domenica 7 luglio 2013

La crisi egiziana lascia a secco Gaza

La crisi egiziana lascia a secco Gaza

08/07/2013

Interrotti i rifornimenti di carburante attraverso i tunnels sotterranei. La crisi energetica colpisce tutti i settori economici ed i servizi per i cittadini palestinesi scrive oggi Nena News.

Mentre il valico di Rafah rimane chiuso per il terzo giorno consecutivo in entrambe le direzioni, la penuria di carburante nella Striscia di Gaza si e' acuita con l'aggravarsi della crisi politica egiziana. L'esercito egiziano ha infatti interrotto i rifornimenti di carburante attraverso i tunnels sotterranei che collegano Gaza all'Egitto. Una crisi che colpisce tutti i settori economici ed i servizi per i cittadini palestinesi, incluso i servizi di pulizia delle strade e di raccolta dei rifiuti, causando la sospensione degli impianti di pompe fognarie, e colpendo il settore dei trasporti.

E' diminuito drasticamente il numero di macchine e taxi in circolazione. "La crisi è iniziata un mese fa, intorno al 15 giugno le autorità egiziane hanno rafforzato le restrizioni sui tunnels del confine", ci ha spiegato un benzinaio in una delle stazioni di servizio nella zona centrale di Gaza city.

L'interruzione del trasporto di carburante dall'Egitto era stata spesso giustificata con la contemporanea mancanza di carburante in Egitto, mancanza che, ora, si rivela del tutto irreale, dato che a seguito del colpo di stato con cui è stato destituito il presidente Mohammed Morsi, sembra d'improvviso scomparsa.

"La benzina israeliana costa tra i 6 ed i 6,5 shekels (circa 1,30 euro), il doppio rispetto al costo del carburante egiziano, che costa 3 shekels", ci hanno spiegato i lavoratori all'interno delle stazioni di servizio.

Quando ancora vi erano scorte di carburante egiziano, file di auto affollavano le aeree attorno alle stazioni di servizio. Ora le stazioni appaiono vuote, non c'e' carburante egiziano, e non tutti gli autisti possono affrontare il costo del carburante israeliano, ad eccezione di alcuni privati.

La crisi di carburante colpisce direttamente anche la comunità dei pescatori di Gaza. Zacaria Baker, rappresentante del Comitato dei pescatori della Uawc, ci ha riferito che ogni giorno circa 1000 imbarcazioni (tra grandi pescherecci e piccole barche) di solito escono giornalmente in mare, mentre in questo momento vi sono solo due pescherecci che hanno conservato scorte di carburante.

"Durante i 7 anni di assedio sulla Striscia di Gaza, i pescatori hanno subito attacchi con arma da fuoco, arresti, confisca delle barche, l'imposizione di limiti nell'area per la pesca, che attualmente è limitata a 6 miglia dalla costa. Il risultato è che i pescatori non possono avere soldi sufficienti per sostenere le proprie famiglie, e quindi sostenere l'educazione dei propri figli, godere dei servizi sanitar", ha spiegato Baker

"A causa della crisi del carburante - ha proseguito il pescatore - soprattutto a partire dal 1 giugno 2013, i pescatori soffrono maggiormente, sono diventati dei lavoratori a giornata. Circa 4.000 pescatori sono ora fermi ora a causa della mancanza di carburante, e 500 persone che lavorano nel settore ittico al di fuori del mare, come i trasportatori, i venditori perdono il loro lavoro. Fermare la pesca a Gaza significa fermare una fonte di lavoro per Gaza". Il costo del carburante israeliano è alto, ha concluso Baker, "il doppio del carburante egiziano. Dato che i pescatori non possono andare oltre le 6 miglia, e quindi non possono pescare grandi quantità di pesce, non possono coprire il costo per pagare il carburante. Un peschereccio grande ha bisogno di circa 700 litri di carburante, uno medio circa 200 litri e le piccole imbarcazioni circa 40 litri".

La politica israeliana di controllo dei valichi commerciali ha portato ad un punto di crisi. Gaza soffre un blocco sull'entrata di materiali da costruzione e carburante nonché di gas da cucina. Mentre in precedenza, quattro valichi commerciali operavano al confine, le restrizioni sono cominciate ad essere attuate con la chiusura del valico commercial di Nahal Oz da Israele nel 2010, che era dedicato all'importazione di carburante e gas. Con la chiusura del valico nel 2010, tutto il movimento di carburante e gas è stato spostato al valico di Karm Abu Salem (in ebraico Kerem Shalom), che ora provvede alle importazioni di tutti i materiali commerciali che entrano a Gaza, materiali da costruzione, carburante, gas da cucina, ma in quantità non sufficiente a soddisfare tutta la popolazione di Gaza.

In questo modo i tunnels attraverso cui avviene il movimento di beni tra Gaza e l'Egitto rappresentano un vero polmone per la Striscia di Gaza , anche se spesso si sono rivelati fatali a diversi lavoratori che hanno perso la vita a causa dei crolli. Nell'attesa che l'esercito egiziano consenta nuovamente il passaggio del carburante attraverso i tunnels, ci si chiede quanto dureranno le scorte. Le riserve di carburante si stanno esaurendo, e se questa crisi non verrà fermata ne risentiranno anche gli ospedali, la crisi porterà a vari blackout, data la presenza di migliaia di generatori alimentati a benzina.

Il dottor Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della Sanità a Gaza, ha detto: "La crisi soffocante di carburante a Gaza ha un impatto significativo sui servizi sanitari che sono stati colpiti da Sabato scorso."

Ha spiegato che le sale operatorie, i laboratori, le  sale di terapia intensiva  per il servizio dei neonati pretermine hanno sempre bisogno di energia elettrica senza interruzioni.

"Siamo di fronte ad ora un punto critico alla luce della continua chiusura dei valichi", ha detto Qudra, aggiungendo: "Abbiamo ancora solo il 20 per cento dello stock di gasolio, e stiamo cercando di sfruttarlo per un utilizzo ottimale, come parte di un piano per ridurre i consumi ".

Egli ha detto che il piano del Ministero della Sanità per razionalizzare il consumo intende approfittare dei quantitativi disponibili rimanenti il ​​più a lungo tempo possibile.

Qudra ha affermato che il ministero sta facendo del suo meglio per fornire un servizio sanitario per il popolo palestinese, nonostante la sofferenza della Striscia di Gaza, alla luce degli sviluppi egiziani. 

Lo Staff

Nessun commento:

Posta un commento