martedì 1 marzo 2016

Shaikh Al Qarni ferito in sparatoria


Il famoso Shaikh Aed Al Qarni, poeta, scrittore e sapiente saudita, sarebbe ferito in seguito ad una sparatoria nelle Filippine.



Aveva appena concluso una sua lezione quando venne raggiunto alla sua macchina e ferito insieme ad alcuni suoi accompagnatori.

Lo Sheikh sta bene grazie a Dio.

Sette ore prima dell'attentato avrebbe scritto su Twitter: "Se Allah ti concede di vivere e vedere un giorno nuovo, ringrazialo per questo regalo e fa sì che sia un giorno tutto in adorazione"


La redazione 

sabato 1 agosto 2015

Necrologio Mullah Omar di Massimo Fini

Massimo Fini rende onore al Mullah Mohammed Omar, combattente, giovanissimo, contro gli invasori sovietici, perdendo un occhio in battaglia, combattente, vittorioso, contro i criminali signori della guerra che avevano fatto dell'Afghanistan terra di abusi, di soprusi, di assassinii, di stupri, di taglieggiamenti e di ogni sorta di violenze sulla povera gente, riportandovi l'ordine e la legge, sia pure una dura legge, la Sharia, peraltro non estranea, almeno nella vastissima area rurale, ai sentimenti e alle tradizioni della popolazione di quel paese, infine leader indiscusso per quattordici anni della resistenza contro gli ancor più arroganti e moralmente devastanti occupanti occidentali. Che Allah ti abbia sempre in gloria, Omar.

mercoledì 15 luglio 2015

Attivisti Islamici che votano PD?

Il centrosinistra e le Comunità Islamiche: quale futuro?


In questi giorni in cui la tensione è sempre più alta nelle regioni arabe il Primo Ministro Matteo Renzi conferma il suo amore e amicizia per l'ex Generale egiziano Al-Sisi.

Strana concezione della democrazia quella del leader del PD che di fatto appoggia un colpo di stato in piena regola, sporcandosi così le mani del sangue degli egiziani morti, imprigionati, torturati per ordine del suo "amico".

Di pochi giorni fa la notizia di un'altra caduta di stile in stile tutto egiziano: il famoso Imam Muhammad Jibril, noto per la sua apoliticità, è stato interdetto dall'essere Imam in tutte le moschee d'Egitto. Il motivo? Si è permesso di alzare le mani al cielo e pregare Dio di mettere fine all'ingiustizia, ma chi conosce l'Islam sa che questa è una preghiera abitudinaria e ordinaria perché "chi non vorrebbe che l'ingiustizia terminasse" 

Forse per questo motivo il Ministro degli Affari religiosi si è sentito tirare in causa accusando l'Imam di aver fatto una "preghiera indiretta contro il governo" davanti ad 1 milione di persone.
Imbavagliato l'Imam e passaporto ritirato.

Ecco gli amici di Renzi, quelli che dovrebbero risolvere i problemi egiziani.

Ma il PD e il centrosinistra non è solo Renzi e l'inizio della tensione tra Comunità Islamica e PD non è solo quella che riguarda la politica internazionale ma anche, e forse soprattutto, quella nazionale.

Per cominciare abbiamo la questione Moschea a Milano: un bando per l'assegnazione, in se un buon passo, ma criticabile e critico in vari aspetti.
I continui rinvii dell'apertura delle buste.

La chiusura di associazioni islamiche che permettono la preghiera ai fedeli musulmani che per poter pregare devono ricorrere a Tar e Consiglio di Stato dopo le denunce dei sindaci di "sinistra".
Gli stessi sindaci che dovrebbero "rimuovere gli ostacoli" diventano essi stessi i più grandi ostacoli.

Diritti fondamentali negati, criminali e dittatori fascisti appoggiati, costituzione calpestata e i principi fondamentali, che promuoverebbero in tutto il mondo, anche a suon di bombe, totalmente venduti.

Per questo motivo la Comunità Islamica è in fermento e molto presto i leader delle associazioni islamiche prenderanno una posizione sul rapporto con il centrosinistra che, ad oggi, si è dimostrato poco concreto.

Anche noi in Italia preghiamo contro l'ingiustizia, qualsiasi essa sia indipendentemente da chi la subiscono chi la commette, speriamo dunque di non essere arrestati e/o imbavagliati per questo, anche perché in Italia, d'ingiustizia, ce n'è tanta.



La Redazione

 






giovedì 12 marzo 2015

Sbarca in Italia iEra

Islamic Education and Research Accademy in Italia per la prima volta




Iera è un'organizzazione che forma i musulmani su come trasmettere il messaggio nel modo più corretto possibile.

Il corso si terrà il 14 marzo 2015 presso il Centro Islamico di Milano e Lombardia e sarà un corso intensivo.

Nel corso verrà anche anche introdotta la campagna "Who do you love?" (Tu chi ami?) che è una campagna internazionale per spiegare ai non musulmani chi era il Profeta Muhammad (sallallahu alaihi wa sallam).

Un'occasione imperdibile a tutti gli amanti della Dawah.

Per maggiori informazioni ecco l'evento su facebook: Dawah Mission Italy

La redazione

lunedì 9 marzo 2015

Insulti sessisti in diretta TV - bufala targata Memri e il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano pubblica una bufala ai danni di un "islamista"



9 marzo 2015


In data 9 marzo 2015 il sito de "il Fatto Quotidiano" (tv.ilfattoquotidiano.it) pubblicava un articolo
intitolato "L’islamista alla conduttrice tv:“Stai zitta, sei una donna”. Lei taglia il collegamento". 


Insieme all'articolo un video di 2 minuti e 54 secondi che riportava il collegamento di una conduttrice libanese con un "islamista" che discutono in arabo.

Nel video si vedono la conduttrice e l'ospite che parlano e che ad un certo punto, dopo l'interruzione della conduttrice, l'uomo si altera un pochino dicendo che "io ero d'accordo con il signor Ibrahim Harbi (uno dei produttori) che io avrei dato le mie risposte senza interruzione".
Il video poi continua e i due battibeccano fino a quando la conduttrice chiede all'uomo di affrettarsi nella risposta, visi i tempi televisivi, al che l'uomo dice: "e allora stai zitta così posso parlare".
La conduttrice risponde e dice che "non puoi dirmi di stare zitta" e l'uomo le risponde "tu sei una persona..." e si interrompe il collegamento.

Ecco, chi capisce l'arabo avrà ben inteso che l'uomo non ha mai fatto nessun riferimento al genere della conduttrice.

Chi invece non sa l'arabo e si affida alle interpretazioni del Memri (organo mediatico israeliano sul mondo arabo) divulgherà spesso notizie false che faranno aumentare l'Islamophobia e l'odio tra popoli e nazioni.

I filmati del Memri furono causa dell'espulsione dall'Italia di un uomo che, molto probabilmente, avrà subito lo stesso trattamento.

Un'altra bufala smascherata, ahimè.

La redazione

mercoledì 4 marzo 2015

Festività dei musulmani riconosciute a NY

Il sindaco di New York Bill de Blasio mantiene la promessa?



Il sindaco di New York durante la sua campagna elettorale aveva fatto una promessa alla comunità islamica new yorkese, ovvero il riconoscimento delle loro feste (al-adha e al-fitr) come feste da calendario, così come lo è già per altre comunità quali quella cristiana e quella ebrea.


I giornali, New York Times e il NYpost, parlano di promessa mantenuta e che a breve nelle scuole verranno introdotte nel loro calendario le festività che permetteranno quindi ai musulmani di poter vivere la loro fede.


Il sindaco ha così commentato: "E' semplicemente una questione di equità, tutto qua!"


La Columbia Università ha condotto una ricerca e ne è risultato che il 10% degli studenti nelle scuole pubbliche new yorkesi sono musulmani e che sul totale degli studenti musulmani il 95% di essi frequenta scuole statali.


I musulmani che vivono a New York, secondo i dati riportati nel NYtimes, variano tra i 600 mila al milione.


Questa notizia, sulla scia degli eventi islamofobici che stanno aumentando in tutto l'occidente (e non solo), da sollievo e speranza alle minoranze di musulmani nel mondo.


Sarebbe bello che persone come Giuliano Pisapia, Pierfrancesco Majorino, Francesco Cappelli, Filippo del Corno per Milano e che gli Onorevoli Renzi, Alfano, Franceschini e la Giannini prendessero esempio e che anzi migliorassero l'idea del sindaco, di origini italiane, di New York de Blasio.


La direzione

lunedì 2 marzo 2015

Lettera aperta al popolo di Gaza

Una piccola finestra sulla Palestina


La redazione ha ricevuto questa lettera e la pubblichiamo:
















24 Medici e Scienziati italiani e britannici accumunati dalla conoscenza diretta della situazione nella striscia di Gaza, hanno denunciato in modo esplicito e severo la violenza di Israele sulla popolazione civile palestinese, come grave violenza del diritto internazionale e crimine contro l’umanità.
Questa lettera è stata pubblicata su “ The Lancet” , una delle riviste mediche più importanti al mondo. Ritorna oggi, più attuale che mai il loro appello.

“Siamo medici e scienziati che spendono la loro vita nella cura e nella tutela della salute e della vita umana. Siamo inoltre persone informate; insegniamo l’etica delle nostre professioni, insieme alla sua conoscenza e pratica. Tutti noi abbiamo lavorato a Gaza e da anni conosciamo la sua situazione.
Sulla base della nostra etica, denunciamo ciò a cui stiamo assistendo nell’aggressione di Gaza da parte di Israele.

Chiediamo ai nostri colleghi, professionisti giovani e anziani, di denunciare l’aggressione israeliana.

Sfidiamo la perversità di una propaganda che giustifica la creazione di emergenza per mascherare un massacro, una cosiddetta “aggressione difensiva”. In realtà è uno spietato assalto di durata, portata e intensità illimitate. Desideriamo riferire i fatti così come li vediamo e le loro implicazioni sulla vita di un popolo.

Siamo sgomenti davanti al massacro militare di civili a Gaza sotto le sembianze della ritorsione verso i terroristi. Questo è il terzo assalto militare su vasta scala a Gaza dal 2008. Ogni volta il tributo di morte è rappresentato principalmente da persone innocenti di Gaza, in particolare donne e bambini, sotto l’inaccettabile pretesto da parte di Israele di sradicare i partiti politici e la resistenza all’occupazione illegale e all’assedio imposto da Israele.

Questa azione di guerra terrorizza anche coloro che non sono colpiti direttamente, e ferisce lo spirito, la mente e la resilienza delle giovani generazioni. La nostra condanna e il nostro disgusto si uniscono inoltre alla negazione e al divieto per Gaza di ricevere aiuto esterno e rifornimenti per alleviare queste circostanze catastrofiche.

Il blocco di Gaza si è inasprito ulteriormente dall’anno scorso, e questo ha peggiorato il bilancio dei suoi effetti sulla popolazione. A Gaza, la popolazione soffre per la fame, la sete, l’inquinamento, la scarsità di medicinali, elettricità e ogni altro mezzo di sostentamento, non solo per le bombe e i proiettili. La crisi dell’energia, la carenza di benzina, di acqua e cibo, la fuoriuscita dei straripamento di fogne, la diminuzione delle risorse sono disastri causati direttamente e indirettamente dall’assedio(1)

La popolazione di Gaza sta resistendo a questa aggressione perché vuole una vita migliore e normale, anche mentre piange per il lutto, il dolore e il terrore, e rifiuta una tregua temporanea che non fornisce una vera occasione per un futuro migliore. Una voce tra quelle sotto l’assedio a Gaza appartiene a Um Al Ramlawi, che parla per tutti in quella zona: «Ci uccidono tutti comunque – che sia una morte lenta sotto l’assedio o una rapida con un attacco. Non abbiamo niente da perdere – dobbiamo lottare per i nostri diritti, o morire» (2).

Gaza è stata bloccata via mare e via terra dal 2006. Ogni individuo di Gaza, inclusi i pescatori che si avventurano oltre 3 miglia nautiche dalla costa, rischia di essere bersaglio dei colpi della Marina israeliana. Nessuno può uscire da Gaza attraverso i due soli posti di blocco di Erez o Rafah senza un permesso speciale di Israele o dell’Egitto, e questo è difficile da ottenere, se non impossibile, per molti casi. La popolazione di Gaza è impossibilitata ad andare all’estero per studio, lavoro, una visita alle proprie famiglie o per vacanza.

Persone ammalate o ferite non possono uscire facilmente da questa zona per ricevere trattamenti specializzati. L’ingresso di cibo e medicinali è stato limitato e molti oggetti essenziali per la sopravvivenza sono proibiti. (3). Prima dell’attacco in corso, le forniture mediche presenti a Gaza erano già scarse a causa del blocco. (4) Ora sono terminate. Alla stessa maniera, Gaza è impossibilitata a esportare ciò che produce. L’agricoltura è stata seriamente compromessa dall’imposizione di una zona cuscinetto, e i prodotti agricoli non possono essere esportati a causa del blocco. L’80% della popolazione di Gaza dipende dalle razioni di cibo dell’ONU per vivere. Molti degli edifici e delle infrastrutture di Gaza sono stati distrutti durante l’operazione Piombo Fuso del 2008-2009, e i materiali edili sono stati bloccati all’ingresso dell’area così che scuole, case e istituzioni non potessero essere ricostruite. Le fabbriche distrutte dai bombardamenti sono state raramente ricostruite, così da aggravare la disoccupazione e la miseria.

Nonostante le difficili condizioni, il popolo di Gaza e i loro leader politici hanno recentemente deciso di risolvere i propri conflitti “senza armi e offesa”, attraverso il processo di riconciliazione tra diverse fazioni, con la loro leadership che ha rinunciato a titoli e posizioni, così che un governo di unità nazionale possa essere formato e siano abolite le politiche divisive tra fazioni in vigore dal 2007. Questa riconciliazione, sebbene accettata da molti nella comunità internazionale, è stata rifiutata da Israele. L’attacco israeliano presente mette fine a questa occasione di unità politica tra Gaza e la Cisgiordania e colpiscono una parte della società palestinese, distruggendo la vita della popolazione di Gaza. Sotto il pretesto di eliminare il terrorismo, Israele sta cercando di distruggere la crescente unità palestinese. Tra le altre menzogne, è stato affermato che i civili di Gaza sono ostaggi di Hamas, mentre la verità è che la Striscia è sigillata da israeliani ed egiziani.

Gaza è stata bombardata in continuazione negli scorsi 14 giorni, a cui ora fa seguito l’invasione via terra da parte di carri armati e migliaia di truppe israeliane. A più di 60 mila civili provenienti dal nord di Gaza è stato ordinato di lasciare le proprie case. Questi sfollati interni non hanno alcun luogo dove andare, visto che i territori centrali e meridionali sono comunque soggetti a bombardamenti dell’artiglieria pesante. L’intera Gaza è sotto attacco. Gli unici rifugi sono le scuole della UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), rifugio poco sicuro e già bersaglio degli attacchi durante Piombo Fuso, con molte vittime.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza e l’Ufficio dell’ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), alla data del 21 Luglio 2014, 149 dei 558 uccisi Gaza e 1100 dei 3504 feriti sono bambini. Quelli seppelliti sotto le macerie non sono ancora stati inclusi nel conteggio. Mentre scriviamo, la BBC riporta la notizia del bombardamento di un altro ospedale, che ha colpito l’unità di terapia intensiva e le sale operatorie, con la morte di pazienti e medici. Nutriamo seri timori per l’ospedale principale Al Shifa. Oltre a tutto ciò, non c’è nessuno a Gaza che non sia psicologicamente traumatizzato. Chiunque abbia più di 6 anni di età, sta già vivendo il suo terzo attacco militare da parte di Israele.

Il massacro di Gaza non risparmia nessuno, e include i disabili e i malati in ospedale, i bambini che giocano sulla spiaggia o sui tetti delle case, e nella stragrande maggioranza di non-combattenti. Ospedali, cliniche, ambulanze, moschee, scuole e l’edificio della stampa sono stati tutti attaccati, con migliaia di case private bombardate, dirigendo il fuoco su intere famiglie per ucciderle nelle loro stesse case, o privandole di un’abitazione cacciandole via pochi minuti prima della distruzione.
Un’intera area è stata distrutta il 20 Luglio, lasciando migliaia di persone senza un tetto, oltre a ferirne centinaia e ucciderne almeno 70 – e questo va ben oltre lo scopo di cercare tunnel. Nessuno di questi è un obiettivo militare. Questi attacchi hanno lo scopo di terrorizzare, ferire l’anima e il corpo della popolazione e rendere la loro vita impossibile per il futuro, oltre a demolire le loro case, proibendone la ricostruzione.

Sono usate armi note per causare danni a lungo termine sulla salute della popolazione(4) (5): in particolare, armamentario non a frammentazione e bombe a testata pesante. Siamo stati testimoni di armi di precisione usate indiscriminatemente e su bambini. E osserviamo costantemente le cosiddette armi “intelligenti”, sbagliare mira, tranne che quando vengono impiegate per distruggere vite innocenti.

Denunciamo il mito propagandato da Israele che gli attacchi sono fatti “avendo cura di salvare le vite dei civili e tutelare il benessere dei bambini”.
Il comportamento di Israele ha insultato la nostra umanità, la nostra intelligenza e la nostra dignità, come la nostra etica e i nostri sforzi professionali. Anche coloro tra noi che vorrebbero andare lì per aiutare sono impossibilitati a raggiungere Gaza a causa del blocco.

Questa “aggressione difensiva” di durata, estensione e intensità illimitata deve essere fermata.
In aggiunta, se l’uso di gas negli attacchi dovesse essere successivamente confermato, si tratterebbe inequivocabilmente di un crimine di guerra per il quale, prima di ogni altra cosa, dovranno immediatamente essere prese serie sanzioni nei confronti di Israele, con la cessazione di ogni scambio e accordo di collaborazione con l’Europa.

Mentre scriviamo, vengono riferiti altri massacri e minacce al personale medico dei servizi di emergenza e il rifiuto di ingresso per convogli umanitari internazionali. (6)
Noi, come scienziati e medici non possiamo tacere mentre questo crimine contro l’umanità continua. Invitiamo anche i lettori a non rimanere in silenzio. Gaza intrappolata sotto assedio viene uccisa da uno delle più grandi e più sofisticate moderne macchine militari al mondo. La terra è avvelenata da detriti di armi con conseguenze per le generazioni future. Se quelli di noi in grado di farsi sentire, non lo fanno e non prendono una posizione contro questo crimine di guerra, sono anch’essi complici della distruzione delle vite e delle case di 1,8 milioni di persone a Gaza.
Prendiamo inoltre atto con disappunto che solo il 5% dei nostri colleghi accademici israeliani hanno firmato un appello al loro governo per fermare l’operazione militare contro Gaza. Siamo tentati di concludere che, con l’eccezione di questo 5%, il resto degli accademici israeliani sono complici nel massacro e nella distruzione di Gaza. Ravvisiamo anche la complicità dei nostri paesi in Europa e Nord America in questo massacro e ancora una volta l’impotenza delle istituzioni e delle organizzazioni internazionali nel fermarlo.”

13 Luglio 2014
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2814%2961044-8/fulltext
Bibliografia
1. United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA). Occupied Palestinian Territory: Gaza emergency situation report (as of 21 July 2014, 1500 hrs.)
2. Webb-Pullman, J. Dignity or death—we cannot give up now. http://gaza.scoop.ps/2014/07/dignity-or-death-we-cannot-give-up-now/.3. Gilbert, M. Brief report to UNRWA: The Gaza Health Sector as of June 2014.http://www.unrwa.org/sites/default/files/final_report_-_gaza_health_sector_june-july_2014_-_mads_gilbert_2.pdf.
4. Naim, A, Al Dalies, H, El Balawi, M et al. Birth defects in Gaza: prevalence, types, familiarity and correlation with environmental factors. Int J Environ Res Public Health. 2012; 9: 1732–1747
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22754469?dopt=Abstract
5. Manduca, P, Naim, A, and Signoriello, S. Specific association of teratogen and toxicant metals in hair of newborns with congenital birth defects or developmentally premature birth in a cohort of couples with documented parental exposure to military attacks: observational study at Al Shifa Hospital, Gaza, Palestine. Int J Environ Res Public Health. 2014; 11: 5208–5223 <a href="http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24830451?dopt=Abstract” target=”_blank”>
6. http://www.maannews.com/eng/ViewDetails.aspx?id=715087
Per chi volesse approfondire troverete un dossier completo sulla Palestina, nel blog saluteinternazionalehttp://www.saluteinternazionale.info/?s=palestina&x=0&y=0
http://www.thelancet.com/series/health-in-the-occupied-palestinian-territory

Un video recente, di Bansky che vuole mostrare la situazione della striscia di Gaza dopo la guerra con Israele del luglio del 2014 in cui sono morti più di duemila civili, comincia con un invito ironico allo spettatore a “scoprire una nuova destinazione”, in “uno scenario unico”, sorvegliati da “vicini amichevoli”.