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Al Hajj Malik al Shabbaz aka Malcolm X
domenica 6 ottobre 2013
Italia "base di lancio" delle guerre Usa . Solo da noi le truppe non diminuiscono
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Italia "base di lancio" delle guerre Usa . Solo da noi le truppe non diminuiscono
07/10/2013
Mentre in Europa ed in particolare in
Germania - la prima linea di difesa durante la Guerra Fredda - gli Usa
hanno ridotto dell'80% le proprie truppe (da 250.000 del 1989 alle
50.000 di oggi) c'è un Paese dove gli investimenti del Pentagono sono
aumentati e le forze non sono affatto diminuite.
E' l'Italia che
progressivamente gli Usa hanno trasformato nella loro "base di lancio"
per operazioni militari nel Mediterraneo e in Medio Oriente e dove
stazionano 13.000 soldati americani con 16.000 familiari. Lo stesso
ammontare del 1991 ma percentualmente cifra triplicata: 22 anni fa i
soldati americani in Italia rappresentavano solo il 5% delle truppe in
Europa, mentre ora sono il 15%.
E' quanto riferisce in un lunga
analisi la rivista americana 'Mother Jones', autrice di numerosi scoop
come quello che lo scorso anno mise al tappeto lo sfidante repubblicano
di Barack Obama, Mitt Romney. Mother Jones diffuse un video in cui
Romney ammise candidamente che non si sarebbe mai occupato del 47% degli
americani, perchè non elettori repubblicani.
In Italia il
Pentagono ha speso dalla fine della Guerra Fredda oltre 2 miliardi di
dollari per ammodernare - per citarne solo alcune - le basi di Napoli,
Aviano (in Firuli), Sigonella in Sicilia, a Pisa (l'enorme arsenale di
Camp Darby) e a Vicenza (Caserma Ederle) tra le altre. Somma che si
limita a quelle stanziate ufficialmente nel bilancio della Difesa Usa e
che non include quelle impiegate in investimenti segreti.
Il
tutto mentre ufficialmente l'attenzione strategica di Casa Bianca e
Pentagono si è spostata sul Pacifico, relegando il quadrante
europeo-mediterraneo al secondo posto - nella migliore delle ipotesi -
tra le priorità. In Italia sono in funzione 59 installazioni militari
'americane'. Sono meno solo delle 179 in Germania (ma in rapide
declino), le 103 in Giappone (in linea con la nuova dottrina della
'progressione' militare nel Pacifico), le 100 in Afghanistan (che si
ridurrano quasi a zero entro la fine del 2014 quando i G.I. Si
ritireranno dal Paese) e le 89 della Corea del Sud, dove le truppe Usa
sono schierate lungo il 38mo Parallelo per tenere testa al bellicoso e
potenza 'atomica' Nord.
Disaggregando parte degli investimenti a
partire dal 1992 sono stati spesi 610 milioni di dollari (metà sul conto
della Nato) nella base dell'aeronautica di Aviano dove hanno sede
diverse squadriglie di caccia-bombardieri F-16, cui se ne sono aggiunti
altri 115 milioni solo nel 2004.
A partire dal 1996 la Us Navy ha
speso 300 milioni per una base all'aeroporto di Capodichino a Napoli,
sede del comando, tra l'altro, della VI Flotta che opera nel
Mediterraneo. Nelle vicinanza ha affittato per 30 anni una base
logistica per 400 milioni di dollari.
Nella sua analisi Mother
Jones si sposta in Sicilia concentrandosi su Sigonella, definita "il
cuore della lotta al terrore" e delle operazioni militari Usa in Africa.
Dal 2001 per la 'Sigonella Naval Air Station' sono stati spesi quasi
300 milioni.
Dal 2002 è stata usata per lanciare i droni a lungo
raggio Global Hawk e dal 2008 "è stato firmato un accordo segreto" tra
Roma e Washington per trasformarla nella base dei droni Usa. Dal 2003,
sempre a Sigonella, sono schierati aerei da spionaggio elettronico P-3
per "monitorare i gruppi di insorti in Africa settentrionale ed
occidentale". Dal 2011 l'Africom (comando Usa pr l'Africa) "ha schierato
una task force di circa 180 marine e due aerei da trasporto per
addestrare alle operazioni anti-terrorismo personale in Botswana, Libia,
Gibuti, Bururndi, Uganda, Tanzania, Kenya, Tunisia e Senegal".
Sempre
a Sigonella sono state spostate altre truppe e diversi aerei da
trasporto CV-22 Osprey (convertiplani, che decollano come elicotteri ma
le cui due eliche effettuano una transizione da verticale ad orizzontale
per spingere il velivolo come un aereo normale) per eventuali
interventi in Libia (dopo l'attacco dell'11 settembre 2012 al consolato
Usa di Bengasi in cui venne ucciso l'ambasciatore Chris Stevens).
Da
ultimo viene citata la base di comunicazione Muos in corso di
costruzione a Niscemi. Installazione temuta dalla popolazione ma che
l'Istituto Superiore di Sanità ha stabilito non essere pericolosa per la
salute di quanti vivono nelle vicinanze. (LaRepubblica)
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