Calcio: mondiali, Algeria sola rappresentante Paesi arabi
Drammatico bilancio dopo eliminazione Egitto e Tunisia

Il triplice fischio che ieri
sera, nello stracolmo stadio di Blida, ha sancito la vittoria
dell'Algeria sul Burkina Faso e, quindi, l'ammissione dei Verdi
alla fase finale dei mondiali di calcio che si svolgeranno
l'anno prossimo in Brasile, ha sancito la fine del modello
''arabo'' del football, in una edizione della Coppa del Mondo in
cui solo la nazionale algerina rappresenterà i Paesi del Nord
dell'Africa.
Un epilogo che, se ha gettato nella disperazione i tifosi di
Egitto e Tunisia (eliminati, tra mille polemiche interne,
foriere di imminenti epurazioni), ha fatto esplodere di gioia
l'Algeria. Sino a notte fonda, nella capitale sino all'ultimo
sperduto villaggio, centinaia di migliaia di tifosi della
nazionale, allenata da Vahid Hallilhodzic, hanno festeggiato tra
balli, canti, lancio di petardi e bengala, sottolineati dal
moltiplicarsi degli youyous, il tradizionale verso con cui le
donne arabe sottolineano indifferentemente stati d'animo lontani
tra loro, come la gioia ed il dolore.
Se in Algeria oggi è il giorno delle celebrazioni, per il
mondo calcistico arabo si apre necessariamente un periodo di
riflessione, per capire le motivazioni di una débâcle che quasi
annulla anni ed anni di storia sportiva anche con grandi
soddisfazioni.
I Paesi del Nord dell'Africa sono diventati, a partire dai
primi anni 90, un serbatoio di buone personalità, anche
giungendo ad eccellenze, come testimoniano le decine di
calciatori che militano in formazioni che partecipano ai
campionati europei. Ma, contemporaneamente, non è stata
riservata la stessa attenzione al mantenimento del patrimonio
calcistico autoctono, preferendo, sulla scia di quanto accade in
Europa, tappare le falle provocate dall'emigrazione dei suoi
campioni non ricorrendo ai vivai, ma ingaggiando calciatori
stranieri. A pagare le conseguenze di questo stato di cose sono
state le rappresentative nazionali, che non hanno, fatte alcune
eccezioni, alcun potere di attrattiva nei confronti degli ormai
moltissimi calciatori d'origine maghrebina, nati o residenti in
Europa che rinunciano a vestire la maglia della nazione dei
genitori per tentare la fortuna in quella del Paese d'adozione.
I casi di Sami Khedira, di Karim Benzema, di Samir Nasri sono
soltanto alcuni degli esempi. Loro, che restano degli idoli nei
Paesi d'origine, per motivazioni essenzialmente sportive, ma in
cui il vil denaro pur qualcosa deve avere contato, hanno
preferito vestire la maglietta con i colori di Francia o
Germania.
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