamo notato che la usano per descrivere tutti i prigionieri o quelli su cui si applicano le stesse regole. Viene usato durante la guerra, dopo o durante la tregua. Quindi, fino a quando vi è uno stato di ostilità o guerra i sapienti usano questo termine per descrivere ogni prigioniero proveniente dai combattenti dell’altra fazione, se vengono catturati dentro uno Stato Musulmano in cui sono entrati senza nessuna protezione, o se vengono catturati dai Musulmani mentre combattono con gli apostati.
Lo stesso termine viene anche usato per descrivere i musulmani quando vengono catturati dal nemico[2].
Noi discuteremo –Se Allah vuole- in questa sezione i seguenti capitoli:
Capitolo primo: l’etica nel trattare i prigionieri di guerra prima dell’Islam.
Capitolo secondo: l’’etica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel trattare i prigionieri di guerra.
Capitolo primo: L’etica nel trattare i prigionieri di guerra prima dell’Islam
A causa del fatto che la guerra è cominciata davvero presto tra l’umanità ed è avvenuta così frequentemente, una fazione doveva vincere e l' altra doveva essere sconfitta.
Il vittorioso usualmente prendeva le proprietà degli sconfitti ed anche le persone stesse se poteva. Prendeva anche la moglie e la prole. Questo è ciò che si intendeva per “prigionieri di guerra”. In questo caso, un prigioniero di guerra (conosciuto oggi come POW, che è l’abbreviazione inglese per “prigionieri di guerra”) perdeva completamente la sua libertà.
Lui scontava il suo periodo di prigionia e non aveva nessuna libera volontà. Di conseguenza, la cura nei confronti del prigioniero dipendeva soltanto dalla fede, dalla coscienza e dalla morale del catturatore.
I modi di trattare i prigionieri di guerra variano da una fede all’altra, da una società all’altra e da un momento (storico) all’altro. Tuttavia, prima dell’Islam, prevalevano la crudeltà, la violenza e l’ingiustizia.
Prima questione: Come gli Ebrei trattano con i prigionieri di guerra
Gli Ebrei sostengono di essere la razza migliore[3] e più illustre di tutta l’umanità. Loro credono che questa distinzione sia una benedizione che viene garantita loro dal Signore. Nel libro del Deuteronomio, che fa parte della Torah, è detto: “Per il vostro popolo santo, io sono il Signore Dio tuo, ed il Signore vi ha scelti per essere un popolo al di sopra di tutti gli altri che sono sulla faccia della Terra”. Da questa prospettiva, gli Ebrei credono che il modo migliore per raggiungere quello che il loro Signore ha promesso loro, sia quello di schiavizzare l’intera razza umana, ed il mezzo più efficace per farlo è la guerra. E’ per questo che le guerre che gli Ebrei hanno combattuto contro i loro nemici sono sempre state le più distruttive. Il loro primo obiettivo è quello di annientare, schiavizzare o umiliare l’intera umanità, come si è già detto in precedenza in questa ricerca.
Anche se gli Ebrei concordano la pace con i loro nemici, usano solitamente questi compromessi per umiliarli e dichiarare che le terre (dei nemici) sono le loro. Alcuni compromessi sono tali soltanto di nome, ma non nel contesto. Nel loro libro del Deuteronomio leggiamo: “Quando vi stabilite vicino ad una città per combatterla, proclamate la pace. E deve essere (la città), con cui avete fatto una proposta di pace, che tutte le persone che vi risiedono diventino vostre tributarie (vi paghino un tributo). Ma se non faranno la pace con voi, ma faranno la guerra, allora assediateli e quando il Signore Dio tuo viene nella tua mano, tu devi colpire ogni maschio del villaggio con il bordo della spada…”[4]
Così come sono state bestie brutali durante le guerre, cercando solo schiavitù e distruzione, saccheggiavano i beni dopo la guerra. Non avevano regole per la prigionia “Quando andate a combattere contro i vostri nemici, ed il Signore Dio tuo te li offre nelle tue mani, e tu li porti via come prigionieri, e vedi tra i prigionieri una bella donna, e la desideri, puoi prendere lei per moglie, trasformare la sua casa nella tua casa, lei dovrà radersi la testa, tagliarsi le unghie e togliersi i vestiti della prigionia[5]”.
Questo era come gli Ebrei trattavano i loro prigionieri di guerra. Se non altro, si dimostra la loro malizia verso gli altri. Ciò espone che le loro mentalità distruttive sono state il metodo numero uno in tutti i loro rapporti con i prigionieri di guerra.
Seconda questione: Come i paesi potenti dell’antichità trattavano i prigionieri di guerra
Le cose non erano molto diverse nei paesi potenti dell’antichità. I prigionieri di guerra venivano uccisi o dati in offerta agli dei. Successivamente vennero trattati in modo diverso e la schiavitù ha sostituito la morte e furono comprati e venduti come schiavi.
Tra le nazioni che trattavano brutalmente i prigionieri di guerra c’erano i Greci ed i Persiani. Li torturavano, schiavizzavano, crocifiggevano ed uccidevano[6].
Le guerre brutali di quel tempo portavano ad un incremento degli schiavi. Se uno schiavo sopravviveva alla morte, non aveva altro destino che rimanere in schiavitù. Quindi, la società romana era spaccata tra padroni e schiavi. La legge romana garantiva al proprietario dello schiavo il diritto di ucciderlo o di lasciarlo in vita. La schiavitù era fiorente a quel tempo ed uno storico ha detto che il numero degli schiavi era tre volte superiore al numero dei civili liberi[7].
Gli schiavi erano privati di tutti i diritti ed il loro destino era completamente nelle mani dei loro padroni. Non avevano nessun rispetto nella società; lo stesso Platone, autore dell’Utopia, disse che agli schiavi non doveva essere data la cittadinanza[8]
Il fatto strano era che i Romani usavano i loro schiavi come mezzi di intrattenimento. Mettevano gli schiavi con le bestie e guardavano divertiti quando queste li divoravano[9].
In India, i prigionieri di guerra erano considerati come la quarta classe, secondo il sistema sociale indiano.
La quarta Varna è chiamata Shudras ed è la stessa casta degli intoccabili, che sono il livello più basso della società, inferiori perfino al bestiame ed ai cani. Secondo la legge indiana, gli Shudras si potevano ritenere fortunati se si ritrovano a servire i Brahmins ( insegnanti, sapienti e preti ) gratuitamente! La pena per l’uccisione di un cane, un gatto o una rana era identica alla pena per l’uccisione di un Shudra![10]
Terza questione: Come le tribù arabe trattavano i prigionieri di guerra
La guerra tra le tribù arabe era una costante a causa di dispute e rivalità tribali. Indubbiamente, le conseguenze sofferte dalla parte sconfitta erano disastrose per quanto riguarda i prigionieri di guerra. Donne, bambini ed uomini venivano catturati, uccisi, schiavizzati e venduti. I prigionieri di guerra non venivano lasciati liberi senza riscatto. Queste guerre, a quel tempo, erano la principale fonte di entrate, perché la schiavitù era la principale sorgente economica a quel tempo nella Penisola Arabica[11].
Queste guerre sono proseguite fino all’arrivo dell’Islam. Un esempio di questo tipo di conflitti era quello fra gli Aws ed i Khazraj a Medina e le guerre di Bakr e Khudha’a alla Mecca, così come molte altre.
Questa politica ingiusta risultava nella presa di molti schiavi, molti dei quali con notevoli capacità intellettuali. Sfortunatamente, queste capacità venivano danneggiate a causa della severità e dell’umiliazione della schiavitù. Questa era la situazione fino a quando l’Islam non è venuto a liberare queste persone e le loro capacità. Tra loro troviamo Bilal Ibn-Rabah al-Habashy, Suhayb ar-Roomy, Salman al-Farisy, Salim il servo di Abu-Huthaifah, Zaid Ibn-Harithah ed ‘Amer Ibn-Fohairah e molti altri. Queste grandi capacità sono state soppresse per molto tempo fino all’arrivo dell’Islam. Solo allora questi uomini sono diventati leaders mondiali ed Imam.
Capitolo due: L’etica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel trattare con i prigionieri di guerra
Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) non ha mai agito contro la sua morale in ogni aspetto della sua vita. Quindi, non c’era niente di strano nel trattare i prigionieri dello Stato islamico con lo stesso livello di nobiltà e morale. Non ha mai trattato basandosi sul fatto che loro, poco prima, avevano cercato di uccidere lui ed i suoi compagni. Al contrario, li trattava meglio di come la gente comune tratta parenti ed amici.
La magnificenza della morale del Profeta (pace e benedizioni su di lui) diventa chiara quando viene comparata al modo in cui le altre nazioni trattavano i prigionieri di guerra in generale e quelli Musulmani in particolare.
Nel capitolo precedente, abbiamo riportato alcuni esempi di questi eventi terribili, e la storia è piena di molti altri. Sfortunatamente, questo genere di trattamenti, che sono moralmente inaccettabili, sono quello che noi vediamo nella realtà, nonostante tutte le leggi fatte per proteggere la dignità dei prigionieri di guerra. La verità è che se le leggi ed i trattati non garantiscono un’appropriata copertura etica, non servono a nulla.
Il mondo ha seguito cosa è stato scoperto da un nuovo documentario andato in onda sul canale uno della tv israeliana il 25 Febbraio 2007, riguardo gli scandali commessi dalle forze armate israeliane, che hanno ucciso 250 prigionieri di guerra egiziani nel Sinai dopo la guerra del Giugno 1967. Il fatto incredibile è che le forze israeliane hanno fatto ciò dopo che i soldati egiziani si erano arresi avendo esaurito le pallottole. Cosa avevano di così pericoloso che ha spinto le forze israeliane ad ucciderli? Inoltre, gli assassini dei soldati egiziani hanno agito a seguito di ordini diretti del comandante Benjamin Elyazer ( attuale Ministro israeliano delle infrastrutture ). Gli ordini erano di uccidere i soldati egiziani anche dopo la resa![12]
Quello che abbiamo visto sulla televisione ebraica è simile a quanto fatto dalle truppe americane in Afghanistan. Hanno catturato 800 combattenti talebani, dopo la loro resa, e li hanno portati alla prigione di Qala-i-Jangi in Afghanistan e hanno dato ordine all’aeronautica militare di bombardare la prigione, lasciando centinaia di corpi carbonizzati sul terreno.
Inoltre, le forze americane hanno trasportato 3000 afghani in containers chiusi con il pretesto di spostarli nella prigione di Shibrakan in Afghanistan, lasciandoli legati e bendati in camion blindati nel deserto per quattro giorni, inventandosi un nuovo metodo di omicidio brutale[13]!
Quanto è avvenuto nel campo di detenzione di Guantanamo Bay o ad Abu Ghraib è conosciuto dal mondo intero. E’ sufficiente sapere che Amnesty International (AL) ha scoperto che ci sono bambini detenuti nella base navale americana di Guantanamo. Ci sono 600 bambini, il più vecchio dei quali ha 15 anni. I bambini sono prigionieri da un anno intero, durante il quale nessuno, né i loro familiari, né i loro avvocati, ha potuto essere messo a conoscenza delle loro condizioni[14].
C’è qualcuno che può affermare che l’umanità ha raggiunto il progresso necessario dopo queste deplorevoli manifestazioni?
Il vero salto dell’umanità è avvenuto quando la Rivelazione Islamica arrivò nelle mani del Profeta (pace e benedizioni su di lui). E’ avvenuto quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui), magnificamente, ha applicato tutte le condizioni etiche a proposito dei prigionieri di guerra, le quali sono davvero numerose, come potremo vedere.
Attraverso queste brevi pagine, noi proveremo a dare uno sguardo su come il Profeta (pace e benedizioni su di lui) trattava simili questioni in maniera stupenda.
Noi discuteremo questo tema attraverso una serie di argomenti:
Primo aspetto: Il concetto del rilascio dei prigionieri di guerra
Siccome la schiavitù era molto diffusa al tempo della jahiliya [15](il periodo pre-islamico)e prima che l’Islam emergesse, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) giunse con un nuovo metodo al mondo. Ha fatto discorsi che invitavano a rilasciare gli schiavi ed i prigionieri di guerra e ad abbandonare il concetto di tenerli con sé. Questo era impensabile a quel tempo. Non avviene nemmeno nel nostro! Comunque, dove possiamo trovare un paese che incoraggia i propri cittadini a rilasciare i prigionieri di guerra senza ricevere un riscatto?
Questo è il concetto della misericordia che ha portato il Profeta (pace e benedizioni su di lui). Quante volte ha parlato di questo argomento? Quante volte parlando alla sua Ummah (nazione islamica) l’ha invitata non soltanto a lasciare liberi i prigionieri di guerra, ma a fare degli sforzi per estendere la libertà anche agli schiavi perché è un modo per stare più vicini ad Allah Gloria a Lui l’Altissimo.Un musulmano deve fare ciò per guadagnare il compiacimento di Allah.
Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Liberate i prigionieri, date da mangiare all’affamato e fate una visita al malato[16]”.
Quando un uomo gli ha domandato: “O Profeta di Allah! Insegnami un’azione con la quale possa entrare in Paradiso!” il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha risposto: “Mi hai fatto una domanda su una questione enorme con poche parole. Libera uno schiavo o aiuta a liberare uno schiavo”. Così l’uomo ha poi chiesto: “O Profeta di Allah, non sono la stessa cosa?”Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha risposto: “No, liberare uno schiavo dipende totalmente dalla tua volontà, ma quando aiuti a liberare uno schiavo lo fai insieme ad altri[17]”.
Quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha invitato i musulmani a rilasciare i prigionieri e gli schiavi non era un qualcosa di astratto, per migliorare l’immagine dell’Islam. E’ stato qualcosa di reale dovuto ai molti avvenimenti che alcune volte erano difficili da comprendere nonostante la sua grandezza. Il fatto migliore era che questi avvenimenti non erano solamente circostanziati. Facevano parte di uno stile di vita, di una tradizione e di una legislazione immortale. Vediamo alcuni degli esempi che dimostrano la misericordia e la compassione del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel rilascio dei prigionieri:
Primo esempio: I due prigionieri del drappello di Nakhla
Durante questa piccola battaglia, avvenuta nel secondo anno dall’Hijra (la migrazione dalla Mecca a Medina, in italiano Egira), i Musulmani hanno catturato due prigionieri, che rappresentavano i primi prigionieri dell’Islam: Al-Hakam Ibn-Kaysan ed OthmanIbn-Abdullah
Il primo, Al-Hakam, ha abbracciato l’Islam dopo aver visto il trattamento che gli veniva riservato. Lui è diventato un buon Musulmano ed è stato accanto al Profeta (pace e benedizioni su di lui) fino a quando non è diventato martire il giorno della Ma’wuna nel quarto anno dall’Egira. Il secondo, Othman Ibn-Abdullah, è stato mandato alla Mecca dove è morto, da rinnegatore della fede[18].
Nonostante questi due fossero i primi ad essere stati catturati dai Musulmani, dopo aver sofferto torture prolungate da parte dei miscredenti della Mecca, questo non ha rappresentato una buona ragione per il Profeta (pace e benedizioni su di lui) per arrecare loro danno. Al contrario, è stato generoso e misericordioso con entrambi.
Questo fatto ha un grande significato. Dimostra, dall’inizio, qual era la politica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) riguardo al trattamento dei prigionieri. Questa politica lo ha messo in cattiva luce con gli atei, ma era irrinunciabile per il Profeta (pace e benedizioni su di lui). Possiamo vederlo chiaramente quando analizziamo il suo comportamento con i prigionieri di Badr, due mesi dopo il drappello di Nakhla.
Il secondo punto: i prigionieri di Badr
La battaglia di Badr è considerata la prima vera battaglia tra musulmani ed atei; i musulmani nonostante fossero una minoranza in quanto a numero e munizioni, vinsero e imprigionarono settanta atei. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, si consultò con i suoi Compagni riguardo a cosa fare con i prigionieri.
Omar Ibn El Khattab narrò la seguente storia:
"Abu Bakr disse: “O profeta di Allah, questi sono i nostri cugini, la nostra gente e i nostri fratelli, direi di liberarli accettando in cambio un riscatto dagli atei. In tal modo potremmo meglio equipaggiarci con i soldi ottenuti dal riscatto, o Allah potrebbe guidarli e farli diventare nostri difensori.”
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, replicò chiedendomi: “E tu che dici Ibn Al-Khattab?” Io risposi: “Non dico nulla oltre ciò che ha detto Abu Bakr, ma vorrei chiedere il tuo consenso per prendere tale (uno tra i parenti di Omar) così da poter tagliare il suo collo. E vorrei che ad Ali fosse permesso di prendere Aqil[19] affinché potesse tagliare il suo collo e Hamza suo fratello per poter tagliare il suo collo. Così facendo gli atei sapranno che non avremo pietà verso di loro fino a che queste persone saranno i loro capi”. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, preferì l'opinione di Abu Bakr anziché la mia ed accettò il riscatto."[20]
Dopo questo episodio, Allah, gloria a Lui, rivelò al Profeta (pbsl) versetti dal Corano rimproverando il Profeta, pace e benedizioni su di lui, per il suo essere troppo gentile con i prigionieri, che possono essere tradotti come: "Se non fosse stato per una precedente rivelazione di Allah, vi sarebbe toccato un castigo immenso per quello che avete preso." (TSC[21] - Sura VIII, Versetto 68).
Comunque questo non dissuase il Profeta, pace e benedizioni su di lui, dalla sua posizione o dal suo atteggiamento compassionevole verso i prigionieri nell’accettare il riscatto in cambio della loro libertà. Perfino con il riscatto, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, prendeva in considerazione la situazione di ogni prigioniero.
Per un prigioniero come Amr Ibn Abu Sufyan, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, si comportò in questo modo: lo liberò in cambio del rilascio di Saad Ibn El No’man Ibn Akal che fu imprigionato da Abu Sufian mentre eseguiva il pellegrinaggio minore, l’Umra[22]
Alcuni prigionieri pagavano il loro stesso riscatto. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, prendeva in considerazione il livello economico di ogni prigioniero. Tra essi ci fu chi pagò quattro mila denari come Abu Wada'a e Abu Uzayr (il suo nome era Zurara Ibn Umayr, fratello di Musa’ ab Ibn Umayr) il cui riscatto fu pagato dalla ricca madre. Altri pagarono cento once d’oro come Al Abbas Ibn Abd El-Muttaleb mentre altri pagarono ottanta once come Aqil Ibn Abu Talib (pagati da Al-Abbas) e altri ancora pagarono soltanto quaranta once.[23]
Quanto a coloro che non avevano soldi ma sapevano leggere e scrivere, il proprio riscatto era insegnare ai musulmani a farlo. Imam Ahmed narrò nel suo Musnad che Ibn-Abbas disse: “Dopo la battaglia di Badr, alcuni dei prigionieri non erano in grado di pagarsi il riscatto, così il Profeta (pace e benedizioni su di lui) decise che il loro riscatto sarebbe stato di insegnare ai figli degli Ansar (gli ausiliari).[24]”
Alcuni prigionieri furono perfino rilasciati, come favore, senza riscatto come Al Muttaleb Ibn Hantab, Abu Ezza il poeta e Sayfei Ibn Abu Refaa.[25]
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, trattò con misericordia anche Suhail Ibn Amr malgrado fosse un importante capo per gli atei. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, né lo offese, né lo mutilò, nonostante avrebbe potuto farlo, soprattutto perché Omar Ibn El Khattab voleva rompergli i denti davanti affinché non parlasse più o biasimasse il Profeta (pbsl) dopo di questo. Tuttavia il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse: “Non lo mutilerò altrimenti Allah mutilerà me anche se sono Profeta”.[26]
C'era tra i prigionieri Abu El Aas Ibn Rabia che era sposato alla figlia del Profeta, pace e benedizioni su di lui, Zaynab. Zaynab mandò al Profeta, come riscatto per il marito, una sua collana regalatagli da Khadigia per il suo matrimonio. Quando il Profeta, pace e benedizioni su di lui, vide la collana della figlia, si commosse e disse ai suoi compagni “Se siete d’accordo vorrei scarcerare il suo prigioniero e restituirle la collana”.[27] Loro risposero “Sì profeta di Allah, concordiamo." Così lo rilasciarono e restituirono la collana a Zaynab; egli fu uno fra coloro che vennero scarcerati senza riscatto.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, come accennato in questa ricerca, era pronto a rilasciarli tutti senza alcun riscatto se il loro capo ateo, Al-Muta’am Ibn-Adei, avesse interceduto per loro, ma quest’ultimo morì. Come riferito da Al-Bukhari sull’ autorità di Jubair Ibn Muta’ am, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse parlando dei prigionieri di Badr: “Se -Muta’am Ibn-Adei fosse stato vivo e avesse interceduto per queste malvagie persone, li avrei scarcerati per lui[28]”. Questo perché Al-Muta’am partecipò nell’annullare l'accordo attraverso il quale i Quraysh imposero il boicottaggio ai Banu Hashim. Inoltre Al-Muta’am aiutò il Profeta, pace e benedizioni su di lui, a Mecca dopo il ritorno da Al-Ta’ if.
E’ ben chiaro che tutti i prigionieri di Badr furono scarcerati in meno di un anno dalla battaglia; questo è provato dal fatto che nessuno degli atei dovette negoziare per il rilascio di alcun prigioniero.
Il terzo punto: i prigionieri di Al Hudaybia:
Un altro evento grande e misericordioso!
Abdullah Ibn Maghfal El Muznei raccontò: “Eravamo con il Profeta di Allah (pace e benedizioni su di lui) a Hudaybia sotto l'albero che Allah menzionò nel Corano. Le foglie dai rami dell’albero cadevano sulle spalle del Profeta di Allah mentre Ali Ibn Abu Talib e Suhail Ibn Amr erano seduti accanto a lui. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse ad Ali: “Scrivi in nome di Allah Il Compassionevole il Misericordioso”, ma Suhail Ibn Amr afferrò la mano di Ali e gli impedì di scrivere dicendo: “Non conosciamo il nome di Allah Il Compassionevole, il Misericordioso, scriveremo solo della nostra causa, che conosciamo, quindi scrivi solo in nome di Allah” e così fece. Ali poi scrisse: “Questo è il patto che Muhammed, il Profeta di Allah, ha concluso con il popolo di Mecca...”
Amr Ibn Suhail lo fermò dicendo: “Ti avremmo fatto un’enorme ingiustizia se tu fossi stato il Profeta di Allah, scriveremo solo quello di cui siamo a conoscenza, quindi scrivi: Questo è il patto che Muhammed, figlio di Abdullah Ibn-abdul-Muttaleb, ha concluso con il popolo di Mecca”. E così scrisse Ali.
Intanto trenta uomini armati giunsero e inveirono contro di noi, così il Profeta, pace e benedizioni su di lui, invocò Allah contro di loro per maledirli ed Allah esaudì la sua richiesta accecandoli. Quindi andammo da loro e li prendemmo per mano. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse loro: “Siete venuti sotto protezione di qualcuno o qualcuno vi ha concesso asilo?” Risposero: “No, nessuna delle due.” Quindi il Profeta, pace e benedizioni su di lui, li liberò e riguardo loro Allah, lode a Lui, rivelò quel che può essere tradotto come: "Egli è Colui Che nella valle della Mecca ha trattenuto da voi le loro mani e da loro le vostre, dopo avervi concesso la supremazia. Allah osserva quel che fate" (TSC- Sura XLVIII, Versetto 24).
Questo fu un perdono avvenuto in circostanze molto strane. Ai musulmani non era permesso entrare a Mecca e i Quraysh si stavano preparando per combattere contro di loro. Comunque il Profeta, pace e benedizioni su di lui, non trattenne questi uomini come ostaggi ma li liberò senza riscatto, non provò neanche a trarre vantaggio da tale critica situazione contro gli atei.
È misericordia manifestata nella migliore delle forme!
Inoltre questo non fu l'unico atteggiamento di quel tipo. Come accennato in precedenza, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, fece lo stesso dopo il trattato. Questo conferma che era un atteggiamento comune, non raro.
Il quarto punto: i prigionieri di Mecca e Huwazen
L’atteggiamento del Profeta, pace e benedizioni su di lui, verso questi prigionieri fu notevolmente ammirabile. Lo abbiamo precedentemente descritto nei dettagli quando parlammo della sua etica e comportamento quando ottenne la vittoria.
Il quinto punto: Thumama Ibn Uthal
Thumama Ibn Uthal era un famoso leader di Banu Hunyfa. Egli decise di andare a Medina per uccidere il Profeta di Allah[29] ma i compagni del Profeta, pace e benedizioni su di lui, lo catturarono e lo portarono alla moschea del Profeta (pbsl).
Cosa fece il Profeta (pbsl) a colui che venne per ucciderlo?
L’ uomo arrivò come prigioniero e i prigionieri dovevano essere trattati bene; questa regola non aveva eccezioni. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse ai suoi compagni: “Trattatelo bene durante la sua prigionia"[30], poi disse “ Prendete tutto il cibo che avete e portateglielo[31].” Così usavano mandargli il latte della cammella del Profeta, pace e benedizioni su di lui.
Adesso osserviamo questo raffinato dialogo tra il Profeta, pace e benedizioni su di lui, e l'uomo che venne per ucciderlo che poi fu catturato.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, chiese: “Che cos’ hai, Thumama?”. Egli rispose: “Ciò che ho è buono. Se mi ucciderai, ucciderai una persona che ha già ucciso qualcun altro precedentemente. Se mi perdonerai, farai un favore a qualcuno che te ne sarà grato. Se cercherai soldi, ti verrà data la somma che vuoi.”
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, lo lasciò fino al giorno seguente, poi gli fece la stessa domanda alla quale Thumama rispose nello stesso modo.
Il giorno seguente il Profeta, pace e benedizioni su di lui, gli fece ancora la stessa domanda e Thumama diede la stessa risposta. Quindi il Profeta (pbsl) disse: “Scarcerate Thumama.”
Thumama si affrettò verso un posto vicino dove c’era dell’acqua, si fece un bagno poi entrò in moschea e disse: "Rendo testimonianza che non c'è altro dio se non Allah e che MuhammAd è il Suo servo e Profeta. Per Allah, O Muhammad, non c’era volto sulla terra che disprezzavo più del tuo, ma adesso il tuo volto è diventato per me il più amato. Giuro su Allah che non c’era religione che disprezzavo più della tua, ma adesso è diventata quella che amo di più. Giuro su Allah che non c'era città che odiavo più della tua, ma adesso è diventata la città che più amo. I tuoi uomini mi hanno catturato nel momento in cui stavo per fare l’Umra . Allora cosa ne pensi?”
Il Profeta di Allah, pace e benedizioni su di lui, si congratulò con lui e gli ordinò di fare l’Umra. Quando arrivò alla Mecca, qualcuno gli disse: “Sei diventato un Sabian (persone che hanno lasciato la propria religione per seguirne un’altra)?” Thumama rispose: “No! Per Allah, Ho abbracciato l’Islam con Muhammad, il Profeta di Allah. No, per Allah! Non un singolo chicco di grano giungerà a voi da El Yamama senza il permesso del Profeta (pace e benedizioni su di lui)."[32]
Il gentile trattamento del Profeta, pace e benedizioni su di lui, mise Thumama in soggezione, fino al punto che si convertì senza pressioni né suggerimenti. La sua fede era così forte che lo spinse a tagliare i legami con i Quraysh perché combattevano contro il Profeta, pace e benedizioni su di lui, rinunciando ad un’enorme ricchezza che di solito guadagnava dal commercio con loro, e sacrificò i suoi rapporti sociali per stare con il Profeta (pbsl).
Il sesto punto: la figlia di Hatem El Tae’ i
La figlia di Hatem El Tae’ i[33], il grande leader arabo, fu catturata durante una battaglia contro la tribù di Tae’ i e venne imprigionata in un granaio accanto alla porta della moschea. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, andò da lei ed essa, essendo era una donna saggia, si alzò e gli disse: “O Profeta di Allah! I figli sono morti e l’inviato è svanito. Quindi fammi un favore come Allah lo ha fatto a te. Liberami, che Allah ti ricompensi". Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, chiese: “Chi è il tuo inviato?” Lei rispose: “Adei[34], il figlio di Hatem El Tae’ i." Il Profeta domandò: “Ah, colui che scappò da Allah dal Suo Profeta?[35]”
Quindi il Profeta (pbsl) uscì e la lasciò. Il giorno seguente andò ancora da lei e lei gli fece ancora la stesse domanda, e lui rispose allo stesso modo.
Il terzo giorno il Profeta, pace e benedizioni su di lui, passò da lei e la trovò delusa e senza speranza, ma Ali Ibn Abu Taleb le fece cenno di alzarsi e di parlare di nuovo al Profeta e così lei fece. Il Profeta di Allah (pbsl) le rispose dicendo: “Ti ho lasciato libera, ma non avere fretta finché non trovi qualcuno fidato del tuo popolo che ti accompagni in sicurezza alla tua città. Quando lo trovi, vieni da me e chiedimi il permesso.”
La figlia di Hatem raccontò: “Rimasi finché arrivò della gente da Bala o Qada'a e siccome volevo raggiungere il Levante, andai dal Profeta (pbsl) e gli chiesi: ‘Oh Profeta di Allah! Della gente di cui mi fido è arrivata ’ Così il Profeta mi diede vestiti e soldi poi io mi incamminai con loro fino a che raggiunsi il Levante."[36]
Tale solenne atteggiamento è da analizzare.
Si vede chiaramente il trattamento umano e misericordioso del Profeta, pace e benedizioni su di lui, verso questa prigioniera. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, non voleva lasciarla andare via da sola, quindi le chiese di aspettare affinché trovasse una persona affidabile del suo popolo che l’accompagnasse. Da notare anche come i compagni andavano d'accordo con i prigionieri, come per esempio Ali Ibn Abu Taleb che segnalò alla prigioniera di parlare nuovamente al Profeta (pbsl).
Notiamo anche che lei testimoniò sul trattamento gentile del Profeta di Allah (pace e benendizioni su di lui) che le diede soldi, vestiti ed un cammello per il suo viaggio.
Sia glorificato Allah che diede tali principi morali al nostro Profeta, pace e benedizioni su di lui!
Il secondo aspetto: il concetto del buon trattamento e misericordia
L'Islam è una religione realistica, affronta gli avvenimenti e la realtà, non fa mai ricorso a fantasie né ad ideali irrealizzabili. Quindi era naturale trattare i prigionieri di guerra come una realtà piuttosto che ignorarli o imporre loro soluzioni emotive o poco reali. Di conseguenza in alcuni casi i musulmani trattenevano i prigionieri. La prima ragione che salta alla mente per ciò è che essi avrebbero potuto essere scambiati con i musulmani imprigionati dai nemici.
Comunque non c'è dubbio che lo stile del Profeta, pace e benedizioni su di lui, nel trattare con i prigionieri è indubbiamente molto diverso da quello che vediamo e sentiamo di questi tempi (foto n.12 e 13), anzi, completamente diverso. Allora come trattava il Profeta i prigionieri quando erano sotto la sua tutela?
La regola generale stabilita dal Profeta, pace e benedizioni su di lui, nella prima battaglia in cui i musulmani catturarono prigionieri, era: “Mi affido a voi nel trattarli bene.[37]”
Ciò che è importante è che tale buon trattamento non era solo una teoria mai applicata o un vago ordine, ma consisteva in una disposizione che poteva essere semplicemente messa in pratica attraverso vari aspetti che implicavano cuori pieni di misericordia, compassione e simpatia. L’ impulso naturale aborrisce tormentare gli esseri umani, anzi detesta anche tormentare animali o uccelli.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, del resto educò i suoi compagni alla pietà.
Jarir Ibn Abdu Allah raccontò che il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse: “A colui che non mostra misericordia alla gente, Allah l’ Altissimo, il Glorioso, non mostrerà misericordia.”.[38]
I compagni, che Allah sia soddisfatto di loro, erano un modello vivente di misericordia verso la gente, sia musulmani che non musulmani. La compassione era il principio sul quale il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ed i suoi compagni solevano agire, sia nel caso di prigionieri che in qualsiasi altro caso.
Abbiamo precedentemente narrato una storia su come il Profeta pace e benedizioni su di lui, rifiutò di bastonare di due ragazzi durante l’incidente di Badr dicendo: “...vi dicono la verità e voi li bastonate ma se vi mentono li lasciate andare? Giuro su Allah che hanno ragione, sono dei Quraysh."[39]
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, agì così nonostante questi ragazzi bastonati appartenessero all'esercito nemico e fornissero loro acqua. La legge islamica va oltre questo, proibendo di torturare i prigionieri affinché rivelino informazioni sul nemico.
Una volta chiesero all' imam Malik se fosse stato possibile torturare il prigioniero al fine di farsi rivelare informazioni riguardo le debolezze del nemico, ma l’imam rispose di non aver mai sentito cose del genere.[40]
Il terzo aspetto: la comodità del prigioniero
Osservando la metodologia islamica riguardante la salute e la comodità del prigioniero, ci si accorge indubbiamente che è una metodologia divina e non umana. Non c’è nessuno che ha pietà verso gli uomini più di Allah, l'Altissimo.
Tra gli aspetti della Sua pietà, c’è il Suo ordinare a noi di prenderci cura dei prigionieri anche se non credono in Lui. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ha applicato con creatività questo divino e misericordioso ordine, noi abbiamo potuto vedere numerose situazioni a riguardo, e come risultato di ciò noi siamo sicuri che questo non si trova da nessuna parte se non nella storia islamica.
Ne parleremo attraverso i seguenti punti:
1. Il nutrimento dei prigionieri
Allah, l'Altissimo, dice quel che può essere tradotto come: "[loro] che, nonostante il loro bisogno, nutrono il povero, l'orfano e il prigioniero. e interiormente affermano:] «È solo per il volto di Allah, che vi nutriamo; non ci aspettiamo da voi né ricompensa né gratitudine." (TSC- Sura LXXVI Versetti 8-9) Questo nobile versetto è una delle leggi islamiche dove Allah incita i Suoi servi fedeli a trattare bene i loro prigionieri e a nutrirli, ricordando loro le benedizioni dell' Altra Vita. L’essere caritatevole non si deve attuare solamente quando i credenti hanno abbondanza dei soldi, anzi, Allah ordina il buon trattamento e il nutrimento in ogni caso anche se si è poveri e bisognosi, come è implicato dalle parole “È solo per il volto di Allah”.
Ibn Kathir interpretò questo versetto e disse: “ Significa che li nutrono (il povero, l'orfano e il prigioniero) malgrado lo amino e lo desiderino.[41] Ciò che è meraviglioso è che Allah incita i musulmani a farlo solo per amore Suo: " e interiormente affermano:] “È solo per il volto di Allah, che vi nutriamo; non ci aspettiamo da voi né ricompensa, né gratitudine" (TSC- Sura LXXVI Versetto 9).
Non trattiamo bene e nutriamo i prigionieri affinché ci lodino, o perché ci trattino ugualmente; né per paura di una sorveglianza locale o internazionale o per qualsiasi genere di interesse terrestre, ma lo facciamo per avvicinarci ad Allah, l'Altissimo, e alla Sua ricompensa.
Questa metodologia rende il prigioniero più sicuro, perché sa che il musulmano lo tratta bene sapendo che Allah lo sorveglia. Finché sappiamo che Allah sorveglia tutti i nostri comportamenti, tratteremo bene i prigionieri.
È un concetto Divino che non si trova in nessun’altra metodologia terrestre.
Ibn Al Abbas narrò che il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ordinò ai suoi Compagni di essere caritatevoli con i prigionieri nel giorno di Badr, perciò usavano nutrirli prima di loro stessi. Saeed Ibn Khaybar, Ata’ a, Hassan e Qatada hanno riportato lo stesso.[42]
Ibn Juraij [43]disse commentando lo stesso versetto che i prigionieri durante l'epoca del Profeta, pace e benedizioni su di lui, erano sempre dei miscredenti. Abu Ubayd disse che lui vide come Allah abbia lodato chi era caritatevole con i prigionieri associatori.[44]
I compagni, che Allah ne sia soddisfatto, non offrivano ai prigionieri gli avanzi del loro cibo, anzi sceglievano il meglio per loro per obbedire all’ordine del Profeta, pace e benedizioni su di lui.
Abu Aziz, fratello di Musa’ ab Ibn Umayr, raccontò: “Stavo tra un gruppo degli Ansar quando mi portarono da Badr. Quando giunse l'ora del loro pranzo o cena mi offrirono il pane e tennero per sé i datteri per obbedire alla raccomandazione del Profeta (pace e benedizioni su di lui). Se ad uno di loro cadeva un pezzo di pane fra le mani me lo dava subito. Io mi sentivo in imbarazzo e lo volevo restituire, ma loro me lo ridavano senza toccarlo!”
Ibn Hisham scrisse nel suo libro intitolato “La biografia del Profeta” che Abu Aziz fu il capo dell’ esercito degli associatori a Badr dopo del An Nadir Ibn El Hareth[45], cioè non era un personaggio qualsiasi, ma uno dei più tenaci oppositori dei musulmani. Tuttavia questo non cambiò la posizione dei musulmani perché essere caritatevoli con i prigionieri è un indispensabile legge nell’Islam.
2-Il vestiario dei prigionieri
Secondo le antiche narrazioni i musulmani non provvedevano solo il cibo ai prigionieri, ma anche i vestiti. Infatti Al-Bukhari parlò proprio di questo nel suo libro intitolato “Il vestiario dei prigionieri”.
Jabir Ibn Abdullah disse: “Il giorno di Badr riunimmo tutti i prigionieri e tra di loro c’era Al-Abbas che non aveva alcun indumento con se. Allora il Profeta, pace e benedizioni su di lui, cercò per lui dei vestiti, finché trovò quelli di Abdullah Ibn-Ubai e glieli diede[46].
È stato narrato anche che il Profeta (pbsl) ordinò che i prigionieri di Huwazen fossero provvisti di indumenti. Egli chiese ad un uomo di recarsi alla Mecca e di comprare per loro dei mua’kad[47]in modo che nessuno di loro potesse uscire se non posso ben vestito[48]
3.Il provvedimento del rifugio ai progionieri
I musulmani tenevano i prigionieri in due luoghi, la moschea (considerata dai musulmani come il posto più onorabile) e le case dei Compagni (Che Allah sia soddisfatto di loro).
Il motivo dietro a ciò era per permettere ai prigionieri di poter osservare i comportamenti dei musulmani e come praticavano la loro adorazione, con la speranza di rimanere toccati da ciò vedevano e aspirassero a diventare musulmani. Esattamente come è successo a Thumama.[49]
Anche il fatto che i prigionieri rimassero in casa dei Compagni era un enorme onore per loro. Al-Hassan Al-Basriy narrò che il Profeta (pbsl) prendeva dei prigionieri e chiedeva ad alcuni musulmani di tenerli con se dicendo loro: “Sii buono con lui”. Successivamente questo prigioniero che difficilmente riusciva a vivere con il musulmano nel giro di due giorni o tre passati con diventò per i musulmano più amato di se stesso.
Il quarto aspetto: la serenità interiore del prigioniero
L’attenzione del Profeta di Allah (Pace e benedizione su di lui) verso i prigionieri non si limitava soltanto alla loro comodità fisica , bensì si preoccupava tanto anche per la serenità del loro spirito; questi sono sentimenti raffinati mai conosciuti né sentiti prima durante la loro epoca. Anzi, non esageriamo se diciamo che all'umanità, dopo tale grande evoluzione delle società umane, manca ancora questa profusione di sentimenti, fine sensazioni!
Il nostro discorso a tal riguardo sarà –se Allah vuole- attraverso due punti:
Il primo punto: trattare i prigionieri con garbo ed essere dolci con loro:
tra le morali più evidenti dell’Islam riguardanti il trattamento dei prigionieri vi sono il garbo e la dolcezza affinché sentano sicurezza e tranquillità. Il Profeta (Pace e benedizione su di lui) rispondeva alle domande dei prigionieri; non si annoiava né si stancava delle loro domande; cosa che prova la sua magnanimità e la profonda pietà nei confronti dell'intera umanità.
In Sahih Muslim, ‘Imran Ibn Husayn (che Allah sia soddisfatto di lui) narra: "Zaqif era alleata di Banu ’Uqil. Zaqif imprigionò due dei compagni del Profeta (Pbsl), e questi ultimi (i compagni del Profeta) imprigionarono a loro volta un uomo di Banu ‘Uqil e trovarono con lui Al ’Adbaa’[50]. Allora, arrivò il Profeta (Pbsl) ed egli lo chiamò mentre era legato dicendo «O Muhammad!». Il Profeta (Pbsl) gli rispose dicendo: «Che c'è?»
Disse: perché mi hai imprigionato e hai preso la cammella velocissima (insuperabile)[51]?
Il Profeta (Pbsl) rispose: “Ti ho imprigionato per quello che hanno fatto gli alleati, Zaqif”.
In seguito il Profeta (Pace e benedizione su di lui) se ne andò, ma il prigioniero lo chiamò un'altra volta dicendo: «O Muhammad, o Muhammad!". Il Profeta (Pbsl) era così pietoso e garbato che tornò e gli disse: «Cosa vuoi?»Disse: sono musulmano
Allora il Profeta (Pbsl) gli rispose: “Se l'avessi detto quando eri libero, saresti sopravvissuto. Dopodiché se ne andò, ma questo lo richiamò un’altra volta dicendo “O Muhammad, o Muhammad!” e il Profeta (Pbsl) gli rispose: «Cosa vuoi?» Disse: ho fame e sete, nutrimi e dissetami. Il Profeta (Pbsl) gli rispose: «Questo è il tuo diritto»"[52]
Il fatto di andare dall’uomo ogni qual volta lo chiamasse – lui che era il primo leader dello stato islamico- ed il fatto di chiamarlo col proprio nome senza titoli prova l‘ enorme pietà e umanità che il Profeta (Pace e benedizione su di lui) portava in cuore verso gli uomini.
Al Aswad Ibn Sari’ raccontò che un giorno il Profeta (Pbsl) arrivò con un prigioniero che disse: "O Allah mi pento a te e a Muhammad". Allora, Il profeta (Pace e benedizione su di lui) rispose: "si è accorto della verità da solo"[53]
Questo prova la sua tolleranza, il suo perdono, la sua magnanimità e il suo buon trattamento.
Il Profeta di Allah (Pace e benedizione su di lui) diede un prigioniero a Abu Al Haitham Ibn Al-Tihan e gli ordinò di trattarlo bene. Abu Al Haitham lo portò con sé a casa sua e gli disse che il Profeta (Pbsl) l’aveva raccomandato di trattarlo bene, perciò lo lasciò libero per amore di Allah. E fu narrato che quest’ultimo gli disse: “Sei libero per amore di Allah e ti dono una quota dei miei soldi”.[54]
Il secondo punto: rispettare i loro sentimenti umani:
L'Islam eleva il valore degli uomini, li apprezza e rispetta molto i sentimenti umani, sia dei musulmani che degli altri. Si notino tanti comportamenti pratici a tal riguardo nella vita del Profeta (Pace e benedizione su di lui). Tale fatto spicca chiaro nelle difficoltà, specialmente dopo le battaglie.
Vediamo che il Profeta (Pace e benedizione su di lui ) insegna ai suoi compagni raffinate lezioni umane riguardo il buon trattamento dei prigionieri, donne e bambini, vietando di separare la mamma ed il suo bambino.
Abu Ayyub narra: Ho sentito una volta il Messaggero di Allah (Pbsl) dire: «Chi separa la mamma dal proprio bambino, Allah lo separerà dai suoi amici nel Giorno della Resurrezione»[55]
Chissà se la prossima storiella sia la migliore conclusione per questo aspetto in quanto dimostra la pietà del Profeta (Pace e benedizione sui di lui) nel miglior modo possibile.
Una volta Abu Usayd Al Ansari portò dei prigionieri dal Bahrain, i quali si sono schierati. Il Profeta (Pbsl) si alzò e li guardò, e si accorse di una donna che piangeva. Allora le chiese: “Perché piangi?” Lei rispose: "Mio figlio è stato venduto a Banu ‘Abs". In seguito, il Profeta (Pbsl) disse a ABu Usayd: "Vai subito e portamelo" e così lui fece.[56]
Il cuore del Profeta (Pbsl) si è commosso per il pianto della donna prigioniera tanto da mandare uno dei suoi soldati in un paese lontano per portare suo figlio, affinché si tranquillizzasse e smettesse di piangere.
Forse la domanda che ci interessa di più adesso è: esiste al mondo un leader militare che pur essendo vittorioso si preoccupa con i suoi soldati per far felice una semplice donna prigioniera che non conosce?
La risposta che tutti conoscono è che questo non avverrà mai, eccetto se questo leader è Muhammad, il Messaggero di Allah (Pace e benedizione su di lui).
Allah ha detto il vero quando dice quel che può essere tradotto come: "Non ti mandammo se non come misericordia per il creato." (TSC - Sura XXI, versetto 107).
[1] Al-Mawardy, al-Ahkam al-Sultaneya –Regolamenti sovrani –Pag.167
[2] Ibn-Taymiyah, Majmu’ al-Fatawy –Il grande testo delle regole –28/355 ed Averroè -Bidayat al-Mujtahid –1/506
[3] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 14: 2 - http://uk.geocities.com/ jonpartin/deuteronomy3.html -
[4] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 20:10-14 - http://uk.geocities.com/ jonpartin/deuteronomy3.html
[5] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 21:10-13 http://uk.geocities.com/ jonpartin/deuteronomy3.html
[6] Dean, Muhammad Saadu-Deen Zaki, Guerra e Pace, pag.205. Abdul-Aziz Alei Jemei ed i suoi collaboratori, La legge della guerra, pag.207. Dr. Abdul-Moneim al-Badrawy, La legge Romana, pag.66 così come citato dal Dr. Abdul-Lateef Amer, Leggi sugli uomini e le donne prigionieri di guerra nelle guerre islamiche, pag.91
[7] Ahmad Amin, L’alba dell’Islam, pag.88
[8] AhmadAmin, L’alba dell’Islam, pag.88 ed anche Subhi as-Salih, I sistemi islamici, pag.466
[9] Muhammad Qutb, Affermazioni del Corano, pag.40. Abudullah Nasih Elwan, Schiavitù nell’Islam, pagg.13-14. Aristotele, il libro della politica, tradotto da by Ahmad Lutfy as-Sayed, pagg.102,103 e 106
[10] An-Nadawy, Che cosa ha guadagnato il mondo con il declino dei Musulmani, pag.75. Sistema sociale indiano, fonte: http://en.wikipedia.org/ wiki/Indian_caste_system
[11] Shawkat Muhammad ‘Alian, Studi sulla civiltà islamica, pag.130
[12] Al-Mesryoon (Gli egiziani) giornale online, 27 Febbraio 2007, link: www.almesryoon.com/ ShowDetails.asp?NewID=31042
[13] Dr. Muhammd el-Hussien Ismail, l’Islam e l’Occidente, pagg.162-163
[14] Dr. Ragheb as-Sergany, Tortura nelle prigioni della libertà, pagg.26-27
[15] Il tempo dell’ignoranza prima dell’Islam. Si riferisce alle religioni politeiste.
[16] Hadith autentico, narrato da al-Bukhari nel libro delJihad, n.2881. Anche da Abu Dawud n.3105, Ahmad n.19535, Ibn-Hebban n.3324, at-Tayalsei n.489, at-Tabarany n.2592, al-Bayhakey n.9165, e n.6367 ed an-Nasaei’e n.7492
[17]Narrato da Ahmad n.18670, Ibn-Hebban n.374, al-Hakem n.2861, Al-Bukhari in ‘al-Adab al-Mufrad’ n.69, , at-Tayalesei n.739, ed al-Bayhakei n.21102.
[18] Ibn Kathir, Biografia del Profeta(Pace e benedizioni su di lui), 2/366
[19]Oqeel Ibn Abi Taleb, fratello di Ali Ibn Abi Taleb, il quale era d'allora tra gli associatori. Nota del Traduttore.
[20] Ibn Kathir, la biografia profetica p.2/457
[21] TSC= traduzione del significato del Corano. Questa è la traduzione del significato concordato fino adesso del versetto indicato nella Sura. La lettura della traduzione del significato del Corano, con qualsiasi lingua, non può sostituire mai la sua lettura in lingua araba; poiché questa è la lingua in cui è stato rivelato. Nota del Traduttore.
[22] Pellegrinaggio minore. Nota del Traduttore
[23] Ibn Saad le grandi classi 4/14
[24] Ahmed, raccontato sull’ autorità di Ibn Abbas (2216), ha detto Shu’ayb al-Arna’ut: buono, El Haithami ha detto che è stato raccontato da Ahmed per bocca di Ali Ibn Asem che spesso commetteva errori. Ahmed l'accreditato in Mugamee El Zuaed p.4/172
[25] Ibn Saidun Nass, Oion El Ather p.1/352
[26] El Hakem p,3/318, Ibn Hisham la biografia profetica p. 3/200
[27] Ibn Said El Nas, Oyounul-Athar pp.1/351-352
[28] El Bukhari, “Un quinto del bottino per la causa di Allah”, n. 2970, Abu Dawood (n.2689), El Tabarany (n.1504), Abd Razik nella propria classifica (n.9400), raccontato al-Bayhakei (n.12616) .
[29] Bayhakei, as-Sunan ak-Kubra, 17810. Ibn-Hajar, 1/302 e Ibnul-Atheer, Usdul-Ghaba, 1/337.
[30] Ibn Hisham, la biografia profetica P.6/51
[31] Ibn-Hajar, Fathul-Bary, 8/88
[32] El Bukhari, il libro delle spedizion n.658, Muslim (n.1764), Abu Dawood n.2679 an-Nasaei’e n. 712 e Ibn-Khuzayma n. 252
[33] Safana Bent Hatem El Taee, il padre di lei era un famoso uomo arabo, generosissimo, Hatem El Taee, Usdul-Ghaba, 6/146, il Leone della foresta.
[34] Il figlio di Hatem At Tae’i. Abbracciò l’ Islam nel sesto secolo dopo l’ Egira. Lui abbracciò l’ Islam durante l’ apostasia e prese la zakat della sua gente e la consegnò ad Abu Bakr. Testimoniò la conquista dell’ Iraq e visse a Kufa. Usdul-Ghaba, 3/504.
[35] Il Profeta (pbsl) lo chiamò così perché scappò da Tae’ i quando il Profeta (pbsl) vi mandò una squadra.
[36] El Tabarei: la storia delle nazioni e dei re 2/188;, Ibn Hisham: la biografia profetica 5/276;, Ibn Katheer, la biografia profetica 4/123,124.
[37] Verificato da El Tabarny n.977.El Heithami dice che è buono, n. 10007.
[38]Al Bukhary: il libro del monotiesimo, (n.6941); Muslim: il libro delle virtù, (n.2319); El Tirmidhy (n.1922);Ahmed (n.19189).
[39] Ibn Hisham: la biografia profetica 1/616,617,e Ibn Kathir, L’ inizio e la fine, 3/294.
[40] Mohamed Ibn Yusuf al-Mawaq: la corona e la ghirlanda p.3/353.
[41] Ibn Kathir: l'interpretazione del Nobile Corano p.4/584
[42] Ibn Kathir: l'interpretazione del Nobile Corano p.4/584
.Fu uno delle più conosciute fonti di conoscenza. Fu il primo a [43] Abdullah Ibn-abdul-Azeez al-Jareeh ar-Roomei
Classificare le narrazioni del Profeta (pbsl). Servitore dei Banu-Umayyah.
[44] Al-Bayhakei: I gradi della fede, p.6/526
[45] Ibn Saad: le classi nobili p.2/15, Ibn Kathir: la biografia profetica p.2/475
[46] Hadith autentico, narrato da al-Bukhary nel libro “Spedizioni” n. 2846 ed da al-Bayhakei n. 18570.
[47] Scialle proveniente da un luogo chiamato Hagar in Medina.
[48] Al-Bayhakei, Segni di Profezia, n. 5/264.
[49] Al-Bukhary, nel libro “Moschee” n. 450 e Muslim nel libro “ Jihad” n. 1764. Ma anche Abu-Dawud n. 2679 e an-Nasaei’e n. 712.
[50] La cammella del Profeta (Pace e benedizione su di lui).
[51] vuol dire la cammella, Al ‘Adbaa’, che nessuno la compete, ed era conosciuta per questo.
[52] Muslim, il libro dei voti, il capitolo dell'adimpimento del voto a causa della disobbedienza ad Allah(p.1641), Abu Dawud (p.3316), Ibn Hibban (p.4859) e Abu Nu’aym in Al Hilyah (p.651/8)
[53] Ahmad (p.15625), Al- Tabarani in Al Kabir (p.840), guarda Majma’ Al Zawa’id (p.329/10)
[54] l'imam Al Bayhaqi: rami della fede p.146/4 (4606)
[55] Al -Thirmizi (p.1566), l’ha considerato un Hadith buono ma strano, Ahmad (p.23546), Al Hakim (p.2334), Al Albani l’ha considerato autentico, Sahih 6, Al Jami’ (p.6412)
[56] Al Hakim (p.6193), Hadith la cui narrazione è corretta (autentica), narrato da Sa’id ibn Mansur nel suo Sunan (2674).
Nell’Islam il termine “prigioniero di guerra” si applica ai combattenti atei che i Musulmani catturano vivi[1].
Viene utilizzato soltanto durante il periodo di guerra. Tuttavia, quando abbiamo tracciato l'utilizzo di questa parola da parte dei sapienti, abbiamo notato che la usano per descrivere tutti i prigionieri o quelli su cui si applicano le stesse regole. Viene usato durante la guerra, dopo o durante la tregua. Quindi, fino a quando vi è uno stato di ostilità o guerra i sapienti usano questo termine per descrivere ogni prigioniero proveniente dai combattenti dell’altra fazione, se vengono catturati dentro uno Stato Musulmano in cui sono entrati senza nessuna protezione, o se vengono catturati dai Musulmani mentre combattono con gli apostati.
Lo stesso termine viene anche usato per descrivere i musulmani quando vengono catturati dal nemico[2].
Noi discuteremo –Se Allah vuole- in questa sezione i seguenti capitoli:
Capitolo primo: l’etica nel trattare i prigionieri di guerra prima dell’Islam.
Capitolo secondo: l’’etica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel trattare i prigionieri di guerra.
Capitolo primo: L’etica nel trattare i prigionieri di guerra prima dell’Islam
A causa del fatto che la guerra è cominciata davvero presto tra l’umanità ed è avvenuta così frequentemente, una fazione doveva vincere e l' altra doveva essere sconfitta.
Il vittorioso usualmente prendeva le proprietà degli sconfitti ed anche le persone stesse se poteva. Prendeva anche la moglie e la prole. Questo è ciò che si intendeva per “prigionieri di guerra”. In questo caso, un prigioniero di guerra (conosciuto oggi come POW, che è l’abbreviazione inglese per “prigionieri di guerra”) perdeva completamente la sua libertà.
Lui scontava il suo periodo di prigionia e non aveva nessuna libera volontà. Di conseguenza, la cura nei confronti del prigioniero dipendeva soltanto dalla fede, dalla coscienza e dalla morale del catturatore.
I modi di trattare i prigionieri di guerra variano da una fede all’altra, da una società all’altra e da un momento (storico) all’altro. Tuttavia, prima dell’Islam, prevalevano la crudeltà, la violenza e l’ingiustizia.
Prima questione: Come gli Ebrei trattano con i prigionieri di guerra
Gli Ebrei sostengono di essere la razza migliore[3] e più illustre di tutta l’umanità. Loro credono che questa distinzione sia una benedizione che viene garantita loro dal Signore. Nel libro del Deuteronomio, che fa parte della Torah, è detto: “Per il vostro popolo santo, io sono il Signore Dio tuo, ed il Signore vi ha scelti per essere un popolo al di sopra di tutti gli altri che sono sulla faccia della Terra”. Da questa prospettiva, gli Ebrei credono che il modo migliore per raggiungere quello che il loro Signore ha promesso loro, sia quello di schiavizzare l’intera razza umana, ed il mezzo più efficace per farlo è la guerra. E’ per questo che le guerre che gli Ebrei hanno combattuto contro i loro nemici sono sempre state le più distruttive. Il loro primo obiettivo è quello di annientare, schiavizzare o umiliare l’intera umanità, come si è già detto in precedenza in questa ricerca.
Anche se gli Ebrei concordano la pace con i loro nemici, usano solitamente questi compromessi per umiliarli e dichiarare che le terre (dei nemici) sono le loro. Alcuni compromessi sono tali soltanto di nome, ma non nel contesto. Nel loro libro del Deuteronomio leggiamo: “Quando vi stabilite vicino ad una città per combatterla, proclamate la pace. E deve essere (la città), con cui avete fatto una proposta di pace, che tutte le persone che vi risiedono diventino vostre tributarie (vi paghino un tributo). Ma se non faranno la pace con voi, ma faranno la guerra, allora assediateli e quando il Signore Dio tuo viene nella tua mano, tu devi colpire ogni maschio del villaggio con il bordo della spada…”[4]
Così come sono state bestie brutali durante le guerre, cercando solo schiavitù e distruzione, saccheggiavano i beni dopo la guerra. Non avevano regole per la prigionia “Quando andate a combattere contro i vostri nemici, ed il Signore Dio tuo te li offre nelle tue mani, e tu li porti via come prigionieri, e vedi tra i prigionieri una bella donna, e la desideri, puoi prendere lei per moglie, trasformare la sua casa nella tua casa, lei dovrà radersi la testa, tagliarsi le unghie e togliersi i vestiti della prigionia[5]”.
Questo era come gli Ebrei trattavano i loro prigionieri di guerra. Se non altro, si dimostra la loro malizia verso gli altri. Ciò espone che le loro mentalità distruttive sono state il metodo numero uno in tutti i loro rapporti con i prigionieri di guerra.
Seconda questione: Come i paesi potenti dell’antichità trattavano i prigionieri di guerra
Le cose non erano molto diverse nei paesi potenti dell’antichità. I prigionieri di guerra venivano uccisi o dati in offerta agli dei. Successivamente vennero trattati in modo diverso e la schiavitù ha sostituito la morte e furono comprati e venduti come schiavi.
Tra le nazioni che trattavano brutalmente i prigionieri di guerra c’erano i Greci ed i Persiani. Li torturavano, schiavizzavano, crocifiggevano ed uccidevano[6].
Le guerre brutali di quel tempo portavano ad un incremento degli schiavi. Se uno schiavo sopravviveva alla morte, non aveva altro destino che rimanere in schiavitù. Quindi, la società romana era spaccata tra padroni e schiavi. La legge romana garantiva al proprietario dello schiavo il diritto di ucciderlo o di lasciarlo in vita. La schiavitù era fiorente a quel tempo ed uno storico ha detto che il numero degli schiavi era tre volte superiore al numero dei civili liberi[7].
Gli schiavi erano privati di tutti i diritti ed il loro destino era completamente nelle mani dei loro padroni. Non avevano nessun rispetto nella società; lo stesso Platone, autore dell’Utopia, disse che agli schiavi non doveva essere data la cittadinanza[8]
Il fatto strano era che i Romani usavano i loro schiavi come mezzi di intrattenimento. Mettevano gli schiavi con le bestie e guardavano divertiti quando queste li divoravano[9].
In India, i prigionieri di guerra erano considerati come la quarta classe, secondo il sistema sociale indiano.
La quarta Varna è chiamata Shudras ed è la stessa casta degli intoccabili, che sono il livello più basso della società, inferiori perfino al bestiame ed ai cani. Secondo la legge indiana, gli Shudras si potevano ritenere fortunati se si ritrovano a servire i Brahmins ( insegnanti, sapienti e preti ) gratuitamente! La pena per l’uccisione di un cane, un gatto o una rana era identica alla pena per l’uccisione di un Shudra![10]
Terza questione: Come le tribù arabe trattavano i prigionieri di guerra
La guerra tra le tribù arabe era una costante a causa di dispute e rivalità tribali. Indubbiamente, le conseguenze sofferte dalla parte sconfitta erano disastrose per quanto riguarda i prigionieri di guerra. Donne, bambini ed uomini venivano catturati, uccisi, schiavizzati e venduti. I prigionieri di guerra non venivano lasciati liberi senza riscatto. Queste guerre, a quel tempo, erano la principale fonte di entrate, perché la schiavitù era la principale sorgente economica a quel tempo nella Penisola Arabica[11].
Queste guerre sono proseguite fino all’arrivo dell’Islam. Un esempio di questo tipo di conflitti era quello fra gli Aws ed i Khazraj a Medina e le guerre di Bakr e Khudha’a alla Mecca, così come molte altre.
Questa politica ingiusta risultava nella presa di molti schiavi, molti dei quali con notevoli capacità intellettuali. Sfortunatamente, queste capacità venivano danneggiate a causa della severità e dell’umiliazione della schiavitù. Questa era la situazione fino a quando l’Islam non è venuto a liberare queste persone e le loro capacità. Tra loro troviamo Bilal Ibn-Rabah al-Habashy, Suhayb ar-Roomy, Salman al-Farisy, Salim il servo di Abu-Huthaifah, Zaid Ibn-Harithah ed ‘Amer Ibn-Fohairah e molti altri. Queste grandi capacità sono state soppresse per molto tempo fino all’arrivo dell’Islam. Solo allora questi uomini sono diventati leaders mondiali ed Imam.
Capitolo due: L’etica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel trattare con i prigionieri di guerra
Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) non ha mai agito contro la sua morale in ogni aspetto della sua vita. Quindi, non c’era niente di strano nel trattare i prigionieri dello Stato islamico con lo stesso livello di nobiltà e morale. Non ha mai trattato basandosi sul fatto che loro, poco prima, avevano cercato di uccidere lui ed i suoi compagni. Al contrario, li trattava meglio di come la gente comune tratta parenti ed amici.
La magnificenza della morale del Profeta (pace e benedizioni su di lui) diventa chiara quando viene comparata al modo in cui le altre nazioni trattavano i prigionieri di guerra in generale e quelli Musulmani in particolare.
Nel capitolo precedente, abbiamo riportato alcuni esempi di questi eventi terribili, e la storia è piena di molti altri. Sfortunatamente, questo genere di trattamenti, che sono moralmente inaccettabili, sono quello che noi vediamo nella realtà, nonostante tutte le leggi fatte per proteggere la dignità dei prigionieri di guerra. La verità è che se le leggi ed i trattati non garantiscono un’appropriata copertura etica, non servono a nulla.
Il mondo ha seguito cosa è stato scoperto da un nuovo documentario andato in onda sul canale uno della tv israeliana il 25 Febbraio 2007, riguardo gli scandali commessi dalle forze armate israeliane, che hanno ucciso 250 prigionieri di guerra egiziani nel Sinai dopo la guerra del Giugno 1967. Il fatto incredibile è che le forze israeliane hanno fatto ciò dopo che i soldati egiziani si erano arresi avendo esaurito le pallottole. Cosa avevano di così pericoloso che ha spinto le forze israeliane ad ucciderli? Inoltre, gli assassini dei soldati egiziani hanno agito a seguito di ordini diretti del comandante Benjamin Elyazer ( attuale Ministro israeliano delle infrastrutture ). Gli ordini erano di uccidere i soldati egiziani anche dopo la resa![12]
Quello che abbiamo visto sulla televisione ebraica è simile a quanto fatto dalle truppe americane in Afghanistan. Hanno catturato 800 combattenti talebani, dopo la loro resa, e li hanno portati alla prigione di Qala-i-Jangi in Afghanistan e hanno dato ordine all’aeronautica militare di bombardare la prigione, lasciando centinaia di corpi carbonizzati sul terreno.
Inoltre, le forze americane hanno trasportato 3000 afghani in containers chiusi con il pretesto di spostarli nella prigione di Shibrakan in Afghanistan, lasciandoli legati e bendati in camion blindati nel deserto per quattro giorni, inventandosi un nuovo metodo di omicidio brutale[13]!
Quanto è avvenuto nel campo di detenzione di Guantanamo Bay o ad Abu Ghraib è conosciuto dal mondo intero. E’ sufficiente sapere che Amnesty International (AL) ha scoperto che ci sono bambini detenuti nella base navale americana di Guantanamo. Ci sono 600 bambini, il più vecchio dei quali ha 15 anni. I bambini sono prigionieri da un anno intero, durante il quale nessuno, né i loro familiari, né i loro avvocati, ha potuto essere messo a conoscenza delle loro condizioni[14].
C’è qualcuno che può affermare che l’umanità ha raggiunto il progresso necessario dopo queste deplorevoli manifestazioni?
Il vero salto dell’umanità è avvenuto quando la Rivelazione Islamica arrivò nelle mani del Profeta (pace e benedizioni su di lui). E’ avvenuto quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui), magnificamente, ha applicato tutte le condizioni etiche a proposito dei prigionieri di guerra, le quali sono davvero numerose, come potremo vedere.
Attraverso queste brevi pagine, noi proveremo a dare uno sguardo su come il Profeta (pace e benedizioni su di lui) trattava simili questioni in maniera stupenda.
Noi discuteremo questo tema attraverso una serie di argomenti:
Primo aspetto: Il concetto del rilascio dei prigionieri di guerra
Siccome la schiavitù era molto diffusa al tempo della jahiliya [15](il periodo pre-islamico)e prima che l’Islam emergesse, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) giunse con un nuovo metodo al mondo. Ha fatto discorsi che invitavano a rilasciare gli schiavi ed i prigionieri di guerra e ad abbandonare il concetto di tenerli con sé. Questo era impensabile a quel tempo. Non avviene nemmeno nel nostro! Comunque, dove possiamo trovare un paese che incoraggia i propri cittadini a rilasciare i prigionieri di guerra senza ricevere un riscatto?
Questo è il concetto della misericordia che ha portato il Profeta (pace e benedizioni su di lui). Quante volte ha parlato di questo argomento? Quante volte parlando alla sua Ummah (nazione islamica) l’ha invitata non soltanto a lasciare liberi i prigionieri di guerra, ma a fare degli sforzi per estendere la libertà anche agli schiavi perché è un modo per stare più vicini ad Allah Gloria a Lui l’Altissimo.Un musulmano deve fare ciò per guadagnare il compiacimento di Allah.
Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Liberate i prigionieri, date da mangiare all’affamato e fate una visita al malato[16]”.
Quando un uomo gli ha domandato: “O Profeta di Allah! Insegnami un’azione con la quale possa entrare in Paradiso!” il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha risposto: “Mi hai fatto una domanda su una questione enorme con poche parole. Libera uno schiavo o aiuta a liberare uno schiavo”. Così l’uomo ha poi chiesto: “O Profeta di Allah, non sono la stessa cosa?”Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha risposto: “No, liberare uno schiavo dipende totalmente dalla tua volontà, ma quando aiuti a liberare uno schiavo lo fai insieme ad altri[17]”.
Quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha invitato i musulmani a rilasciare i prigionieri e gli schiavi non era un qualcosa di astratto, per migliorare l’immagine dell’Islam. E’ stato qualcosa di reale dovuto ai molti avvenimenti che alcune volte erano difficili da comprendere nonostante la sua grandezza. Il fatto migliore era che questi avvenimenti non erano solamente circostanziati. Facevano parte di uno stile di vita, di una tradizione e di una legislazione immortale. Vediamo alcuni degli esempi che dimostrano la misericordia e la compassione del Profeta (pace e benedizioni su di lui) nel rilascio dei prigionieri:
Primo esempio: I due prigionieri del drappello di Nakhla
Durante questa piccola battaglia, avvenuta nel secondo anno dall’Hijra (la migrazione dalla Mecca a Medina, in italiano Egira), i Musulmani hanno catturato due prigionieri, che rappresentavano i primi prigionieri dell’Islam: Al-Hakam Ibn-Kaysan ed OthmanIbn-Abdullah
Il primo, Al-Hakam, ha abbracciato l’Islam dopo aver visto il trattamento che gli veniva riservato. Lui è diventato un buon Musulmano ed è stato accanto al Profeta (pace e benedizioni su di lui) fino a quando non è diventato martire il giorno della Ma’wuna nel quarto anno dall’Egira. Il secondo, Othman Ibn-Abdullah, è stato mandato alla Mecca dove è morto, da rinnegatore della fede[18].
Nonostante questi due fossero i primi ad essere stati catturati dai Musulmani, dopo aver sofferto torture prolungate da parte dei miscredenti della Mecca, questo non ha rappresentato una buona ragione per il Profeta (pace e benedizioni su di lui) per arrecare loro danno. Al contrario, è stato generoso e misericordioso con entrambi.
Questo fatto ha un grande significato. Dimostra, dall’inizio, qual era la politica del Profeta (pace e benedizioni su di lui) riguardo al trattamento dei prigionieri. Questa politica lo ha messo in cattiva luce con gli atei, ma era irrinunciabile per il Profeta (pace e benedizioni su di lui). Possiamo vederlo chiaramente quando analizziamo il suo comportamento con i prigionieri di Badr, due mesi dopo il drappello di Nakhla.
Il secondo punto: i prigionieri di Badr
La battaglia di Badr è considerata la prima vera battaglia tra musulmani ed atei; i musulmani nonostante fossero una minoranza in quanto a numero e munizioni, vinsero e imprigionarono settanta atei. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, si consultò con i suoi Compagni riguardo a cosa fare con i prigionieri.
Omar Ibn El Khattab narrò la seguente storia:
"Abu Bakr disse: “O profeta di Allah, questi sono i nostri cugini, la nostra gente e i nostri fratelli, direi di liberarli accettando in cambio un riscatto dagli atei. In tal modo potremmo meglio equipaggiarci con i soldi ottenuti dal riscatto, o Allah potrebbe guidarli e farli diventare nostri difensori.”
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, replicò chiedendomi: “E tu che dici Ibn Al-Khattab?” Io risposi: “Non dico nulla oltre ciò che ha detto Abu Bakr, ma vorrei chiedere il tuo consenso per prendere tale (uno tra i parenti di Omar) così da poter tagliare il suo collo. E vorrei che ad Ali fosse permesso di prendere Aqil[19] affinché potesse tagliare il suo collo e Hamza suo fratello per poter tagliare il suo collo. Così facendo gli atei sapranno che non avremo pietà verso di loro fino a che queste persone saranno i loro capi”. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, preferì l'opinione di Abu Bakr anziché la mia ed accettò il riscatto."[20]
Dopo questo episodio, Allah, gloria a Lui, rivelò al Profeta (pbsl) versetti dal Corano rimproverando il Profeta, pace e benedizioni su di lui, per il suo essere troppo gentile con i prigionieri, che possono essere tradotti come: "Se non fosse stato per una precedente rivelazione di Allah, vi sarebbe toccato un castigo immenso per quello che avete preso." (TSC[21] - Sura VIII, Versetto 68).
Comunque questo non dissuase il Profeta, pace e benedizioni su di lui, dalla sua posizione o dal suo atteggiamento compassionevole verso i prigionieri nell’accettare il riscatto in cambio della loro libertà. Perfino con il riscatto, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, prendeva in considerazione la situazione di ogni prigioniero.
Per un prigioniero come Amr Ibn Abu Sufyan, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, si comportò in questo modo: lo liberò in cambio del rilascio di Saad Ibn El No’man Ibn Akal che fu imprigionato da Abu Sufian mentre eseguiva il pellegrinaggio minore, l’Umra[22]
Alcuni prigionieri pagavano il loro stesso riscatto. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, prendeva in considerazione il livello economico di ogni prigioniero. Tra essi ci fu chi pagò quattro mila denari come Abu Wada'a e Abu Uzayr (il suo nome era Zurara Ibn Umayr, fratello di Musa’ ab Ibn Umayr) il cui riscatto fu pagato dalla ricca madre. Altri pagarono cento once d’oro come Al Abbas Ibn Abd El-Muttaleb mentre altri pagarono ottanta once come Aqil Ibn Abu Talib (pagati da Al-Abbas) e altri ancora pagarono soltanto quaranta once.[23]
Quanto a coloro che non avevano soldi ma sapevano leggere e scrivere, il proprio riscatto era insegnare ai musulmani a farlo. Imam Ahmed narrò nel suo Musnad che Ibn-Abbas disse: “Dopo la battaglia di Badr, alcuni dei prigionieri non erano in grado di pagarsi il riscatto, così il Profeta (pace e benedizioni su di lui) decise che il loro riscatto sarebbe stato di insegnare ai figli degli Ansar (gli ausiliari).[24]”
Alcuni prigionieri furono perfino rilasciati, come favore, senza riscatto come Al Muttaleb Ibn Hantab, Abu Ezza il poeta e Sayfei Ibn Abu Refaa.[25]
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, trattò con misericordia anche Suhail Ibn Amr malgrado fosse un importante capo per gli atei. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, né lo offese, né lo mutilò, nonostante avrebbe potuto farlo, soprattutto perché Omar Ibn El Khattab voleva rompergli i denti davanti affinché non parlasse più o biasimasse il Profeta (pbsl) dopo di questo. Tuttavia il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse: “Non lo mutilerò altrimenti Allah mutilerà me anche se sono Profeta”.[26]
C'era tra i prigionieri Abu El Aas Ibn Rabia che era sposato alla figlia del Profeta, pace e benedizioni su di lui, Zaynab. Zaynab mandò al Profeta, come riscatto per il marito, una sua collana regalatagli da Khadigia per il suo matrimonio. Quando il Profeta, pace e benedizioni su di lui, vide la collana della figlia, si commosse e disse ai suoi compagni “Se siete d’accordo vorrei scarcerare il suo prigioniero e restituirle la collana”.[27] Loro risposero “Sì profeta di Allah, concordiamo." Così lo rilasciarono e restituirono la collana a Zaynab; egli fu uno fra coloro che vennero scarcerati senza riscatto.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, come accennato in questa ricerca, era pronto a rilasciarli tutti senza alcun riscatto se il loro capo ateo, Al-Muta’am Ibn-Adei, avesse interceduto per loro, ma quest’ultimo morì. Come riferito da Al-Bukhari sull’ autorità di Jubair Ibn Muta’ am, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse parlando dei prigionieri di Badr: “Se -Muta’am Ibn-Adei fosse stato vivo e avesse interceduto per queste malvagie persone, li avrei scarcerati per lui[28]”. Questo perché Al-Muta’am partecipò nell’annullare l'accordo attraverso il quale i Quraysh imposero il boicottaggio ai Banu Hashim. Inoltre Al-Muta’am aiutò il Profeta, pace e benedizioni su di lui, a Mecca dopo il ritorno da Al-Ta’ if.
E’ ben chiaro che tutti i prigionieri di Badr furono scarcerati in meno di un anno dalla battaglia; questo è provato dal fatto che nessuno degli atei dovette negoziare per il rilascio di alcun prigioniero.
Il terzo punto: i prigionieri di Al Hudaybia:
Un altro evento grande e misericordioso!
Abdullah Ibn Maghfal El Muznei raccontò: “Eravamo con il Profeta di Allah (pace e benedizioni su di lui) a Hudaybia sotto l'albero che Allah menzionò nel Corano. Le foglie dai rami dell’albero cadevano sulle spalle del Profeta di Allah mentre Ali Ibn Abu Talib e Suhail Ibn Amr erano seduti accanto a lui. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse ad Ali: “Scrivi in nome di Allah Il Compassionevole il Misericordioso”, ma Suhail Ibn Amr afferrò la mano di Ali e gli impedì di scrivere dicendo: “Non conosciamo il nome di Allah Il Compassionevole, il Misericordioso, scriveremo solo della nostra causa, che conosciamo, quindi scrivi solo in nome di Allah” e così fece. Ali poi scrisse: “Questo è il patto che Muhammed, il Profeta di Allah, ha concluso con il popolo di Mecca...”
Amr Ibn Suhail lo fermò dicendo: “Ti avremmo fatto un’enorme ingiustizia se tu fossi stato il Profeta di Allah, scriveremo solo quello di cui siamo a conoscenza, quindi scrivi: Questo è il patto che Muhammed, figlio di Abdullah Ibn-abdul-Muttaleb, ha concluso con il popolo di Mecca”. E così scrisse Ali.
Intanto trenta uomini armati giunsero e inveirono contro di noi, così il Profeta, pace e benedizioni su di lui, invocò Allah contro di loro per maledirli ed Allah esaudì la sua richiesta accecandoli. Quindi andammo da loro e li prendemmo per mano. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse loro: “Siete venuti sotto protezione di qualcuno o qualcuno vi ha concesso asilo?” Risposero: “No, nessuna delle due.” Quindi il Profeta, pace e benedizioni su di lui, li liberò e riguardo loro Allah, lode a Lui, rivelò quel che può essere tradotto come: "Egli è Colui Che nella valle della Mecca ha trattenuto da voi le loro mani e da loro le vostre, dopo avervi concesso la supremazia. Allah osserva quel che fate" (TSC- Sura XLVIII, Versetto 24).
Questo fu un perdono avvenuto in circostanze molto strane. Ai musulmani non era permesso entrare a Mecca e i Quraysh si stavano preparando per combattere contro di loro. Comunque il Profeta, pace e benedizioni su di lui, non trattenne questi uomini come ostaggi ma li liberò senza riscatto, non provò neanche a trarre vantaggio da tale critica situazione contro gli atei.
È misericordia manifestata nella migliore delle forme!
Inoltre questo non fu l'unico atteggiamento di quel tipo. Come accennato in precedenza, il Profeta, pace e benedizioni su di lui, fece lo stesso dopo il trattato. Questo conferma che era un atteggiamento comune, non raro.
Il quarto punto: i prigionieri di Mecca e Huwazen
L’atteggiamento del Profeta, pace e benedizioni su di lui, verso questi prigionieri fu notevolmente ammirabile. Lo abbiamo precedentemente descritto nei dettagli quando parlammo della sua etica e comportamento quando ottenne la vittoria.
Il quinto punto: Thumama Ibn Uthal
Thumama Ibn Uthal era un famoso leader di Banu Hunyfa. Egli decise di andare a Medina per uccidere il Profeta di Allah[29] ma i compagni del Profeta, pace e benedizioni su di lui, lo catturarono e lo portarono alla moschea del Profeta (pbsl).
Cosa fece il Profeta (pbsl) a colui che venne per ucciderlo?
L’ uomo arrivò come prigioniero e i prigionieri dovevano essere trattati bene; questa regola non aveva eccezioni. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse ai suoi compagni: “Trattatelo bene durante la sua prigionia"[30], poi disse “ Prendete tutto il cibo che avete e portateglielo[31].” Così usavano mandargli il latte della cammella del Profeta, pace e benedizioni su di lui.
Adesso osserviamo questo raffinato dialogo tra il Profeta, pace e benedizioni su di lui, e l'uomo che venne per ucciderlo che poi fu catturato.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, chiese: “Che cos’ hai, Thumama?”. Egli rispose: “Ciò che ho è buono. Se mi ucciderai, ucciderai una persona che ha già ucciso qualcun altro precedentemente. Se mi perdonerai, farai un favore a qualcuno che te ne sarà grato. Se cercherai soldi, ti verrà data la somma che vuoi.”
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, lo lasciò fino al giorno seguente, poi gli fece la stessa domanda alla quale Thumama rispose nello stesso modo.
Il giorno seguente il Profeta, pace e benedizioni su di lui, gli fece ancora la stessa domanda e Thumama diede la stessa risposta. Quindi il Profeta (pbsl) disse: “Scarcerate Thumama.”
Thumama si affrettò verso un posto vicino dove c’era dell’acqua, si fece un bagno poi entrò in moschea e disse: "Rendo testimonianza che non c'è altro dio se non Allah e che MuhammAd è il Suo servo e Profeta. Per Allah, O Muhammad, non c’era volto sulla terra che disprezzavo più del tuo, ma adesso il tuo volto è diventato per me il più amato. Giuro su Allah che non c’era religione che disprezzavo più della tua, ma adesso è diventata quella che amo di più. Giuro su Allah che non c'era città che odiavo più della tua, ma adesso è diventata la città che più amo. I tuoi uomini mi hanno catturato nel momento in cui stavo per fare l’Umra . Allora cosa ne pensi?”
Il Profeta di Allah, pace e benedizioni su di lui, si congratulò con lui e gli ordinò di fare l’Umra. Quando arrivò alla Mecca, qualcuno gli disse: “Sei diventato un Sabian (persone che hanno lasciato la propria religione per seguirne un’altra)?” Thumama rispose: “No! Per Allah, Ho abbracciato l’Islam con Muhammad, il Profeta di Allah. No, per Allah! Non un singolo chicco di grano giungerà a voi da El Yamama senza il permesso del Profeta (pace e benedizioni su di lui)."[32]
Il gentile trattamento del Profeta, pace e benedizioni su di lui, mise Thumama in soggezione, fino al punto che si convertì senza pressioni né suggerimenti. La sua fede era così forte che lo spinse a tagliare i legami con i Quraysh perché combattevano contro il Profeta, pace e benedizioni su di lui, rinunciando ad un’enorme ricchezza che di solito guadagnava dal commercio con loro, e sacrificò i suoi rapporti sociali per stare con il Profeta (pbsl).
Il sesto punto: la figlia di Hatem El Tae’ i
La figlia di Hatem El Tae’ i[33], il grande leader arabo, fu catturata durante una battaglia contro la tribù di Tae’ i e venne imprigionata in un granaio accanto alla porta della moschea. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, andò da lei ed essa, essendo era una donna saggia, si alzò e gli disse: “O Profeta di Allah! I figli sono morti e l’inviato è svanito. Quindi fammi un favore come Allah lo ha fatto a te. Liberami, che Allah ti ricompensi". Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, chiese: “Chi è il tuo inviato?” Lei rispose: “Adei[34], il figlio di Hatem El Tae’ i." Il Profeta domandò: “Ah, colui che scappò da Allah dal Suo Profeta?[35]”
Quindi il Profeta (pbsl) uscì e la lasciò. Il giorno seguente andò ancora da lei e lei gli fece ancora la stesse domanda, e lui rispose allo stesso modo.
Il terzo giorno il Profeta, pace e benedizioni su di lui, passò da lei e la trovò delusa e senza speranza, ma Ali Ibn Abu Taleb le fece cenno di alzarsi e di parlare di nuovo al Profeta e così lei fece. Il Profeta di Allah (pbsl) le rispose dicendo: “Ti ho lasciato libera, ma non avere fretta finché non trovi qualcuno fidato del tuo popolo che ti accompagni in sicurezza alla tua città. Quando lo trovi, vieni da me e chiedimi il permesso.”
La figlia di Hatem raccontò: “Rimasi finché arrivò della gente da Bala o Qada'a e siccome volevo raggiungere il Levante, andai dal Profeta (pbsl) e gli chiesi: ‘Oh Profeta di Allah! Della gente di cui mi fido è arrivata ’ Così il Profeta mi diede vestiti e soldi poi io mi incamminai con loro fino a che raggiunsi il Levante."[36]
Tale solenne atteggiamento è da analizzare.
Si vede chiaramente il trattamento umano e misericordioso del Profeta, pace e benedizioni su di lui, verso questa prigioniera. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, non voleva lasciarla andare via da sola, quindi le chiese di aspettare affinché trovasse una persona affidabile del suo popolo che l’accompagnasse. Da notare anche come i compagni andavano d'accordo con i prigionieri, come per esempio Ali Ibn Abu Taleb che segnalò alla prigioniera di parlare nuovamente al Profeta (pbsl).
Notiamo anche che lei testimoniò sul trattamento gentile del Profeta di Allah (pace e benendizioni su di lui) che le diede soldi, vestiti ed un cammello per il suo viaggio.
Sia glorificato Allah che diede tali principi morali al nostro Profeta, pace e benedizioni su di lui!
Il secondo aspetto: il concetto del buon trattamento e misericordia
L'Islam è una religione realistica, affronta gli avvenimenti e la realtà, non fa mai ricorso a fantasie né ad ideali irrealizzabili. Quindi era naturale trattare i prigionieri di guerra come una realtà piuttosto che ignorarli o imporre loro soluzioni emotive o poco reali. Di conseguenza in alcuni casi i musulmani trattenevano i prigionieri. La prima ragione che salta alla mente per ciò è che essi avrebbero potuto essere scambiati con i musulmani imprigionati dai nemici.
Comunque non c'è dubbio che lo stile del Profeta, pace e benedizioni su di lui, nel trattare con i prigionieri è indubbiamente molto diverso da quello che vediamo e sentiamo di questi tempi (foto n.12 e 13), anzi, completamente diverso. Allora come trattava il Profeta i prigionieri quando erano sotto la sua tutela?
La regola generale stabilita dal Profeta, pace e benedizioni su di lui, nella prima battaglia in cui i musulmani catturarono prigionieri, era: “Mi affido a voi nel trattarli bene.[37]”
Ciò che è importante è che tale buon trattamento non era solo una teoria mai applicata o un vago ordine, ma consisteva in una disposizione che poteva essere semplicemente messa in pratica attraverso vari aspetti che implicavano cuori pieni di misericordia, compassione e simpatia. L’ impulso naturale aborrisce tormentare gli esseri umani, anzi detesta anche tormentare animali o uccelli.
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, del resto educò i suoi compagni alla pietà.
Jarir Ibn Abdu Allah raccontò che il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse: “A colui che non mostra misericordia alla gente, Allah l’ Altissimo, il Glorioso, non mostrerà misericordia.”.[38]
I compagni, che Allah sia soddisfatto di loro, erano un modello vivente di misericordia verso la gente, sia musulmani che non musulmani. La compassione era il principio sul quale il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ed i suoi compagni solevano agire, sia nel caso di prigionieri che in qualsiasi altro caso.
Abbiamo precedentemente narrato una storia su come il Profeta pace e benedizioni su di lui, rifiutò di bastonare di due ragazzi durante l’incidente di Badr dicendo: “...vi dicono la verità e voi li bastonate ma se vi mentono li lasciate andare? Giuro su Allah che hanno ragione, sono dei Quraysh."[39]
Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, agì così nonostante questi ragazzi bastonati appartenessero all'esercito nemico e fornissero loro acqua. La legge islamica va oltre questo, proibendo di torturare i prigionieri affinché rivelino informazioni sul nemico.
Una volta chiesero all' imam Malik se fosse stato possibile torturare il prigioniero al fine di farsi rivelare informazioni riguardo le debolezze del nemico, ma l’imam rispose di non aver mai sentito cose del genere.[40]
Il terzo aspetto: la comodità del prigioniero
Osservando la metodologia islamica riguardante la salute e la comodità del prigioniero, ci si accorge indubbiamente che è una metodologia divina e non umana. Non c’è nessuno che ha pietà verso gli uomini più di Allah, l'Altissimo.
Tra gli aspetti della Sua pietà, c’è il Suo ordinare a noi di prenderci cura dei prigionieri anche se non credono in Lui. Il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ha applicato con creatività questo divino e misericordioso ordine, noi abbiamo potuto vedere numerose situazioni a riguardo, e come risultato di ciò noi siamo sicuri che questo non si trova da nessuna parte se non nella storia islamica.
Ne parleremo attraverso i seguenti punti:
1. Il nutrimento dei prigionieri
Allah, l'Altissimo, dice quel che può essere tradotto come: "[loro] che, nonostante il loro bisogno, nutrono il povero, l'orfano e il prigioniero. e interiormente affermano:] «È solo per il volto di Allah, che vi nutriamo; non ci aspettiamo da voi né ricompensa né gratitudine." (TSC- Sura LXXVI Versetti 8-9) Questo nobile versetto è una delle leggi islamiche dove Allah incita i Suoi servi fedeli a trattare bene i loro prigionieri e a nutrirli, ricordando loro le benedizioni dell' Altra Vita. L’essere caritatevole non si deve attuare solamente quando i credenti hanno abbondanza dei soldi, anzi, Allah ordina il buon trattamento e il nutrimento in ogni caso anche se si è poveri e bisognosi, come è implicato dalle parole “È solo per il volto di Allah”.
Ibn Kathir interpretò questo versetto e disse: “ Significa che li nutrono (il povero, l'orfano e il prigioniero) malgrado lo amino e lo desiderino.[41] Ciò che è meraviglioso è che Allah incita i musulmani a farlo solo per amore Suo: " e interiormente affermano:] “È solo per il volto di Allah, che vi nutriamo; non ci aspettiamo da voi né ricompensa, né gratitudine" (TSC- Sura LXXVI Versetto 9).
Non trattiamo bene e nutriamo i prigionieri affinché ci lodino, o perché ci trattino ugualmente; né per paura di una sorveglianza locale o internazionale o per qualsiasi genere di interesse terrestre, ma lo facciamo per avvicinarci ad Allah, l'Altissimo, e alla Sua ricompensa.
Questa metodologia rende il prigioniero più sicuro, perché sa che il musulmano lo tratta bene sapendo che Allah lo sorveglia. Finché sappiamo che Allah sorveglia tutti i nostri comportamenti, tratteremo bene i prigionieri.
È un concetto Divino che non si trova in nessun’altra metodologia terrestre.
Ibn Al Abbas narrò che il Profeta, pace e benedizioni su di lui, ordinò ai suoi Compagni di essere caritatevoli con i prigionieri nel giorno di Badr, perciò usavano nutrirli prima di loro stessi. Saeed Ibn Khaybar, Ata’ a, Hassan e Qatada hanno riportato lo stesso.[42]
Ibn Juraij [43]disse commentando lo stesso versetto che i prigionieri durante l'epoca del Profeta, pace e benedizioni su di lui, erano sempre dei miscredenti. Abu Ubayd disse che lui vide come Allah abbia lodato chi era caritatevole con i prigionieri associatori.[44]
I compagni, che Allah ne sia soddisfatto, non offrivano ai prigionieri gli avanzi del loro cibo, anzi sceglievano il meglio per loro per obbedire all’ordine del Profeta, pace e benedizioni su di lui.
Abu Aziz, fratello di Musa’ ab Ibn Umayr, raccontò: “Stavo tra un gruppo degli Ansar quando mi portarono da Badr. Quando giunse l'ora del loro pranzo o cena mi offrirono il pane e tennero per sé i datteri per obbedire alla raccomandazione del Profeta (pace e benedizioni su di lui). Se ad uno di loro cadeva un pezzo di pane fra le mani me lo dava subito. Io mi sentivo in imbarazzo e lo volevo restituire, ma loro me lo ridavano senza toccarlo!”
Ibn Hisham scrisse nel suo libro intitolato “La biografia del Profeta” che Abu Aziz fu il capo dell’ esercito degli associatori a Badr dopo del An Nadir Ibn El Hareth[45], cioè non era un personaggio qualsiasi, ma uno dei più tenaci oppositori dei musulmani. Tuttavia questo non cambiò la posizione dei musulmani perché essere caritatevoli con i prigionieri è un indispensabile legge nell’Islam.
2-Il vestiario dei prigionieri
Secondo le antiche narrazioni i musulmani non provvedevano solo il cibo ai prigionieri, ma anche i vestiti. Infatti Al-Bukhari parlò proprio di questo nel suo libro intitolato “Il vestiario dei prigionieri”.
Jabir Ibn Abdullah disse: “Il giorno di Badr riunimmo tutti i prigionieri e tra di loro c’era Al-Abbas che non aveva alcun indumento con se. Allora il Profeta, pace e benedizioni su di lui, cercò per lui dei vestiti, finché trovò quelli di Abdullah Ibn-Ubai e glieli diede[46].
È stato narrato anche che il Profeta (pbsl) ordinò che i prigionieri di Huwazen fossero provvisti di indumenti. Egli chiese ad un uomo di recarsi alla Mecca e di comprare per loro dei mua’kad[47]in modo che nessuno di loro potesse uscire se non posso ben vestito[48]
3.Il provvedimento del rifugio ai progionieri
I musulmani tenevano i prigionieri in due luoghi, la moschea (considerata dai musulmani come il posto più onorabile) e le case dei Compagni (Che Allah sia soddisfatto di loro).
Il motivo dietro a ciò era per permettere ai prigionieri di poter osservare i comportamenti dei musulmani e come praticavano la loro adorazione, con la speranza di rimanere toccati da ciò vedevano e aspirassero a diventare musulmani. Esattamente come è successo a Thumama.[49]
Anche il fatto che i prigionieri rimassero in casa dei Compagni era un enorme onore per loro. Al-Hassan Al-Basriy narrò che il Profeta (pbsl) prendeva dei prigionieri e chiedeva ad alcuni musulmani di tenerli con se dicendo loro: “Sii buono con lui”. Successivamente questo prigioniero che difficilmente riusciva a vivere con il musulmano nel giro di due giorni o tre passati con diventò per i musulmano più amato di se stesso.
Il quarto aspetto: la serenità interiore del prigioniero
L’attenzione del Profeta di Allah (Pace e benedizione su di lui) verso i prigionieri non si limitava soltanto alla loro comodità fisica , bensì si preoccupava tanto anche per la serenità del loro spirito; questi sono sentimenti raffinati mai conosciuti né sentiti prima durante la loro epoca. Anzi, non esageriamo se diciamo che all'umanità, dopo tale grande evoluzione delle società umane, manca ancora questa profusione di sentimenti, fine sensazioni!
Il nostro discorso a tal riguardo sarà –se Allah vuole- attraverso due punti:
Il primo punto: trattare i prigionieri con garbo ed essere dolci con loro:
tra le morali più evidenti dell’Islam riguardanti il trattamento dei prigionieri vi sono il garbo e la dolcezza affinché sentano sicurezza e tranquillità. Il Profeta (Pace e benedizione su di lui) rispondeva alle domande dei prigionieri; non si annoiava né si stancava delle loro domande; cosa che prova la sua magnanimità e la profonda pietà nei confronti dell'intera umanità.
In Sahih Muslim, ‘Imran Ibn Husayn (che Allah sia soddisfatto di lui) narra: "Zaqif era alleata di Banu ’Uqil. Zaqif imprigionò due dei compagni del Profeta (Pbsl), e questi ultimi (i compagni del Profeta) imprigionarono a loro volta un uomo di Banu ‘Uqil e trovarono con lui Al ’Adbaa’[50]. Allora, arrivò il Profeta (Pbsl) ed egli lo chiamò mentre era legato dicendo «O Muhammad!». Il Profeta (Pbsl) gli rispose dicendo: «Che c'è?»
Disse: perché mi hai imprigionato e hai preso la cammella velocissima (insuperabile)[51]?
Il Profeta (Pbsl) rispose: “Ti ho imprigionato per quello che hanno fatto gli alleati, Zaqif”.
In seguito il Profeta (Pace e benedizione su di lui) se ne andò, ma il prigioniero lo chiamò un'altra volta dicendo: «O Muhammad, o Muhammad!". Il Profeta (Pbsl) era così pietoso e garbato che tornò e gli disse: «Cosa vuoi?»Disse: sono musulmano
Allora il Profeta (Pbsl) gli rispose: “Se l'avessi detto quando eri libero, saresti sopravvissuto. Dopodiché se ne andò, ma questo lo richiamò un’altra volta dicendo “O Muhammad, o Muhammad!” e il Profeta (Pbsl) gli rispose: «Cosa vuoi?» Disse: ho fame e sete, nutrimi e dissetami. Il Profeta (Pbsl) gli rispose: «Questo è il tuo diritto»"[52]
Il fatto di andare dall’uomo ogni qual volta lo chiamasse – lui che era il primo leader dello stato islamico- ed il fatto di chiamarlo col proprio nome senza titoli prova l‘ enorme pietà e umanità che il Profeta (Pace e benedizione su di lui) portava in cuore verso gli uomini.
Al Aswad Ibn Sari’ raccontò che un giorno il Profeta (Pbsl) arrivò con un prigioniero che disse: "O Allah mi pento a te e a Muhammad". Allora, Il profeta (Pace e benedizione su di lui) rispose: "si è accorto della verità da solo"[53]
Questo prova la sua tolleranza, il suo perdono, la sua magnanimità e il suo buon trattamento.
Il Profeta di Allah (Pace e benedizione su di lui) diede un prigioniero a Abu Al Haitham Ibn Al-Tihan e gli ordinò di trattarlo bene. Abu Al Haitham lo portò con sé a casa sua e gli disse che il Profeta (Pbsl) l’aveva raccomandato di trattarlo bene, perciò lo lasciò libero per amore di Allah. E fu narrato che quest’ultimo gli disse: “Sei libero per amore di Allah e ti dono una quota dei miei soldi”.[54]
Il secondo punto: rispettare i loro sentimenti umani:
L'Islam eleva il valore degli uomini, li apprezza e rispetta molto i sentimenti umani, sia dei musulmani che degli altri. Si notino tanti comportamenti pratici a tal riguardo nella vita del Profeta (Pace e benedizione su di lui). Tale fatto spicca chiaro nelle difficoltà, specialmente dopo le battaglie.
Vediamo che il Profeta (Pace e benedizione su di lui ) insegna ai suoi compagni raffinate lezioni umane riguardo il buon trattamento dei prigionieri, donne e bambini, vietando di separare la mamma ed il suo bambino.
Abu Ayyub narra: Ho sentito una volta il Messaggero di Allah (Pbsl) dire: «Chi separa la mamma dal proprio bambino, Allah lo separerà dai suoi amici nel Giorno della Resurrezione»[55]
Chissà se la prossima storiella sia la migliore conclusione per questo aspetto in quanto dimostra la pietà del Profeta (Pace e benedizione sui di lui) nel miglior modo possibile.
Una volta Abu Usayd Al Ansari portò dei prigionieri dal Bahrain, i quali si sono schierati. Il Profeta (Pbsl) si alzò e li guardò, e si accorse di una donna che piangeva. Allora le chiese: “Perché piangi?” Lei rispose: "Mio figlio è stato venduto a Banu ‘Abs". In seguito, il Profeta (Pbsl) disse a ABu Usayd: "Vai subito e portamelo" e così lui fece.[56]
Il cuore del Profeta (Pbsl) si è commosso per il pianto della donna prigioniera tanto da mandare uno dei suoi soldati in un paese lontano per portare suo figlio, affinché si tranquillizzasse e smettesse di piangere.
Forse la domanda che ci interessa di più adesso è: esiste al mondo un leader militare che pur essendo vittorioso si preoccupa con i suoi soldati per far felice una semplice donna prigioniera che non conosce?
La risposta che tutti conoscono è che questo non avverrà mai, eccetto se questo leader è Muhammad, il Messaggero di Allah (Pace e benedizione su di lui).
Allah ha detto il vero quando dice quel che può essere tradotto come: "Non ti mandammo se non come misericordia per il creato." (TSC - Sura XXI, versetto 107).
[1] Al-Mawardy, al-Ahkam al-Sultaneya –Regolamenti sovrani –Pag.167
[2] Ibn-Taymiyah, Majmu’ al-Fatawy –Il grande testo delle regole –28/355 ed Averroè -Bidayat al-Mujtahid –1/506
[3] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 14: 2 - http://uk.geocities.com/
[4] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 20:10-14 - http://uk.geocities.com/
[5] Vecchio Testamento, Libro del Deuteronomio, 21:10-13 http://uk.geocities.com/
[6] Dean, Muhammad Saadu-Deen Zaki, Guerra e Pace, pag.205. Abdul-Aziz Alei Jemei ed i suoi collaboratori, La legge della guerra, pag.207. Dr. Abdul-Moneim al-Badrawy, La legge Romana, pag.66 così come citato dal Dr. Abdul-Lateef Amer, Leggi sugli uomini e le donne prigionieri di guerra nelle guerre islamiche, pag.91
[7] Ahmad Amin, L’alba dell’Islam, pag.88
[8] AhmadAmin, L’alba dell’Islam, pag.88 ed anche Subhi as-Salih, I sistemi islamici, pag.466
[9] Muhammad Qutb, Affermazioni del Corano, pag.40. Abudullah Nasih Elwan, Schiavitù nell’Islam, pagg.13-14. Aristotele, il libro della politica, tradotto da by Ahmad Lutfy as-Sayed, pagg.102,103 e 106
[10] An-Nadawy, Che cosa ha guadagnato il mondo con il declino dei Musulmani, pag.75. Sistema sociale indiano, fonte: http://en.wikipedia.org/
[11] Shawkat Muhammad ‘Alian, Studi sulla civiltà islamica, pag.130
[12] Al-Mesryoon (Gli egiziani) giornale online, 27 Febbraio 2007, link: www.almesryoon.com/
[13] Dr. Muhammd el-Hussien Ismail, l’Islam e l’Occidente, pagg.162-163
[14] Dr. Ragheb as-Sergany, Tortura nelle prigioni della libertà, pagg.26-27
[15] Il tempo dell’ignoranza prima dell’Islam. Si riferisce alle religioni politeiste.
[16] Hadith autentico, narrato da al-Bukhari nel libro delJihad, n.2881. Anche da Abu Dawud n.3105, Ahmad n.19535, Ibn-Hebban n.3324, at-Tayalsei n.489, at-Tabarany n.2592, al-Bayhakey n.9165, e n.6367 ed an-Nasaei’e n.7492
[17]Narrato da Ahmad n.18670, Ibn-Hebban n.374, al-Hakem n.2861, Al-Bukhari in ‘al-Adab al-Mufrad’ n.69, , at-Tayalesei n.739, ed al-Bayhakei n.21102.
[18] Ibn Kathir, Biografia del Profeta(Pace e benedizioni su di lui), 2/366
[19]Oqeel Ibn Abi Taleb, fratello di Ali Ibn Abi Taleb, il quale era d'allora tra gli associatori. Nota del Traduttore.
[20] Ibn Kathir, la biografia profetica p.2/457
[21] TSC= traduzione del significato del Corano. Questa è la traduzione del significato concordato fino adesso del versetto indicato nella Sura. La lettura della traduzione del significato del Corano, con qualsiasi lingua, non può sostituire mai la sua lettura in lingua araba; poiché questa è la lingua in cui è stato rivelato. Nota del Traduttore.
[22] Pellegrinaggio minore. Nota del Traduttore
[23] Ibn Saad le grandi classi 4/14
[24] Ahmed, raccontato sull’ autorità di Ibn Abbas (2216), ha detto Shu’ayb al-Arna’ut: buono, El Haithami ha detto che è stato raccontato da Ahmed per bocca di Ali Ibn Asem che spesso commetteva errori. Ahmed l'accreditato in Mugamee El Zuaed p.4/172
[25] Ibn Saidun Nass, Oion El Ather p.1/352
[26] El Hakem p,3/318, Ibn Hisham la biografia profetica p. 3/200
[27] Ibn Said El Nas, Oyounul-Athar pp.1/351-352
[28] El Bukhari, “Un quinto del bottino per la causa di Allah”, n. 2970, Abu Dawood (n.2689), El Tabarany (n.1504), Abd Razik nella propria classifica (n.9400), raccontato al-Bayhakei (n.12616) .
[29] Bayhakei, as-Sunan ak-Kubra, 17810. Ibn-Hajar, 1/302 e Ibnul-Atheer, Usdul-Ghaba, 1/337.
[30] Ibn Hisham, la biografia profetica P.6/51
[31] Ibn-Hajar, Fathul-Bary, 8/88
[32] El Bukhari, il libro delle spedizion n.658, Muslim (n.1764), Abu Dawood n.2679 an-Nasaei’e n. 712 e Ibn-Khuzayma n. 252
[33] Safana Bent Hatem El Taee, il padre di lei era un famoso uomo arabo, generosissimo, Hatem El Taee, Usdul-Ghaba, 6/146, il Leone della foresta.
[34] Il figlio di Hatem At Tae’i. Abbracciò l’ Islam nel sesto secolo dopo l’ Egira. Lui abbracciò l’ Islam durante l’ apostasia e prese la zakat della sua gente e la consegnò ad Abu Bakr. Testimoniò la conquista dell’ Iraq e visse a Kufa. Usdul-Ghaba, 3/504.
[35] Il Profeta (pbsl) lo chiamò così perché scappò da Tae’ i quando il Profeta (pbsl) vi mandò una squadra.
[36] El Tabarei: la storia delle nazioni e dei re 2/188;, Ibn Hisham: la biografia profetica 5/276;, Ibn Katheer, la biografia profetica 4/123,124.
[37] Verificato da El Tabarny n.977.El Heithami dice che è buono, n. 10007.
[38]Al Bukhary: il libro del monotiesimo, (n.6941); Muslim: il libro delle virtù, (n.2319); El Tirmidhy (n.1922);Ahmed (n.19189).
[39] Ibn Hisham: la biografia profetica 1/616,617,e Ibn Kathir, L’ inizio e la fine, 3/294.
[40] Mohamed Ibn Yusuf al-Mawaq: la corona e la ghirlanda p.3/353.
[41] Ibn Kathir: l'interpretazione del Nobile Corano p.4/584
[42] Ibn Kathir: l'interpretazione del Nobile Corano p.4/584
.Fu uno delle più conosciute fonti di conoscenza. Fu il primo a [43] Abdullah Ibn-abdul-Azeez al-Jareeh ar-Roomei
Classificare le narrazioni del Profeta (pbsl). Servitore dei Banu-Umayyah.
[44] Al-Bayhakei: I gradi della fede, p.6/526
[45] Ibn Saad: le classi nobili p.2/15, Ibn Kathir: la biografia profetica p.2/475
[46] Hadith autentico, narrato da al-Bukhary nel libro “Spedizioni” n. 2846 ed da al-Bayhakei n. 18570.
[47] Scialle proveniente da un luogo chiamato Hagar in Medina.
[48] Al-Bayhakei, Segni di Profezia, n. 5/264.
[49] Al-Bukhary, nel libro “Moschee” n. 450 e Muslim nel libro “ Jihad” n. 1764. Ma anche Abu-Dawud n. 2679 e an-Nasaei’e n. 712.
[50] La cammella del Profeta (Pace e benedizione su di lui).
[51] vuol dire la cammella, Al ‘Adbaa’, che nessuno la compete, ed era conosciuta per questo.
[52] Muslim, il libro dei voti, il capitolo dell'adimpimento del voto a causa della disobbedienza ad Allah(p.1641), Abu Dawud (p.3316), Ibn Hibban (p.4859) e Abu Nu’aym in Al Hilyah (p.651/8)
[53] Ahmad (p.15625), Al- Tabarani in Al Kabir (p.840), guarda Majma’ Al Zawa’id (p.329/10)
[54] l'imam Al Bayhaqi: rami della fede p.146/4 (4606)
[55] Al -Thirmizi (p.1566), l’ha considerato un Hadith buono ma strano, Ahmad (p.23546), Al Hakim (p.2334), Al Albani l’ha considerato autentico, Sahih 6, Al Jami’ (p.6412)
[56] Al Hakim (p.6193), Hadith la cui narrazione è corretta (autentica), narrato da Sa’id ibn Mansur nel suo Sunan (2674).
Dar al-Tarjama
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